Dialogo metaforico con Margherita Hack
Oh,
ne ho sentite tante, di ogni sorta. E allora ne ho tratto un piccolo
ragionamento. Su cosa? Sulla reincarnazione, sulla sopravvivenza dell’anima
oppure no.
Cominciamo
dalla reincarnazione. La religione induista afferma che potremo reincarnarci in
un animale, una pianta, un sasso, o in un’altra persona.
Teniamolo
per buono. Le ammoniti che si trovano fuse in una pietra, e a loro volta fossilizzate in materiale pietroso, un tempo erano il guscio di esseri viventi.
Ora sono sassi.
Gli
abitanti di Pompei ed Ercolano, a seguito dell’eruzione del Vesuvio, sono ora
pietrificati. Lo stesso procedimento è accaduto ad animali preistorici.
Seguendo il pensiero induista, questi esseri o persone, si sono reincarnati (o
trasformati) in monumenti di pietra.
Gli
esseri umani, una volta trapassati, col tempo diventano polvere, le loro
molecole subiscono un procedimento tale, nel corso sei secoli e dei millenni,
da diventare nutrimento per piante o animali. Quelle cellule che compongono la
cenere umana, entrano in un altro organismo vivente…ed ecco che in qualche
modo, si sono “reincarnate”.Si tratta però di materia, per di più
deteriorabile.
Quel
che avviene per l’anima, invece, è storia che nessuno ha ancora
scientificamente scoperto. L’anima non ha peso, non ha forma, neppure aerea.
Molte religioni vogliono credere che sia immortale. C’è chi è persuaso che
l’anima di un essere umano vada, in base allo stile di vita condotto su questa
terra, in Paradiso, all’Inferno o in Purgatorio. C’è chi invece crede nella
reincarnazione, che in fondo è una forma di purgatorio, perché secondo la
logica induista, l’anima, prima che raggiunga il Nirvana, ovvero la perfezione,
deve rivivere in altre forme: se ha sprecato la propria esistenza terrena,
retrocede, divenendo sasso, pianta o animale, se invece ha condotto una vita
abbastanza buona, ma non ancora perfetta, si reincarna in un’altra creatura
umana, che si spera conduca un’esistenza migliore della precedente.
Gli
indiani d’America, ritengono che l’anima sia in tutte le cose, che si tramuti
in vento, in fiume, in terra, in lupo, etc. in successione.
Nessuna
religione però, accetta che l’anima sia mortale, poiché il valore della stessa
è ritenuto così alto, da non credere che sia possibile che, con la morte
fisica, muoia anch’essa.
Ci
sono altre correnti di pensiero, per esempio quella che ritiene che,
fintanto permane il ricordo del
defunto nel cuore e nella mente di chi lo ha amato, egli continua a vivere. Ma
per quanto, mi chiedo, tenuto conto che, dopo alcune generazioni, quel ricordo
svanisce?
Noi
siamo creature della Creazione, chiamiamolo Dio, Entità Suprema, Energia
cosmica, accetto per ora qualunque definizione. Quindi, in noi esiste una
scintilla divina, il dna della Creazione, schegge dell’Energia cosmica. Dentro
di noi, nel più profondo, c’è qualcosa che non conosciamo, ma che è eterno,
perché proviene da quell’energia che non si spegne mai. E che tornerà a far
parte della Creazione, a far parte di Dio o dell’Energia Cosmica, di
quell’Entità Suprema che ci è sconosciuta, a livello pratico, ma che da quando
l’uomo ha cominciato a pensare, a conoscere, la sta cercando. Mi chiedo: come
mai fin dalle più antiche civiltà, l’idea di un Dio, inteso come Qualcuno
superiore all’uomo, ha preso piede e si è radicata? Ho una sola risposta
plausibile: quell’impronta, quel dna originario, ha lasciato un “ricordo” nella
nostra mente, nel nostro cuore, nell’anima. Un ricordo che è incancellabile, e
che viene tramandato di generazione in generazione.
Diceva
Margherita Hack: “Credo nella solidarietà
tra gli esseri viventi. Penso che ricorrere a Dio sia una spiegazione comoda.
Non credo in un Dio che abbia creato il mondo, che abbia creato tutto ciò che
esiste. Credo, anche se è difficile capirlo che la materia abbia queste capacità
“divine”. Credo che dalla sua composizione di particelle elementari si siano
formate le molecole, dalle molecole, sempre più complesse, siano nate le
stelle, e dalle stelle si siano formati tutti gli elementi che noi conosciamo.
Le stelle, evolvendo, hanno prodotto e liberato gli elementi necessari per
formare i pianeti e tutto ciò che si manifesta su di essi, compresi gli esseri
viventi. Riconosco che sia strano, che sia incredibile pensare che da un
miscuglio, da una zuppa di particelle elementari. si sia potuti arrivare fino
agli esseri umani, a un cervello così complesso come il nostro, Non credo
all’esistenza di Dio. Certo, è anche vero che non posso dimostrare che Dio non
ci sia. Ritengo che non sia dimostrabile scientificamente né l’esistenza né la
non esistenza di Dio. Però poi aggiunge:Credo in
questa formula: non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te. Ama
il prossimo tuo come te stesso”. Queste due regole sono la guida etica che mi
accompagna da tutta una vita”.
Cara
Marga, ti sei contraddetta da sola, poiché Cristo ha divulgato proprio questo
concetto, che è divino. Per i cristiani, infatti, Gesù è anche Dio incarnatosi
in un uomo.
