AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

martedì 30 novembre 2010

SANTA TERESA D'AVILA - CAMMINO DI PERFEZIONE - Capitolo V

 CAPITOLO 5
Continua sull'argomento dei confessori e dice quanto importi che siano dotti

1 - Non permetta mai il Signore nella sua infinita bontà che alcuna di voi provi il tormento che ho detto, di sentirsi inceppata anima e corpo. Peggio poi se il confessore vada a genio alla Superiora. Allora non si ardisce dire al confessore ciò che riguarda la Superiora, né alla Superiora ciò che concerne il confessore: e intanto, nel timore di essere molestate, si va anche soggette alla tentazione di tacere peccati assai gravi. Che danno può far qui il demonio, o gran Dio! Quanto costano alle monache simili strettezze e falsi punti d'onore! Si crede che avendo un sol confessore, si dia meglio a conoscere la virtù e la riputazione dei monastero; e intanto il demonio se ne serve per irretire le anime che non può rovinare in altro modo. Se si chiede un secondo confessore, si ritiene per scaduta ogni religiosa disciplina. Guai poi se non fosse dello stesso Ordine! Si trattasse pure di un santo, parlar soltanto con lui si farebbe un affronto a tutta la comunità.

2 - Chiedo invece, per amor di Dio, che la vostra Superiora vi conceda la santa libertà di aprirvi anche con altri confessori che non siano gli ordinari, e che lo faccia pur essa, sempre d'accordo con il Vescovo o con il Provinciale. Procurate di conferire con persone istruite, specialmente se i confessori ordinari non lo siano, malgrado la loro virtù. La scienza è una gran cosa, e serve a dar luce in tutto. Non è poi impossibile che scienza e virtù si trovino in una sola persona! Più sono elevati i favori che Dio vi accorda nell'orazione, più è necessario che l'orazione e le opere vostre riposino sopra saldo fondamento.

3 - Come sapete anche voi, la prima pietra deve essere una buona coscienza: perciò fate di tutto per liberarvi anche dai peccati veniali e seguire il più perfetto. Vi sembrerà che quest’avviso ve lo possa dare ogni confessore, ma v'ingannate. Mi accadde di conferire con uno che aveva seguito tutto il corso di teologia, e ciò nonostante mi fece gran danno con dirmi che certe cose non erano nulla. Non aveva intenzione d'ingannarmi e neppur motivo di volerlo, ma non ne sapeva di più. E la stessa cosa mi accadde con due o tre altri.

4 - Il nostro bene è tutto nella piena conoscenza di ciò che occorre per osservare esattamente la legge di Dio; e l'orazione è sicura solo allora che si basa sopra questo fondamento, senza del quale tutto l'edificio è in pericolo. Se non vi danno libertà di confessione, cercate qualcuna delle persone che ho detto, e conferite con loro fuori di confessione. Anzi, oso aggiungere che di quando in quando sarà bene far così anche se il confessore ordinario riunisse in sé le qualità richieste, perché potrebbe darsi che in qualche cosa s'ingannasse, e non sarebbe giusto che per causa sua s'ingannassero anche le altre. Però, non dipartitevi mai dall'obbedienza. Mezzi legittimi non mancano per nessuna cosa; e con quelli che potete avere, procuratevi questa santa libertà che, come ho detto, è assai giovevole.

5 - Principalmente queste cose riguardano la Superiora, e torno quindi a pregarla di concedere alle sue monache quest'unica consolazione, poiché qui non ne hanno altre. Le vie di Dio sono molte, e non si può pretendere che un confessore le conosca tutte. Ma se voi sarete come dovete essere, vi assicuro che non vi mancheranno mai persone sante con cui trattare e consolarvi, malgrado la vostra povertà. Colui che dà nutrimento al vostro ue sia, che per amore di Dio mantenga tra voi questa libertà, né mai vi proibisca di trattare con confessori che in sé riuniscano scienza e bontà di vita - cosa che in una città così piccola non è poi difficile conoscere.

6 - Parlo per mia personale esperienza, per aver inteso ciò che succede in altri monasteri e per averne trattato con persone dotte e sante, le quali hanno studiato quello che meglio conviene per mantenere fra voi la perfezione e farla progredire. Se quaggiù vi sono pericoli dovunque, il minore è nella libertà di cui parlo. Non si permetta al Vicario d'intromettersi nel governo del monastero, e neppure al confessore. Essi non devono far altro che vegliare al raccoglimento e al buon nome della casa, nonché al profitto interno ed esterno delle monache. Se scoprono   qualche mancanza, ne avvisino il Prelato, ma non facciano essi da superiori.

7 - Così si fa ora in questa casa. E ciò non soltanto per una mia veduta personale, ma anche per il parere del Vescovo attuale, sotto la cui obbedienza, e non sotto quella dell'Ordine ci siamo messe per moltissime ragioni. Questo gran servo di Dio, uomo santo,  virtuoso e di nobile famiglia, si chiama don Alvaro de Mondoza. Egli, avendo a cuore quanto può favorire questa casa, convocò un'adunanza di uomini dotti ed illustri per virtù ed esperienza, e decisero quanto sopra. Sarà bene che i prelati suoi successori, si conformino a queste decisioni, prese da uomini tanto virtuosi, dopo aver molto pregato per non cadere in errore. Da quanto finora si è visto, nulla di meglio delle loro decisioni, e piaccia a Dio di volervele sempre conservare a sua maggior gloria! Amen.

