Numero
244
del Gruppo Culturale di Ciro Ferrigno Ottobre
2013
EDITH STEIN: UN FIORE
DEL CARMELO
Ogni
ordine religioso è un po' come un campo a primavera. Possono nascere dei fiori,
ma è necessario che Dio getti il seme e l'uomo lo innaffi. Senza questa
condivisione non si spiegherebbero delle storie che hanno dell’eccezionale, dell’incredibile.
Nel giardino del Carmelo, proprio in uno dei periodi più oscuri della storia
dell'umanità è nata e si è conclusa tragicamente la vicenda terrena di Edith
Stein, ebrea, mente eccelsa, filosofa, studiosa e scrittrice, nata a Breslau in
Prussia il 12 ottobre 1891. Gli argomenti sui quali
articolò maggiormente i suoi studi filosofici sono l'empatia, la fenomenologìa,
la donna e la Croce. Il testo più famoso e conosciuto
resta: "Essere finito e Essere
eterno" in due volumi, del 1936, ma brillano anche altre
pubblicazioni, come "L'Empatia",
"La ricerca della verità, dalla
fenomenologia alla filosofia cristiana", "La donna" e “Scienza
della Croce".
Abbandonò Freiburg e le ottime prospettive della carriera
accademica dopo aver letto in una notte sola l'Autobiografia di Santa Teresa
d'Avila. Fu una folgorazione, il momento atteso da un'anima
che già si consumava nella lotta di una scelta difficile, un passaggio arduo,
tremendo e per di più in un momento, nel quale sinistri bagliori già
preannunziavano lo straziante prossimo avvenire del suo popolo. La straordinaria intelligenza e l’apertura mentale, nel
volgere di quegli anni, l'avevano portata allo studio del “Pater Noster",
ma l'incontro con la grande Teresa e la capacità di comunicare le proprie
"esperienze" di contatto con il divino, che sprigionavano quelle
pagine, furono per la Stein il motivo per chiudere con il mondo ed iniziare la
sua ascesa verso la cima del Carmelo. Nel 1933 fece richiesta
per essere ammessa tra le carmelitane ed entrò nel monastero di Colonia con il
nome di Suor Teresa Benedetta della Croce. Fu una scelta non semplice; il
distacco dalla madre, dalla famiglia, dalla religione dei suoi padri, dal suo disgraziato
popolo. Dopo aver compiuto questo passaggio, nella clausura continuò gli studi
filosofici, tesi ad una conoscenza sempre più perfetta del Dio del Nuovo
Testamento. Edith Stein studia san Giovanni della Croce, il grande riformatore
del Carmelo, ma è la Croce stessa l'oggetto delle sue ricerche filosofiche
appassionale, per cercare, in quello strumento di passione e morte, il senso
dell’esistenza, della sofferenza, di come possa il legno della croce trasformare
un essere finito in un Essere etemo. A Colonia
soggiornò fino al 1938, quando accettò per motivi di sicurezza di trasferirsi
in Olanda, ad Echt, dove tutti speravano che non arrivasse la persecuzione
antisemita dei nazisti. Ma il 2 agosto 1942 la Gestapo fece irruzione nel
monastero e Suor Benedetta venne tratta in arresto con la sorella Rosa che
l'aveva raggiunta in Olanda due anni prima. Edith e
Rosa il 9 agosto erano ad Auschwitz.
È lì
che si perdono le loro tracce. È lì che finisce i suoi giorni questo nuovo
fiore del Carmelo.
Ciro
Ferrigno
Io,
Edith Stein, figlia del defunto Siegfried Stein, commerciante, e di sua moglie,
Auguste nata Courant ,sono nata il 12 ottobre 1891 a Breslau. Sono di cittadinanza
prussiana e ebrea. Dall'ottobre del 1897 alla
Pasqua del 1906 ho frequentato la Viktoriaschule (liceo cittadino) a Breslau e
dalla Pasqua del1908 alla Pasqua del 1911 il Liceo scientifico a questo annesso
dove ho sostenuto l'esame di maturità. Ne!l'ottobre del 1915 dopo aver
sostenuto un esame integrativo di greco presso il St. Johannesgymnasium di
Breslau ho conseguito il diploma di maturità classica. Dalla Pasqua del 1911
alla Pasqua del 1913 ho studiato presso l'Università di Breslau, e poi quattro
altri semestri presso l'Università di Goettingen, filosofia, psicologia, storia
e germanistica, Nel gennaio del 1915 ho sostenuto a Goettingen l'esame di stato
pro facultate docendi in
propedeutica filosofica, storia e tedesco. Al termine dì questo semestre ho
interrotto i miei studi e ho prestato servizio per un periodo nella Croce Rossa.
