soltanto ostaggi
Il popolo ucraino, sempre meno entusiasta e sempre più devastato, scopre sempre più di essere soltanto un ostaggio.
E che il suo rappresentante politico più alto, Zelensky, sta ottenendo i suoi risultati politici e personali a discapito del suo popolo.
'Ci siamo meritati la candidatura in Europa!', esclama.
Il prezzo? Decine di migliaia di morti tra i suoi concittadini.
Ma la ragion di stato conta sempre più delle vite, umane e no, nella necropolitica.
É qui, sulla pelle degli ostaggi ucraini, che le superpotenze giocano il loro dominio sul mondo, combattendosi tra loro, ma alleati contro la vita ed il pianeta.
L'Ucraina va verso la sconfitta militare, lentamente ma inesorabilmente.
Ma il cerchio si sta chiudendo non solo intorno alla gola di quei poveracci ai confini dell'impero.
Si sta chiudendo anche attorno alla nostra, ultimi privilegiati del mondo.
Anche noi scopriamo di essere soltanto dei poveri ostaggi sotto ricatto.
Il ricatto energetico inizia a presentare il conto.
Le materie prime aumentano spropositatamente i loro costi, l'inflazione sale esponenzialmente e fuori controllo (e con essa, la povertà materiale di molti).
L'acqua procede a diventare un bene di lusso, e non più soltanto per i popoli del deserto.
I cambiamenti climatici accelerano e ne vediamo gli effetti sempre più evidenti ed inquietanti per il nostro comfort.
Energia, materie prime, acqua: da quanto diciamo che sono e saranno le cause di nuove, continue, terrificanti guerre?
Sta accadendo, ora, anche per noi: noi che avevamo (soli nel mondo) la possibilità di scegliere la decrescita, iniziamo a subirla per obbligo, ostaggi di noi stessi.
La risposta la conosciamo già, arriva automatica e l'abbiamo già sperimentata con la pandemia.
Stati d'emergenza permanenti, gestiti da esperti e politici che continuano ad esigere - col paternalismo o l'aperta repressione - di essere seguiti, obbediti, votati e magari anche ringraziati per le loro soluzioni e rassicurazioni.
Come veri banditi gentiluomini quali sono, si prendono cura di noi, mentre ci tengono in prigionia.
Siamo ostaggi e - anche se volessimo - non possiamo neppure offrire un riscatto per liberarci di chi ci ha rapito e ci ha tolto la libertà.
E se qualcuno si lamenta o - anche solo timidamente - protesta, è subito trasformato in ribelle fuori dal tempo o traditore della patria in armi.
Nessun minimo segno di ripensamento, nessun - neppur parziale o momentaneo - sprazzo di lungimiranza.
Non vogliamo finire di giocare questo gioco che ormai è giunto a coincidere con la nostra ed altrui vita. É un gioco che non sa come finire e che conosce come unica sua fine solo la fine di chi lo gioca.
Ecco perché, sino alla fine, non crederemo alla nostra fine.
Enrico Euli
Università degli Studi di Cagliari
Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali
Ruolo Ricercatore universitario
Area scientifico disciplinare
Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
M-PED/03 DIDATTICA E PEDAGOGIA SPECIALE
Emaileuli@unica.it
Mi ha trasmesso questo interessante articolo Padre Mauro Armanino, che ringrazio di tutto cuore.
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