Santa Teresa di Gesù – Cammino di Parfezione

mercoledì 24 novembre 2010

Gam Gam- Jona che visse nella balena

Anni fa avevo visto il film, e la canzone della colonna sonora mi ha particolarmente colpito...l'ho riscoperta e la condivido. Come dice il  proverbio: non c'è un due senza un tre! Quindi questa è la terza canzone ebraica che pubblico, perché resto persuasa che Gesù è sempre stato un ottimo ebreo, e forse certi inni li cantava anche Lui!! Le nostre radici sono profondamente piantate nell'ebraismo, ed io ho sofferto e sto soffrendo ancora per le persecuzioni che il popolo d'Israele ha dovuto subire. La Shoa è stata una tragedia che ha sconvolto l'umanità intera e non  esistono parole di scusa per cancellare una simile crudeltà. Questi miei post sono piccoli ma significativi gesti di condivisione fraterna con tutto il popolo ebraico

martedì 23 novembre 2010

SHALOM JERUSALEM by Misha Marmar (Миша Мармар). Music - Ilya Slovesnik


Molto belle le foto di questo video. La musica è un po' ripetitiva, ma vi si respira uno spaccato di Gerusalemme davvero affascinante!

UNA FINESTRA SPALANCATA NELL'ANIMA

L'ostrica
rivestita d'alga verdastra
satura
di cementata sabbia
come di sasso appare
La perlacea
opalescenza d'una sfera
preziosa, cela
----------------------------------------Apro la Bibbia, leggo
                                                            "e si squarciarono i Cieli"
                                                            La mia anima a Te confida
                                                            E mi si squarciò il cuore
                                                            Ma non fu dolore
                                                             L'amaro della vita
                                                             svanì in dissolvenza
                                                             Nella profonda ferita
                                                             entrò un fiume di grazia
                                                             e il mio cuore si saldò
                                                             come in due mani chiuse
                                                             a nido, il Tutto custodendo
                                                              I miei occhi possono
                                                              non vederti, ma l'Amore
        che in me hai seminato
        cresce a dismisura

lunedì 22 novembre 2010

Hinei ma Tov

Alcuni canti religiosi ebraici, mi toccano il cuore! Nostro Signore è il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe dunque, anche nostro Dio. Shalom Israel! Hinei ma Tov è il salmo che cita: Quanto è bello che i fratelli dimorino insieme! Ecco, credo che sia davvero bello che non esistano più lotte tra popoli, religioni, etnie e che ci si consideri tutti fratelli, perché dimoriamo sullo stesso Pianeta!

domenica 21 novembre 2010

UNA FINESTRA SPALANCATA SULL'ANIMA

C'è una parte di me, nascosta, invisibile, che raramente espongo alla finestra....sono le poesie che affiorano nel mio cuore, e salgono fino ad obbligarmi a prendere in mano la penna, per ricordarne i versi. Ora ho pensato che alcune potrei farvele conoscere, così da permettervi di leggere il mio cuore


Avevo finito
l'inchiostro
e sfinito il cuore
Così credevo,
sottovalutando
la forza invincibile
dell'Immortale
che in me vive

Ho ricaricato la penna 
esausta
e riascoltato i battiti
delle ali dell'anima

Diceva Eminescu:
La vita è un bene perduto
se non è vissuta
come avresti voluto


----------------------------                         Ti chiamerò Cielo
                                                                    Per darti un senso d'infinito
                                                                    Cielo profondo, azzurro
                                                                    Tenero e proibito
-----------------------------
 Io, piccola onda smarrita
nelle vaste acque
del tuo Oceano

Adriana Zarri

E' morta a 91 anni due giorni fa Adriana Zarri, una grande teologa italiana,
molto radicale, che ha sempre suscitato ampi dibattiti nella Chiesa, ma che
sicuramente ha amato la Chiesa, il Signore ed i fratelli.



Non mi vestite di nero:
è triste e funebre.
Non mi vestite di bianco:
è superbo e retorico.
Vestitemi
a fiori gialli e rossi
e con ali di uccelli.
E tu, Signore, guarda le mie mani.
Forse c’è una corona.
Forse
ci hanno messo una croce.
Hanno sbagliato.
In mano ho foglie verdi
e sulla croce,
la tua resurrezione.
E, sulla tomba,
non mi mettete marmo freddo
con sopra le solite bugie
che consolano i vivi.
Lasciate solo la terra
che scriva, a primavera,
un’epigrafe d’erba.
E dirà
che ho vissuto,
che attendo.
E scriverà il mio nome e il tuo,
uniti come due bocche di papaveri.



giovedì 18 novembre 2010

CAMMINANDO (parafrasando il Cammino di Teresa!)

RINGRAZIO TUTTI COLORO CHE MI LEGGONO E AUGURO LORO UN PERCORSO VERSO IL NATALE FATTO DI PASSI SICURI, AIUTANDOSI MAGARI L'UN L'ALTRO COME QUESTI DUE ANGIOLETTI CHE SI TENGONO PER MANO!

SANTA TERESA D'AVILA - Cammino di Perfezione Capitolo Quarto

Santa Teresa di Gesù – Cammino di Perfezione

CAPITOLO 4
Esorta all'osservanza della regola - Parla di tre cose importanti per la vita spirituale, la prima delle quali, dichiarata in questo capitolo, è l'amore del prossimo - Danno delle amicizie particolari

1 - Avete ormai veduto, figliuole, quanto sia eccellente il fine che ci siamo prefisso. Ora, che dobbiamo fare per non essere giudicate temerarie agli occhi di Dio e degli uomini? E’ chiaro: dobbiamo molto faticare, e sforzarci di aver generosi desideri per ottenere che meno indegne siano le nostre opere. E se con impegno ed esattezza noi osserveremo le nostre Regole e Costituzioni, il Signore, come spero, esaudirà tutte le nostre preghiere. Non vi domando di più: solo che ci conformiamo alla nostra professione e a quello che la nostra vocazione richiede, quantunque tra osservanza ed osservanza vi siano non piccole differenze.

2 - Dice la nostra Regola primitiva che dobbiamo sempre pregare. Quest'obbligo è il più importante di tutti, e, osservandolo del nostro meglio, osserveremo pure i digiuni,  le discipline e il silenzio che l'Ordine comanda. Sapete bene, infatti, che l'orazione, per essere vera, deve accordarsi a queste pratiche, perché orazione e trattamento delicato non vanno d'accordo. E ciò per l'orazione di cui mi avete pregata di dirvi qualche cosa.