Ho
apprezzato, di Margherita Hack che si dichiarava atea, quella frase in cui
afferma che non può dimostrare né l’esistenza né la non esistenza di Dio. E’
una risposta che non rifiuta in toto l’essenza divina.
Per
questo concordo che da quel caos primordiale, da quel brodo o zuppa che dir si
voglia, è iniziato un processo continuo di evoluzione. La domanda che segue è
impellente: quel brodo primordiale, da dove viene? Chi l’ha creato, inventato,
costruito, elaborato? Usate il verbo che più vi aggrada, ma la domanda resta
senza risposta scientifica: Da dove viene? Neppure Margherita lo sapeva. Forse
ora l’avrà scoperto, e glielo auguro di vero cuore. Perché sono persuasa che
l’anima abbia davvero un destino eterno.
Un
breve sguardo alle religioni, erroneamente definite “l’oppio dei popoli”.
Teniamo ben presente che esse sono nate per educare la gente all’etica, alla
morale, al buon senso. Mi direte: anche la filosofia ha uno scopo analogo. Vi
rispondo che questo è vero, ma durante la civiltà greca e romana, chi aveva
accesso a questo tipo d’istruzione, apparteneva ad un ceto sociale elevato.
Solo una piccola parte della popolazione poteva frequentare gli atenei o le
scuole filosofiche, matematiche o umanistiche. Gli altri, gli analfabeti, erano
lasciati al lavoro nei campi, alla pastorizia, all’artigianato. Come
trasmettere loro certi valori, se non attraverso la religione?
Tornando
all’eternità dell’anima, preferisco certo crederlo, perché non potrei mai
accettare che questa vita terrena finisca inesorabilmente con la morte. Che
senso avrebbe soffrire, attraversare difficoltà di ogni sorta, combattere per il
lavoro, la famiglia, se tutto poi finisce nel nulla? Che senso avrebbe mettere
al mondo dei figli, se avessi la convinzione che il loro destino si avvia verso
la morte eterna?
E i pensieri, i sentimenti più
profondi, come l’amore, così come tutte quelle attività che coinvolgono la
mente: la ricerca, la scienza, l’arte, la letteratura, dove andrebbero a
finire? Che senso avrebbe darsi da fare per migliorare sé stessi e l’intera
umanità? A mio avviso, nessuno. Quindi, tutto torna al Principio, poiché in ognuno
di noi, c’è la scintilla di Dio. Il non poter dimostrare la Sua esistenza, e
faccio riferimento alla scienziata Hack, non significa che non esista. Egli è
Mistero, troppo incomprensibile per noi umani, ma è un mistero che affascina,
che attira, che dà forza e coraggio per affrontare le avversità di questa
nostra esistenza. Poiché Egli è la roccia.
Tutti sapevano, al tempo di Gesù,
che è da stolti costruire la propria casa sulla sabbia, nel fondo delle valli,
anziché in alto sulla roccia. Dopo ogni pioggia abbondante si forma quasi
subito un torrente che spazza via le casupole che incontra sul suo cammino.
Gesù si basa su questa osservazione che aveva forse fatto di persona per
costruirvi la parabola odierna delle due case, che è come una parabola a due
facce.
"Perciò
chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo
saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia.
Cadde la pioggia, strariparono i fiumi,
soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché
era fondata sopra la roccia".
Con simmetria perfetta, variando solo pochissime parole, Gesù presenta la stessa scena in negativo: "Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande".
Costruire la propria casa sulla sabbia vuol dire riporre le proprie speranze, certezze, su cose instabili e aleatorie che non reggono all'urto del tempo e dei rovesci di fortuna. Tali sono il denaro, il successo, la stessa salute. L'esperienza ce lo mette ogni giorno sotto gli occhi: basta un nonnulla - un piccolo grumo nel sangue, diceva il filosofo Pascal – per far crollare tutto.
Costruire la casa sulla roccia, vuol dire, al contrario, fondare la propria vita e le proprie speranze su ciò "i ladri non possono rubare, né la tignola corrodere", su ciò che non passa. "I cieli e la terra passeranno, diceva Gesù, ma le mie parole non passeranno".
Con simmetria perfetta, variando solo pochissime parole, Gesù presenta la stessa scena in negativo: "Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande".
Costruire la propria casa sulla sabbia vuol dire riporre le proprie speranze, certezze, su cose instabili e aleatorie che non reggono all'urto del tempo e dei rovesci di fortuna. Tali sono il denaro, il successo, la stessa salute. L'esperienza ce lo mette ogni giorno sotto gli occhi: basta un nonnulla - un piccolo grumo nel sangue, diceva il filosofo Pascal – per far crollare tutto.
Costruire la casa sulla roccia, vuol dire, al contrario, fondare la propria vita e le proprie speranze su ciò "i ladri non possono rubare, né la tignola corrodere", su ciò che non passa. "I cieli e la terra passeranno, diceva Gesù, ma le mie parole non passeranno".
E a quanto pare, non sono
passate neppure nella vita di Margherita Hack, poiché, alla fin fine, ha citato
proprio un brano evangelico.
Per concludere, tutte le
religioni, purché non affette da fanatismo, servono per diffondere l’amore tra
le creature, tra le creature e la natura, che portano alla pace. Ma allo stesso
tempo, tutte le ideologie filosofiche, se usate con senno, ottengono lo stesso
risultato.
Questo mio ragionamento,
nulla toglie al fatto che io sia cattolica credente e praticante, e che io ami
la mia religione, poiché fondata su un uomo-Dio eccezionale, qual è Gesù
Cristo.
Danila Oppio
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