Il dovere di testimoniare
Un ricordo di Maria Bolla
Ieri, 6 luglio, è mancata la signora Maria Bolla, presidente dell’ANED (Associazione ex deportati nei campi di sterminio) di Savona e Imperia per una malattia di quelle che definiamo “brutte” e che lo sono veramente. Tanti anni fa, quando sono stata trasferita al Liceo Artistico, ho trovato, in sala insegnanti, una circolare che dava notizie dell’Aned e dei Concorsi che l’Associazione bandiva per organizzare i pellegrinaggi ai campi di sterminio.
Oltre alle informazioni storiche che avevo come docente di materie letterarie e alle poche familiari (i miei parenti non ne volevano sapere di parlare della guerra, anzi, dicevano addirittura che non bisogna mai dire a nessuno per chi si vota!), ero rimasta molto colpita, anni addietro, poco più che bambina, dalla lettura di un libro: La casa delle bambole: https://www.sololibri.net/La-casa-delle-bambole-ka-tzetnik.html
In quel romanzo, si parlava delle torture e degli esperimenti che i nazisti facevano usando il corpo delle donne. Non avendolo mai dimenticato, ho fatto poi leggere il libro anche alle mie figlie perché l’ho sempre ritenuto uno stimolo emozionale importante per spingere a studiare e comprendere la storia.
Dunque, trovata quella circolare, mi ero subito messa in contatto con l’Aned. Da allora, per parecchi anni, ho collaborato, tanto è vero che numerosi miei alunni, hanno avuto la grande opportunità di aderire alle varie attività dell’Associazione: non solo viaggi ma incontri, conferenze, testimonianze, pubblicazione di libri. La signora Maria era un turbine di proposte e non si occupava solo degli ex deportati e di quel periodo storico, spesso mi richiamava alla drammatica situazione attuale.
Abbiamo condiviso, avendo io stessa accompagnato gli alunni vincitori, ben cinque pellegrinaggi a Mauthausen, Dachau, Gusen, Ebensee, poi uno a Terezin, infine, con mio marito Zahoor Ahmad e mia figlia minore Zarina siamo stati ad Auschwitz-Birkenau. Ho avuto l’opportunità di essere presente ad alcuni Congressi Nazionali dell’Aned, esperienze di grande valenza intellettuale oltre che umana. Infine, la mia collaborazione con l’Aned si è conclusa perché, come pensionata, non ho più alunni e non frequento più nessuno. Ora tocca ad altri, che sono nel pieno dell’attività lavorativa.
Tra me e la signora Maria è rimasto, però, sempre un rapporto affettuoso, fuori da qualsiasi ruolo e competenza istituzionale.
Ogni tanto, mi mandava nel negozio di mio marito, magari dai suoi amatissimi nipoti, un tortino di verdure fatta con le sue mani perché sapeva che io non le faccio. Oppure, mi regalava un libro da leggere, di solito, di deportate donne. O mi diceva: “Meno male che hai telefonato, pensavo proprio a te.” Maria aveva un carattere molto forte, e disgraziatamente anch’io, era spiccatamente decisionista e, forse, anche perfezionista.
L’ultimo suo progetto è stato un libro, “Il dovere di testimoniare”, che, oltre a raccogliere le testimonianze dei nostri deportati/e liguri, traccia la via maestra della sua essenza e arriverà a settembre nelle scuole. Infatti, ella ha dedicato il suo tempo (fin dagli anni ’70) a far capire cosa sia stato il nazismo e il fascismo, a quali mostruosità siano riusciti ad arrivare.
Credeva, come credo anch’io, che sia necessario battersi perché queste cose non tornino, seppure in forma diversa, anche se travestite da faccine sorridenti, occhi dolci, slogan che, a prima vista, potrebbero sembrare di buon senso.
Ma i travestimenti scompaiono presto, quando si trova giusta la tortura dei carcerati o non si possono accettare le evidenze scientifiche che ognuno nasca con la sua natura. O che sia meglio difendere la vita di un cane piuttosto che quella di un bambino, magari nero.
La signora Maria è arrivata a una bella età ed era perfettamente cosciente e consapevole. Per questo, ha dovuto soffrire a causa della malattia e ciò mi dispiace infinitamente. Io mi auguro, e so che lo pensa anche lei, che la sua Associazione continui a operare. Certamente, non esiste un’altra Maria Bolla.
Speriamo, però, che si trovi una persona molto competente e capace che possa dedicare una parte della sua esistenza a un compito tanto duro quanto quello di formare le nuove generazioni.
Il funerale si è tenuto nella Chiesa della Villetta a Savona, l’8 luglio alle ore 9,30. La Presidente Maria Bolla Cesarini aveva lasciato disposizione perché, invece dei fiori, si facesse una donazione all’AIRC o a Savona Insieme.
Nella foto in alto (scattata da me), l’ingresso al campo di Dachau, nel 2003, con la Presidente Maria Bolla, gli ex deportati Eugenio Largiu e Antonio Arnaldi, insieme ai ragazzi delle superiori in pellegrinaggio.PUBBLICATO SU:
https://www.liguria2000news.it/societa/il-dovere-di-testimoniare-un-ricordo-di-maria-bolla/
Renata Rusca Zargar
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