3 - Intanto, a ricompensa di quello che vi dirò, vi prego di rileggere spesso e di mettere in pratica questo che vi ho detto. Prima di parlarvi dell'interiore, cioè dell'orazione, dirò di alcune cose molto necessarie per quelle che vogliono battere questo cammino: tanto necessarie che con esse potranno molto progredire nel servizio di Dio anche senz'essere grandi contemplative, mentre senza di esse nessuna potrà farlo. Chi lo pensasse, s'ingannerebbe di molto. Il Signore mi voglia assistere, e si degni di suggerirmi quello che devo dire, affinché sia tutto a sua gloria! Amen.

4 - Non crediate, sorelle ed amiche mie, che le cose da raccomandarvi siano molte. Piaccia a Dio che osserviamo quello che i nostri santi Padri hanno ordinato e osservato. Essi divennero santi per questa strada: prenderne un'altra, sia per proprio che per altrui consiglio, si cadrebbe in errore. Mi fermerò a parlarvi di tre cose, ricavate dalle nostre stesse Costituzioni: intendere quanto importi osservarle, giova molto per godere di quella pace interna ed esterna che il Signore ci ha tanto raccomandato. La prima è l'amore che dobbiamo portarci vicendevolmente; la seconda il distacco dalle creature; la terza la vera umiltà, la quale, benché posta per ultimo, è prima ed abbraccia le altre.

domenica 14 novembre 2010

DIO A NOSTRA IMMAGINE O PIUTTOSTO NOI AD IMMAGINE DI DIO?

Se avete letto la dichiarazione del Capo Seattle, avrete capito che il “Dio dei bianchi” al quale si riferisce, non è il Dio nel quale noi crediamo. In ogni tempo Dio è stato definito secondo il metro dell’uomo: se l’uomo è geloso, anche Dio afferma di essere geloso “sono un Dio geloso”; se l’uomo è violento, anche Dio manda maledizioni sull’umanità; se l’uomo vuole fare la guerra, allora anche Dio è guerrafondaio. E via di seguito. L’immagine di Dio cambia con l’uomo, si modella sullo stato d’animo dell’uomo. Ma Dio nulla ha a che fare con i sentimenti fragili e altalenanti dell’essere umano. Dio è perfetto, immutabile. Non possiamo dimenticare quante volte, in nome di Dio, i popoli hanno commesso gesta disumane, cruente e attualmente inammissibili. In nome di Dio si sono sterminati popoli: Maya, Aztechi, Inca, e un’infinità di tribù indigene pellerossa. In nome di Dio si sono battute nazioni contro nazioni e, pensando di difenderLo o di farLo conoscere, hanno trasmesso l’idea di un dio crudele, disumano, terribile, giudice impietoso. Ho scritto in quest’ultima frase “dio” in lettera minuscola, perché quel “dio” non è il Dio d’Amore che conosciamo. E’ invece un dio limitato, un demiurgo, un dio talmente colmo di difetti umani, che non può essere il dio Perfetto, di inesauribile bontà, di grande Misericordia che è  il nostro Dio. Gesù Cristo ci ha spiegato molto bene chi è il Padre. Perché dunque il Vangelo è stato, nel corso dei secoli, travisato e plasmato ad uso e consumo dell’egoismo umano? Perché, come dice il proverbio: “fatta la legge, trovato l’inganno”!
Ma credo che l’errore sia a monte: chi si è preoccupato di affermare davvero che Dio è il sommo bene, la felicità dell’essere umano? Una cattiva informazione, certi correnti filosofiche, un rigorismo morale hanno modificato nella mentalità dell’uomo, l’immagine di Dio: posso dire, e non fraintendetemi, che invece di essere l’uomo ad immagine di Dio, abbiamo poco alla volta creato un Dio ad immagine d’uomo! Ovvio che nessuno sa esattamente chi sia Dio, quale sia la Sua sostanza, e solo Gesù si è sbilanciato in tal senso, ammettendo il suo stretto legame con il Padre Celeste: l’esserne Figlio Unigenito. E ha aggiunto: chi ha visto me, ha visto il Padre mio che sta nei Cieli. Solo io conosco il pensiero del Padre, solo io posso dirvi chi Egli sia. E quindi noi dobbiamo farci guidare da un’attenta lettura del Vangelo, dove ogni parola del Cristo trasuda quel legame viscerale che lega le tre persone della Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Non facciamo dunque voli pindarici, inventandoci un Dio secondo la nostra fantasia: un Dio tanto Misericordioso che non ha creato l’inferno, perché un Padre così buono non può volere il male dei suoi figli. Dio perdona, ma vuole la conversione totale a Lui. Non possiamo agire nel peggiore dei modi, perché tanto il Padre ci accoglierà comunque nel suo Regno: Dio è soprattutto Giusto, di una giustizia perfetta: chi rifiuta la Spirito Santo e il Padre, Gesù stesso lo rifiuterà nel momento del Giudizio, e la geenna lo attende. Non lo dico io, lo dice Cristo! Quindi la Divina Misericordia esiste, ma non va confusa con la divina imbecillità: io so che Dio ha perdonato e perdona i miei peccati, ma solo se sono pienamente consapevole della gravità degli stessi, solo se ne sono totalmente addolorata, e solo se riprometto a me stessa di non ricadere e perdere così la grazia di Dio. Allora so che, come il figliol prodigo, il Padre mi accoglie amorevolmente tra le sue braccia e mi perdona, dimenticando quanto lo abbia fatto soffrire, facendo festa per me!! Anche in questo caso, se penso che la Divina Misericordia sia la gomma che cancella ogni stupidità umana, ogni errore anche il più efferato, elimino la Giustizia divina, che invece esiste, perché Gesù ne ha parlato in diverse parabole, e chi ha orecchi per intendere, intenda! Così come non esiste quel  dio assoluto, che tiene a distanza l’umanità, come se non fosse un Padre affettuoso. Sono tutte idee parziali di Dio! Dio è assoluto, è misericordioso, è adulatore, è bontà infinita, e nel contempo Dio degli eserciti, ed è anche giudice, e tante altre cose ancora.

