Chi ama il pericolo, perisce in esso.
Pretendere di entrare in Cielo, senza prima entrare in noi stessi, è una follia.
Leggendo e meditando il Castello interiore. ho chiesto al Padre Assistente della Comunità di spiegare la differenza tra ascetica e mistica, in modo semplice, comprensibile a tutti.
Mi risponde:
L'ascetica: sono gli sforzi che facciamo noi uomini, per andare a Dio
La mistica: E' Dio che ci solleva e ci porta a lui.
Si tratta di una spiegazione chiarissima, ma in contemporanea aiuta a comprendere quale sarà il cammino che noi credenti dobbiamo fare per arrivare, o almeno avvicinarsi, al Signore.
Ma ancora c'è tanta confusione sull'ascetica. Qualcuno pensa che non sia propriamente una forma di preghiera cristiana, piuttosto che appartenga ad altre forme religiose, come l'induismo o il buddismo. L'uomo cerca sempre Dio, lo cerca magari nel modo che a noi cattolici è sconosciuto, ma pare che anche noi non siamo molto informati sul significato dell'ascetismo.
Il termine ascetismo deriva da "ascesi" (dal greco antico askesis) una parola che in origine significava esercizio, allenamento di un atleta per il superamento di una prova.
L'ascetismo viene riferito inizialmente al Cristianesimo ma si ritrova nella storia delle religioni come un fenomeno attinente a diverse culture.
Le pratiche ascetiche si propongono di conseguire una condizione di vita che, diversamente da quella ordinaria, realizzi superiori valori religiosi. L'ascesi comporta nell'uso prevalente una svalutazione della corporeità, realizzata tramite sacrifici, rinunce e mortificazioni della carne, al fine di raggiungere una superiore spiritualità, ma esiste anche un ascetismo che non contrappone il corpo allo spirito e che si fonda su pratiche che mirano a sviluppare e controllare capacità fisiche.
Mistica
Esperienza interiore, attestata in tutte le forme di civiltà e soprattutto nelle varie religioni storiche (taoismo, induismo, buddismo, ebraismo, cristianesimo, islamismo), descritta come la capacità che alcuni individui hanno di cogliere un oggetto o un essere, una realtà misteriosa altra da sé, al di là delle consuete forme di conoscenza empirica o razionale: si tratta di una percezione (esperienza mistica) che il soggetto avverte come contatto con l’oggetto fino a trasfondersi, trasformarsi e identificarsi con esso. Proprio per il suo carattere individuale e fuori dal normale esercizio delle facoltà logiche e razionali, l’esperienza mistica può essere trascritta solo in termini metaforici, simbolici, allusivi; alcune forme tuttavia possono considerarsi costanti: uno stato iniziale di passività radicale di fronte all’altro, un forte senso della totalità in cui il soggetto si esplica e si realizza superando distinzioni, limitazioni e contrapposizioni, una forma di rapporto conoscitivo, non logico ma intuitivo e unitivo, una presenza di momenti esemplari spesso accompagnati da fenomeni psicosomatici (estasi, raptus, ecc.) e uno stato finale sentito come liberazione da ogni limite empirico.
a. La dottrina relativa alla possibilità di attingere, attraverso un’esperienza mistica, realtà di ordine superiore che trascendono le normali possibilità conoscitive dell’uomo.
b. La letteratura filosofica e religiosa in cui l’esperienza mistica si trova espressa, e anche la pratica di tale esperienza nelle sue varie forme: la m. indiana, la m.buddista, la m. cristiana.
Danila Oppio
a. La dottrina relativa alla possibilità di attingere, attraverso un’esperienza mistica, realtà di ordine superiore che trascendono le normali possibilità conoscitive dell’uomo.
b. La letteratura filosofica e religiosa in cui l’esperienza mistica si trova espressa, e anche la pratica di tale esperienza nelle sue varie forme: la m. indiana, la m.buddista, la m. cristiana.
Danila Oppio
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