Dal febbraio fino all'ottobre del 1916 ho sostituito un professore ammalato nel
liceo scientifico di Breslau sopra citato. Poi mi sono trasferita a Freiburg i.B.
per lavorare come assistente del professor Husserl.
Ad
indurla a lasciare Freiburg e la seducente prospettiva della carriera
accademica fu una lettura galeotta: quella dell' autobiografia di Santa Teresa
d'Avila condotta nella biblioteca della casa dell'amica Hedwig Conrad Martius.
Un libro scelto casualmente, letto con bruciante passione, consumato in piena
notte in poche, intensissime ore di lettura, il mondo che quelle pagine
improvvisamente le schiusero le entrò dentro per non uscirne più. Iniziò così
la fase matura della conversione, sicuramente preceduta da indizi (lo studio
del Pater Noster, ad esempio, testo di base per gli studenti di etimologia germanica)
che ebbero un peso non trascurabile.
Osserva acutamente Elisabeth de Miribel che, «come altri
fenomenologi, Edilh leggeva le opere di santa Teresa d'Avila, certamente perché
questa santa possiede, come nessun altro, il dono di tracciare in modo vivo le
proprie " esperienze".
L'assoluto diventava così l'obiettivo e il movente di una ricerca che
non nasceva più da interessi puramente accademici. Una simile ricerca
rivendicava percorsi sino ad allora mai battuti, «Camminavamo vicinissime l'una
all’altra - dirà di questa comune ricerca l’amica Conrad-Martius - come su una
sottile cresta di montagna, ognuna pronta in ogni momento ad una chiamala divina,
che si presentò in effetti, anche se ci condusse in direzioni confessionalmente
diverse. Si trattava di decisioni nelle quali la libertà
ultima dell'essere umano, quella che lo nobilita a persona nel disegno della
creazione, si collega reciprocamente, anche se in modo non decifrabile agli
occhi umani, con la chiamata di Dìo a cui si deve prestare ascolto».
Nella
notte di san Giovanni della Croce e nella caverna platonica l'oscurità è la
dimensione in cui prende forma un preciso percorso di iniziazione: il mistico e
il filosofo, per procedere oltre l’oscurità della notte e della caverna, non
possono far altro che viverci dentro quanto è necessario. In Simone Weil, l'esperienza mistica della liberazione,
l'andare oltre la soglia della caverna, è un effetto della de-creazione, ovvero
della totale spoliazione che può rendere degni di entrare in contatto con Dio,
perché basterebbe “non mentire con noi stessi per sapere che non c'è nulla su
questa terra per cui si possa vivere». E da
questa intima e sofferta convinzione nasce, come si legge in uno dei suoi appunti,
l'esperienza mistica e redentrice della croce.
Croce.
Solo la sventura estrema produce pienamente la sofferenza redentrice. È dunque
necessario che essa si dia perché la creatura possa de-crearsi- Ma è necessario
subirla malgrado sé, è necessario avere supplicato di non doverla subire; è
necessaria la morte e non il suicidio. E poiché è
necessario amare come se stessi il prossimo, cioè colui che s'incontra sulla
propria strada, bisogna anche tentare di evitargliela. Ma dato che si
acconsente alla propria sventura quando sopraggiunge, si acconsente anche a
quella altrui quando è assolutamente impossibile impedirla, ma con la stessa
irriducibile amarezza.
Da "L'Angelo di Husserl” di Giuseppe Pulina
GRUPPO
CULTURALE DI CIRO
FERRIGNO-ASSOCIAZIONE CULTURALE CYPRAEA
DOMENICA 27 OTTOBRE 20113, ORE 18-30 CHIESA DI S. TERESA A PIANO DI SORRENTO
“EDITH STEIN: UN FlORE
DEL CARMELO”
RELATRICE
LA PROF.SA
CARMELA FILOSA
MUSICA E CANTO A CURA DI GIANNI IA
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