Ma per avvicinarsi a Lui, per conoscerlo almeno in parte, occorre affidarsi all’immagine di Dio che appare nella Vita di Gesù: il Dio incarnato che dà e si dona senza misura, che viene tra noi per essere uno di noi.
Vi propongo tre modelli o immagini che non sono nuovi, in quanto molto ben radicati nella tradizione spirituale e sono molto amate tanto dal mondo teologico, quanto dalla sensibilità religiosa del nostro tempo.
-          Dio-Madre: Essa rappresenta Dio creatore, colui che genera la vita e rimane accanto alla vita, custodendola ed aiutandola a crescere.
-          Dio-Amico: che presenta l’aspetto di Dio come il sostentatore, colui che si preoccupa di tutto (l’opera della creazione) e di tutti, specialmente dei piccoli
-          Dio-Amante: raffigurante il Dio salvatore in quanto ci ama e soffre, ha un gran desiderio e passione verso l’essere amato, intendendo per “l’essere amato” il mondo, la creazione, l’umanità.
Ma nessuna di queste immagini esaurisce il mistero di Dio, che in tutte trova una parte di verità su Dio, e che dietro a tutte le immagini che noi fabbrichiamo di Dio, c’è un “Dio non riconosciuto” che ci chiede soltanto che noi ci si liberi da queste immagini, per giungere a comprenderlo nel messaggio di Gesù;
che si comprenda che Lui vive nel cuore umano, nel profondo della vita
che è lì dove è nostro dovere cercarlo e parlare con Lui.
Se noi ci fermiamo alle immagini – verità parziali di Dio – correremo il pericolo di cadere nell’idolatria, nel forgiarci un Dio a nostra misura, secondo il nostro gusto od inclinazione.
Quest’ultima parte è tratta da uno scritto di Padre Claudio Truzzi, Carmelitano Scalzo, a cui porgo i  miei sentiti ringraziamenti, poiché anche parte del testo da me elaborato, è frutto dell’ attento ascolto di una sua conferenza, interiorizzata,ruminata, come tradizione teresiana!!! I
l famoso dipinto iconografico di Andrej Rublev rappresentante la Trinità è a mio avviso il modo migliore per "immaginare Dio"! Non  il vecchio dalla lunga barba bianca: Dio non ha età quindi non modifica il suo aspetto fisico come noi esseri umani nel corso dell'esistenza. Non è un solitario, in quanto unito dall'amore trinitario con il Figlio e lo Spirito Santo.

LA PROFEZIA DI CHIEF SEATTLE

Concludo il ciclo sulla difesa del nostro Pianeta, su questo inestimabile dono di Dio, proponendovi un'accorata lettera del Capo Tribù dei Pellerossa Seattle. Fa riflettere!!
Quando ci avete incontrato la prima volta ci avete detto che dovevamo pregare il vostro Dio. Noi non riuscivamo a comprendere la vostra richiesta. Il vostro Dio non potrà mai essere il nostro. Vi è troppa differenza tra noi. Noi uccidiamo gli animali che ci servono e li mangiamo tutti. Voi uccidete senza motivo e abbandonate i corpi degli animali che avete abbattuto. Voi tagliate intere foreste e noi usiamo solo i rami caduti e gli alberi morti e abbiamo rispetto per ogni ago di pino. Voi spaccate le pietre, forate le montagne e non riuscite ad ascoltare lo spirito della terra che vi dice: “non fatelo. Non fatemi male” . Noi sentiamo lo spirito e il mistero della vita anche nelle ali delle libellule.
Voi siete ciechi e sordi di fronte alle cose che esistono e quando vi rivolgete a Dio, chiedete ricchezza, denaro e potere. Noi chiediamo al Grande Spirito di mostrarci la bellezza, la stranezza e la bontà della terra verdeggiante, l' unica Madre, e di svelarci le cose nella loro essenza e perfezione, così come solo in un unico Essere, che resta Uno anche se è Molti. Voi dimenticate i vostri morti, li seppellite e non vi curate di conservare le loro tombe e non vi sentite legati alla terra che custodisce le ossa dei vostri padri. Per noi un uomo che dimentica queste cose è peggio di una belva inferocita.
Per tutto questo voi riuscite a vendere la terra: mentre per noi la terra è come 1' aria che si respira, è il corpo di nostra madre e non possiamo neppure concepire che essa possa essere venduta, divisa e recintata.
Ora la mia gente è poca: noi sembriamo le foglie rimaste su un albero scosso dai venti invernali e non possiamo più difenderci. Ora voi ci assegnate una riserva in cui dobbiamo ritirarci. So bene che questa soluzione ci è imposta da una forza ineluttabile. Abbiamo cercato di sfuggirvi come la nebbia mattutina fugge ,avanti alla luce del sole nascente... Ora siamo pochi e non ci importa di sapere dove trascorreremo il resto dei nostri giorni. Il nostro popolo era un tempo forte e potente e ora poco a poco muore. Le nostre notti si fanno sempre più lunghe, buie e solitarie. Ovunque tentiamo di rifugiarci siamo inseguiti dal vostro passo sterminatore e non ci resta che sopportare il destino come un animale ferito e braccato dal cacciatore che vuole finirlo.
E tuttavia non mi lamento. Abbiamo per tanto tempo trascorso un'esistenza felice della quale siamo stati consapevoli e dalla quale abbiamo tratto gioia e ricchezza dell'animo. Ad una tribù segue un'altra e le nazioni seguono alle nazioni come una generazione succede ad un'altra. E un continuo nascere e morire e lamentarsi non serve a nulla. Forse anche il giorno del vostro tramonto non è lontano, ma e comunque certo che verrà. Allora, forse, potremo anche essere fratelli.
Ora è la vostra stagione tuttavia, e poiché ciò appare evidente, tagliate gli alberi, uccidete gli animali, domate i cavalli selvaggi, sterminate gli indiani. Io vedo bene, dai vostri occhi e dai vostri comportamenti, che la vostra città produce immondizie ed esse, un giorno, vi annegheranno.
Ma intanto consentitemi di ribadire che la terra che ci ordinate di abbandonare è sacra alla mia gente. Ogni collina, monte, bosco, lago, fiume o valle o pianura sono pieni di eventi tristi e lieti e di ricordi. I fili d'erba, i piccoli gigli lungo i fiumi d'argento, le fragole che crescono ai margini dei prati coperti di rugiada, persino le pietre che giacciono sorde e immobili nella quiete fresca della notte e nel calore diurno, hanno bevuto la vita del mio popolo e gliela hanno restituita. Anche la polvere è legata alle orme della nostra gente e i nostri piedi trovano in essa una familiarità che i vostri piedi non proveranno mai. Essa ha bevuto il sangue dei nostri padri, custodisce il sale delle loro lacrime, il grasso e la cenere dei fuochi da campo, il sudore del piacere e della paura. I nostri guerrieri scomparsi, le ragazze dal cuore gentile e dalle amabili forme, i bimbi che qui vissero e trovarono nutrimento, le nostre madri affettuose sono parte viva di questi luoghi ancora solitari che placano il cuore.
Ed essi ritornano sempre come marce dello spirito quando la Luna Nuova, piccola canoa d'argento, naviga fra le stelle circondata da una nebbia di volpi argentate. Essi continuano la vita senza il peso del corpo perché gli impulsi di un popolo seguitano ad esistere anche dopo la morte dei singoli e si concentrano sulla sua terra e la colmano di vita umana. E cosi, anche quando l'ultimo indiano sarà morto e il ricordo della mia gente sarà diventato per i bianchi una leggenda, questa terra ospiterà ancora le forme invisibili dei nostri morti. I figli dei vostri figli si crederanno soli nei campi, nelle case, sulle vie delle vostre città o nel silenzio dei boschi senza sentieri. Ma anche quando, di notte, le strade e le piazze saranno silenziose e deserte, ovunque si aggireranno gli spiriti di coloro che un tempo popolarono ed amarono questo meraviglioso paese. (...)
Voi non vi accorgete di tutto questo. Ma un giorno il nostro spirito riempirà di sé i vostri discendenti. Un giorno, ho detto , perché. vai ora apparite incapaci di un sentimento che non sia l'odio: l’odio e la paura, che vi spingono ad azioni che non hanno per fine solo la distruzione degli altri, ma anche la vostra. L'odio e la paura, che vi impediscono di capire che la stirpe umana è come il sole e che i popoli ne sono i raggi e che quando un popolo muore il sole comincia a morire e la terra diventa più fredda. L'odio e la paura che non vi danno coscienza del fatto che le specie animali sono le radici che uniscono il cielo alla terra e che l’uomo non può recidere se non vuole morire.
Noi speriamo che nel futuro lo spirito dell'uomo rosso, che con amore e venerazione rispetta tutto ciò che vive, si impossessi lentamente dei vostri figli e penetri lentamente in coloro che nulla sanno di lui. Cercate perciò di guardare alla nostra fine con rispetto e tolleranza. I nostri padri, noi stessi staremo sempre intorno a voi e attenderemo con pazienza fino a che non riusciamo a piantare nella vostra indole distruttiva un seme di amore per la vita. Se ciò accadrà. il vostro mondo sparirà e il nostro tornerà a vivere.
Ma forse non riusciremo a far ciò. E allora, quando una ragnatela di fili che sussurrano avrà circondato l'azzurro del cielo, quando il rondone sarà scomparso e la vita sarà diventata sopravvivenza, quando i fiumi saranno morti con i laghi e le montagne, quando il vostro folle modo di vivere avrà sommerso la terra, un grande fuoco simile ad un sole, che voi stessi avrete costruito nella vostra ansia di distruzione e di dominio, cadrà dal cielo e distruggerà ogni cosa. e la terra e gli uomini saranno pietra per sempre.


ll testo che ho pubblicato è tradotto dall'inglese da Domenico Buffarini. È la traduzione del testo originario raccolto, con il titolo «A long speech of Chief Seattle or Sealth of the Dwamisch tribe», in Oregon historical review, Portland 1885, XXII, pagg. 1033-1035.

SIAMO FIGLI DI DIO - PRENDIAMOCI CURA DEL PIANETA CON QUANTO CONTIENE


Riflettendo sulla nostra posizione di uomini rispetto a Dio, sempre più mi convinco che siamo davvero Suoi figli. Leggendo Genesi, quando Dio affidò ad Adamo tutta la Creazione, dicendogli di dare un nome alle cose create, penso intendesse dire che Lui le aveva fatte per l’umanità, e ce le ha affidate affinché noi continuassimo a prenderci cura di loro. Ha, insomma, fatto partire un’azienda a conduzione familiare: Dio Creatore ne è il fondatore, e noi creature, i figli che se ne debbono prendere cura e mandare avanti l’azienda Terra nel miglior modo possibile, secondo i Suoi insegnamenti. Purtroppo così non è stato, il primo Uomo ha disobbedito, e la collaborazione tra Dio e l’intera umanità  ha perso lo smalto iniziale…fino a che…..Dio non decise di mandare  Suo Figlio per farci uscire dall’impasse in cui eravamo naufragati. Suo figlio - Egli stesso incarnato - affinché vedendolo in forma umana, avremmo compreso meglio la sua Entità. Infatti, cosa ci chiese Gesù?” Perché volete vedere il Padre? chi ha visto e udito me, ha visto il Padre mio che sta nei Cieli”. Chi infatti è  Gesù, se non il Verbo del Padre? Quindi le Sue parole, sono la voce di Dio che parla all’uomo. Gesù ha perfettamente aderito ai Comandamenti di Dio, ha perfettamente vissuto secondo la Sua volontà, ha perfettamente adempiuto alle profezie enunciate nell’Antico Testamento, fino al legno della Croce. Quale figlio ha rispettato e rispetta gli insegnamenti del padre, in modo tanto perfetto? Solo Colui il quale è perfetto!
Invece noi, che siamo imperfetti, non riusciamo ad essere quei figli che Dio vorrebbe fossimo per Lui, malgrado gli insegnamenti di Cristo, in quanto rispecchiano fedelmente il progetto di Dio che era destinato ad ognuno di noi. Si, sono convinta che Dio ha creato ogni cosa non solo a misura d’uomo, ma soprattutto a misura dei figli di Dio.   Ci ha donato la Terra affinché noi portassimo avanti il Suo progetto, e ci ha dato carta libera per farlo. Non quel libero arbitrio che spesso sventoliamo come conquista! Certo, anche i figli degli uomini non sempre, anzi quasi mai, ascoltano i consigli paterni, che sono pronunciati per impedire rovinose cadute, e scelgono di sbagliare piuttosto che sentirsi condizionati dagli insegnamenti dei genitori. Dio ci ha dato la libertà di portare avanti il Suo progetto: ci ha consegnato, anzi donato, una Sua proprietà affinché noi la custodissimo con amore filiale, la tenessimo cara come la cosa più preziosa, ci ha dato la compagnia del prossimo, tutti fratelli tra noi, in quanto discendenti dei primi abitatori del pianeta. Avremmo potuto vivere in un Eden: in pace, in concordia, in condivisione fraterna: insieme avremmo potuto fare molto, perché la scintilla divina, ovvero quel Dio in noi che Santa Teresa spiega così bene nel suo Castello Interiore, in quella stanza centrale dentro l’anima, esiste davvero, è il dna divino, l’impronta che il Creatore ha lasciato dentro di noi, Suoi figli. Invece noi che abbiamo fatto? Abbiamo disprezzato Dio, lo abbiamo allontanato dalla nostra vita, ergendoci e proclamandoci bastanti a noi stessi. E ci siamo dati la zappa sui piedi, perché il mondo è sempre devastato da guerre, da divisioni, da omicidi, da genocidi e da speculazioni disastrose, da emarginazioni vergognose, da disastri ambientali e inquinamenti che alterano il biosistema. Avevamo un tesoro, e lo stiamo facendo diventare un letamaio. E si, noi ci crediamo al pari di Dio, se non superiori, oppure sosteniamo che Dio non esiste, e questo è il risultato: senza Dio, rifiutando il Suo amore, siamo solo capaci di autodistruggerci e di distruggere questo Pianeta che è l’unico luogo che ci è dato da abitare. Complimenti vivissimi a tutti noi!
Ma si può ancora rimediare, si può ancora fare un passo indietro e osservare da quella posizione la situazione creatasi: il panorama che si ammira non è esaltante, ma si può tramutarlo in bene. Basta che modifichiamo il nostro punto di vista egoistico, per guardare alla terra, a coloro che la popolano, con gli occhi amanti del Padre.  Impariamo ad amare, cambiando il nostro cuore: chi ama il Padre ed il Figlio, e si affida allo Spirito Santo, non può non amare tutta la Creazione, umanità inclusa ovviamente!!! Se vogliamo sentirci dei piccoli Dei, niente di meglio che ammettere che siamo figli di Dio Padre, altrimenti da dover arriva la nostra presunta divinità? Ammettere di essere figli di Dio comporta un rovesciamento delle cose del e nel mondo, un impegno a cambiare radicalmente i nostri punti di vista, per vederli dal punto di vista di Dio, di Gesù Cristo. E’ una sfida con noi stessi, ma che gioia ogni volta che riusciamo a conquistare un punto a favore e depennare un difetto. Più punti Paradiso mettiamo sul nostro album della raccolta, più acquistiamo la forza per allontanarci dal male, e quella forza proviene da Chi ci ha generato!

sabato 13 novembre 2010

AVVENTO - SOLO DIO CI HA AMATO SENZA MISURA

Per la Chiesa ambrosiana, oggi inizia l'Avvento!
Ogni anno si ripetono nella liturgia alcuni eventi che ricordiamo in modo ciclico: Pasqua,  Pentecoste, Assunzione, Natale, ecc. Ci siamo così abituati a tutto questo, che diamo tutto per scontato. Perché attendere la Nascita del Signore? Per far festa, per decorare l’albero, per allestire il presepe, per imbastire pasti luculliani? Tutto ha perso l’originale significato, tutto diventa abitudine, e un’abitudine sempre più secolarizzata. Tornare ad attendere la venuta di Gesù è per me, invece, un modo per meditare sul grande dono di un Dio che, pur nella Sua Regalità, si è fatto piccino e non solo nella forma di un neonato, ma proprio piccolo in quanto uomo. Chi siamo noi, infatti, se non piccole creature di un grande Creatore? Vorrei proprio vedere un ricco della terra che, spogliatosi volontariamente delle sue ricchezze, del suo potere,  scegliesse di diventare povero, umile, e di unirsi agli ultimi! Dubito che uno solo lo farebbe: una volta raggiunta la fama, la potenza, la gloria terrena, si aggrappa ad essa e da lì non si scolla. Umanamente, posso capirlo. Ma Dio non ha i nostri parametri, Dio è talmente al di sopra e al di fuori della nostra mentalità, che ha scelto una strada tutta in discesa: scese dal Cielo per farsi uomo, scese in un piccolo villaggio per farsi piccolo,  scese dalla croce dopo esservi salito, in breve, scese per chinarsi sull’umanità ferita dal peccato, per salvarla. Escludendo a priori che un essere umano possa tanto, possiamo intuire la grandezza del Signore: solo Dio è capace di una simile abnegazione.
L’Avvento, quindi, è quel periodo che serve per rivivere l’attesa del Signore, così come nell’Antico Testamento i Profeti attendevano la venuta del Messia. Noi abbiamo avuto il grande dono del Vangelo, dove  Cristo non è più “l’inviato di Dio, l’unto, il Messia che si attende”, ma “Colui che è già venuto”. Lo conosciamo attraverso il Vangelo e, beati noi che crediamo pur non avendo visto! Provo un grande dispiacere, quando penso che coloro che hanno avuto la gioia di averlo conosciuto, non lo abbiano riconosciuto come il Figlio di Dio. E’ indispensabile fare memoria dell’Incarnazione, perché Colui che ci ha salvati, ha messo in gioco tutta la Sua divinità e umanità, per noi. E’ altrettanto indispensabile tener viva la presenza di Cristo tra noi, perché Egli stesso disse: “Il Cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” Matteo 24,35.
Dal Vangelo apprendiamo che Cristo ritornerà sulla Terra, e la Parusia accadrà quasi improvvisamente, anche se Gesù assicura che ci saranno dei segni, e ci indica come osservarli “Allora comparirà  nel cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria” Matteo 24,30. 
E con amarezza Gesù si chiese: “quanti  troverò ad attendermi? Quanti sapranno aspettare il mio ritorno? “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?) Luca,1,8.
Noi cristiani dobbiamo vivere nell’attesa del Suo ritorno, tenendo viva ogni parola del Signore, ogni istante della Sua vita terrena, per essere sempre pronti, poiché non sappiamo quando il Suo ritorno avverrà e dobbiamo, come le vergini savie, tenere la lampada accesa, la lampada della nostra fede in Lui.
Può sembrare strano che, in occasione dell’Avvento, abbia fatto riferimento alla Parusia, ma sono due fatti strettamente legati tra loro: è tenere la Speranza accesa, la Fede infiammata d’Amore per il nostro Dio e per i nostri fratelli. Parlare del ritorno del Signore diventa sempre più difficile, pare che queste profezie, che Gesù stesso ha trattato, creino timore negli animi, e quindi meglio evitare. Niente di più sbagliato! Forse temevano i Profeti, quando attendevano la venuta del Messia? O non erano forse colmi di speranza, di gioia?
E perché mai dobbiamo temere il ritorno del Signore?  Nel Credo che recitiamo ad ogni Celebrazione Liturgica, affermiamo che siamo “nell’attesa della Sua venuta”. Dunque, se gli siamo stati fedeli, se lo abbiamo ricordato ogni giorno, tenendo desta la memoria, come ora che stiamo entrando nell’attesa del Suo Natale, se abbiamo seguito i Suoi insegnamenti, di che dobbiamo temere? Se desideriamo incontrare una persona cara, un parente, un innamorato, sarà  con infinita gioia che attenderemo il suo ritorno, e nel frattempo, ricordiamo ogni cosa di lui. Per questo la Chiesa celebra gli avvenimenti del vissuto di Gesù sulla terra, e la liturgia non è una ripetitiva sequenza di parole e gesti fine a sé stessa, ma la costante celebrazione di Cristo. Attendiamo la Sua venuta con immensa felicità, così come con grande tenerezza e gioia ci chiniamo sulla Sua Natività, adorandoLo.
Come disse sant'Agostino: la misura dell'amore è amare senza misura, ed UNO solo lo ha fatto: Colui che nacque il 25 dicembre di 2010 anni fa!

                                                                                                                            

venerdì 12 novembre 2010

AUGURI A MARIA 13 novembre

Tanti auguri di buon compleanno a Maria, la mia Stellina - titolare del blog Chiamati alla Speranza - che mi ha suggerito di aprire questo blog! La mia riconoscenza per un'amica che ha saputo spronarmi a camminare sulla Via di Gesù in modo autentico e fedele, grazie alla sua maturità spirituale, raggiunta ad un'età che è meno della metà dei miei anni, non si esaurirà mai. Il mio angelo nei momenti di sconforto, la mia consigliera nei momenti di dubbio, la mia allegria nelle giornate di tristezza! Testimoniare l'esistenza di un'anima bella e buona, ritengo sia il giusto dono per la sua festa di compleanno! AUGURI AUGURI AUGURI!!!!!!

martedì 2 novembre 2010

I SEGNI DAL CIELO

Ieri si festeggiavano tutti i Santi del Paradiso, ma anche coloro che vivono da santi in Terra - la comunione dei Santi significa essere in unione di preghiera tra noi e coloro che sono saliti al Padre, e ora vivono presso di Lui. Anche i nostri cari defunti, che oggi ricordiamo in modo particolare, attendono le nostre preghiere, vuoi di intercessione, se sono tra le schiere dei prediletti da Dio, vuoi di salvezza per loro, per toglierli al più presto dal Purgatorio e possano anche loro vedere Dio. Però Dio non abita solo il Paradiso, Egli è presente in mezzo a noi con il Suo Vangelo, con l'Ecauristia, con la Sua protezione. E ce ne possiamo accorgere se solo fossimo capaci di leggere i segni che Lui ci invia, chiari e nitidi, se impariamo a vederli con gli occhi dell'anima! Paradiso e Terra sono strettamente uniti tra loro, anche se spesso l'artefice del male cerca di creare ostacoli e separazioni. Noi dobbiamo ignorarlo, seguendo Colui che ci ha indicato la Via, la Verità e la Vita. Vivendo con Cristo nel cuore e nell'anima, saremo protetti da ogni pericolo spirituale, e aiutati nel nostro cammino, che Santa Teresa d'Avila ha "scoperto", ed insegnato, prima, alle sue consorelle, e dopo, a tutti noi che leggiamo il suo libro: Cammino di Perfezione! Perché Gesù ha detto chiaramente: siate perfetti come è perfetto il Padre mio che sta nei Cieli.
Perfezione non significa eliminare ogni scoria del nostro essere uomini: siamo imperfetti per natura, malgrado ci sforziamo di migliorare, e il Signore lo sa bene. La perfezione, nel suo significato etimologico, significa arrivare a compimento. Nella nostra vita, dunque, dobbiamo portare a compimento il progetto della nostra esistenza, sapendo che come meta abbiamo il Padre, che ci gratificherà della vita eterna. Il Signore non pretende la perfezione secondo i nostri parametri, ma secondo i Suoi: siate perfetti come è perfetto il Padre mio che sta nei Cieli. Ma cosa significa questo? Come si può raggiungere la perfezione di Dio? Dio ha progettato la Vita, in tutte le sue manifestazioni, e l'ha portata a termine. Anche noi dobbiamo portare a termine il progetto della nostra esistenza, secondo la volontà del Signore. 

lunedì 1 novembre 2010

DILUVIO UNIVERSALE

Per popolazione mondiale si intende il numero totale di esseri umani viventi sul pianeta Terra in una data definita. Per esempio, si stima che all'8 febbraio2010 la popolazione mondiale abbia raggiunto i 6.872.272.000 abitanti. Si stima che la popolazione mondiale sia stata interessata da una crescita continua sin dalla fine della piaga della Morte nera, nel corso del XIV secolo; il tasso di crescita della popolazione mondiale raggiunse un picco del 2.19% nel 1963, anche se nel 2008 si è quasi dimezzato. L'Onu stima che entro la fine del 2011 la popolazione mondiale raggiungerà il settimo miliardo e che nell'anno 2040 sul nostro pianeta ci saranno circa 9 miliardi di abitanti. La maggior parte dei demografi prevedono comunque che a partire da quella data la popolazione mondiale comincerà a diminuire e che potrebbe tornare a 5 miliardi entro il 2100 a causa della diminuzione dei tassi di natalità. Nel 1960, la popolazione ammontava a 2.981.659.278 di persone, il che significa che negli ultimi 50 anni siamo molto più che raddoppiati. Per quale motivo riporto questi dati? Per il semplice motivo che, da Adamo ed Eva, il male del mondo si è dilatato in proporzione al numero dei suoi abitanti. Si sente dire che ora le iniquità sono cresciute a dismisura, che il male ha contagiato ogni cosa. Sarà anche vero, ma dobbiamo dire che il male è insito nell’uomo, e che aumentando la popolazione, anche il male, come il bene, aumenta in proporzione. Dalla Bibbia leggiamo che il male è sempre esistito: omicidi, guerre, tradimenti, oppressioni, e quant’altro. Dalle  odierne cronache dei quotidiani e dei telegiornali, apprendiamo le stesse cose. Dunque, l’uomo non cambierà mai?  Dio si era davvero arrabbiato, quando ha imposto a Noè di costruire l’arca, e salvare il salvabile, in quando la sua ira avrebbe colpito la terra. Leggiamo Genesi 6,12-13-14 “Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. Allora Dio disse a Noè: “E’ venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Fatti un’arca di legno di cipresso…”.
Ed ora? Ora l’uomo non sta forse distruggendo sé stesso, la terra, ovvero tutta la creazione? Sappiamo in quale modo: inquinamento, armi nucleari, guerra e un’economia basata non sul bene dell’intera umanità, ma solo su una piccola parte di essa. E ancora: disboscamenti, cementificazione eccessiva, sfruttamento incontrollato delle risorse. Devo andare avanti? Non serve, ognuno conosce i pericoli reali a cui andiamo incontro. Aggiungiamo che Dio oggi viene allontanato dal cuore di molti, e senza Dio, si magnifica il proprio io, a scapito del prossimo e della natura che, purtroppo, non è inesauribile.
Allora non possiamo più farci nulla? Tutto è compiuto, sotto il dominio del demonio? Sono persuasa che esistano ancora tanti giusti, da commuovere il Signore affinché accorra in aiuto all’umanità. Non dovremmo per caso cominciare ad abbattere dei cipressi (ce ne sono ancora o li abbiamo già estinti?) per fabbricarci un'altra arca?
Il Signore ci ha dato un’arma potente, per distruggere il nemico senza spargimenti di sangue: la preghiera. La stessa Madre di Dio, Maria Santissima, a più riprese, nelle sue apparizioni, chiede di pregare, di fare penitenza, affinché il braccio del Signore non cada pesantemente sulla terra. Queste preghiere posso impedire un novello diluvio, una distruzione che non Dio vuole, non Dio manda, ma la stessa umanità che Lo rifiuta, provoca.
Un giorno parlavo con un religioso, chiedendo se davvero la Terra potesse assorbire le negatività dell’uomo. Era il 1996, quando lo tsunami colpì l’Indonesia. Mi rispose di si. Il nostro Pianeta è strettamente connesso all’uomo, e viceversa, creature entrambe, del Creatore. Da allora (ma anche prima) molte catastrofi hanno colpito l’umanità, e ci si chiede come mai spesso succedono, come recentemente ad Haiti, in territori la cui popolazione è già provata dalla miseria. Cinicamente qualcuno sostiene sarebbe meglio che queste calamità distruggessero i luoghi di potere, dove vige il disprezzo o il disinteresse per l’Altro e per gli altri. Sono domande retoriche, che non richiedono risposte. So solo che il Pianeta Azzurro va rispettato, come i suoi abitanti. So che non abbiamo arbitrio sulla Creazione, opera del Creatore. Ma senza l’aiuto di Dio, scivoleremo inevitabilmente verso la catarsi. Ci autodistruggeremo, e guai a darne la colpa a Dio. Battiamoci il petto con tanti mea culpa! Il dies irae non viene direttamente da Dio, è la conseguenza stessa della nostra perversione, Lui si limita a guardarci annegare in un diluvio di peccati,  sprofondare in un torrente di  insulsaggini, cadere in una voragine di vanità. O più semplicemente moriremo di sete, per l’inquinamento delle acque; moriremo di fame, perché la terra è troppo sfruttata, moriremo asfissiati dall’inquinamento dell’aria. E dobbiamo puntare il dito su di noi, autoaccusandoci..
Preghiamo dunque, affinché i cuori di pietra tornino di carne come quando pulsavano nel petto innocente di noi bambini, perché “se non ritorneremo come bambini”  il mondo non andrà verso il Bene.
E senza il Bene, la nostra esistenza su questa "Valle di lacrime" perderebbe di senso e non avrebbe Futuro nella Vita Eterna! Rifiutare il Bene sarebbe un clamoroso autogoal!!!



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BENVENUTO|

Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi