28-11-1568: A DURUELO (SPAGNA)
NASCONO I CARMELITANI SCALZI
DAL LIBRO DELLE FONDAZIONI DELLA NOSTRA S. MADRE TERESA
CAPITOLO 14
Prosegue nella fondazione del primo convento dei
Carmelitani Scalzi, e racconta, ad onore e a gloria di Dio, alcune particolarità
della vita che i religiosi vi menavano e dei buoni risultati che per loro mezzo
il Signore cominciò a conseguire fra le popolazioni vicine
1 - Con l'autorizzazione dei due Provinciali, mi parve di avere ogni cosa.
Perciò stabilimmo che il Padre fra
Giovanni della Croce, si portasse alla nuova casa, e l'accomodasse in maniera
da potervi stare alla meno peggio. Desideravo che si facesse presto, perché
temevo molto che sorgesse qualche difficoltà. E così si fece.
Il Padre fra Antonio, aveva
già raccolto alcuni oggetti necessari. Noi facevamo di tutto per aiutarlo, ma
non potevamo far molto. Venne a trovarmi a Valladolìd, tutto allegro, e mi
fece l'elenco di quanto aveva raccolto. Era assai poco.
Soltanto di orologi si era provvisto in abbondanza: ne aveva cinque, e
ciò mi fece ridere. Ma egli mi disse che, per aver le ore ben regolate,
occorreva non esserne sprovvisti. E forse non aveva ancora nulla per
dormire!...
2 - La casa fu pronta in poco tempo.
Avrebbero voluto sistemarla un po' meglio, ma non avevano denaro. Terminati i
lavori, il Padre fra Antonio, rinunciò di gran cuore, al priorato e promise
d'osservare la Regola primitiva. L'avevano consigliato di farne prima la
prova, ma egli non volle, e partì per la sua casetta col maggior contento del
mondo. Fra Giovanni era già là.
3 - Giunto in vista del villaggio, mi raccontò poi il Padre fra Antonio,
sentì nella sua anima, una straordinaria allegrezza;
abbandonando ogni cosa per seppellirsi in quella solitudine, gli pareva
d’averla ormai finita col mondo.
4 - La casa non parve loro disagiata: anzi, credevano d'esser
in un luogo di delizie.
Oh, mio Dio,
com'è vero che a poco servono gli edifici e gli agi esteriori per il profitto
dell'anima! Per amor di Dio, vi scongiuro,
sorelle e padri miei, di guardarvi con ogni cura, dalle case grandi e
sontuose. Teniamo presenti i nostri veri fondatori, che sono quei santi Padri
dai quali discendiamo e che, come sappiamo, giunsero al godimento di Dio per
la strada della povertà e dell'umiltà.
5 - Ho constatato che vi è più spirito e maggior allegria
interiore, quando il corpo sembra privo di comodità, che non quando si è comodamente e sontuosamente alloggiati.
Che vantaggio ci può venire dall'edificio? Per vasto che sia, non possiamo
avervi che una cella. Che poi questa sia molto grande e ben ornata, che giova?
Non
dobbiamo starci per contemplare le pareti!... Se ci convincessimo che la casa
non ci deve durare per sempre, ma soltanto per il tempo di questa vita, sempre
breve anche se è lunga, tutto ci diverrebbe soave, persuasi che quanto meno
godremo in questo mondo, tanto maggiore sarà il nostro gaudio nell'eternità, dove le mansioni saranno in proporzione
dell'amore con cui avremo imitato la vita del nostro buon Gesù. Convinti che
solo così si può dar principio a rinnovare la Regola della Vergine Madre di
Dio, nostra Signora e Patrona, non facciamo a Lei l'affronto, a Lei e ai nostri
antichi santi Padri, di non conformarci al loro modo di vivere.
Se
per la nostra debolezza non possiamo imitarli in ogni cosa, siamo almeno diligenti
nell'imitarli in quelle che non sono di danno alla salute. Infine non si
tratta che d'un po' dì fatica, la quale poi, come fu sperimentato da quei due Padri, ha pure la sua parte di soavità. La
difficoltà sparisce appena ci si decide ad affrontarla: la pena è poca, e
soltanto in principio.
6 - La prima o seconda domenica d'Avvento del 1568, non ricordo bene quale
sia stata delle due, si celebrò la prima Messa sotto quel portichetto che io
chiamo di Bethlehem, perché non credo che ne fosse migliore.
La Quaresima successiva, recandomi alla
fondazione di Toledo, volli passare di là. Arrivai di mattina. Il Padre fra Antonio
di Gesù, stava scopando sulla porta della chiesa, con quel suo aspetto sorridente
che gli è abituale. Gli dissi: « Cos'è questo, Padre mio? Ma dov'è andato
l'onore? ». « Maledetto il tempo che ne feci caso! » rispose lui, significandomi
il gran contento che ne aveva.
Entrata in chiesa, fui presa d'ammirazione. Nel vedere lo spirito di
fervore che il Signore vi aveva diffuso, non soltanto io, ma ne rimasero rapiti
anche due mercanti miei amici, venuti con me da Medina, i quali non facevano
che piangere. Quante croci! Quante teste da morto!..,
7 - Mi ricorderò sempre d'una piccola croce di legno, posta sull'acquasantiera, alla quale avevano
ingommata un'immagine in carta di Gesù Crocifisso, spirante maggior devozione
che se fosse stata di materia più ricca e ben lavorata. Il coro era stato
fatto sul solaio, verso il mezzo, dove il tetto era più alto. Là potevano dire
le Ore ed ascoltare la Messa, ma per entrarvi dovevano molto incurvarsi.
Nei due angoli vicini alla cappella avevano disposto due piccoli romitori, nei
quali non potevano stare che prostrati o seduti: e ciò nonostante toccavan
quasi il tetto con la testa.
Vi avevano messo del fieno
perché il luogo era molto freddo. Due finestrelle che davano sull'altare, due
pietre per guanciali, e poi croci e teschi. Seppi che dopo Mattutino, invece
di ritirarsi in cella, rimanevano là in orazione fino a Prima: vi s'immergevano
in tal modo che alle volte, levandosi per andare a Prima, si trovavano con gli
abiti carichi di neve, caduta loro addosso senza che se ne fossero accorti.
Recitavano le Ore, con un
altro Padre del panno, che sì era aggiunto a loro, ma senza cambiar abito
perché troppo malaticcio, e con un giovine religioso non ancora ordinato, che
pure stava là.
8 - Andavano a predicare in molti villaggi vicini, dove gli abitanti erano
senza istruzione religiosa. Fu questo uno dei motivi per cui avevo accettato
volentieri che si stabilissero là, perché, come mi avevano detto, non v'era
nei dintorni alcun convento, e il popolo non aveva modo d'istruirsi: cosa che mi dava gran pena. E si
acquistarono in breve tanta stima che, quando io lo seppi, ne gioii immensamente.
Dicevo dunque che andavano a predicare una lega e mezza, ed anche due lontano, assolutamente scalzi perché le alpargalas,
che allora non portavano, furono prescritte soltanto più tardi. Andavano
così anche quando faceva freddo e vi era molta neve. E dopo aver predicato e
confessato, tornavano in convento a mangiare, molto tardi. La gioia che sentivano rendeva facile ogni cosa.
9 - Di cibo ne avevano in abbondanza, perché gli abitanti dei villaggi vicini, li provvedevano
più del bisogno. Andavano là a confessarsi alcuni dei cavalieri dei dintorni, e
già offrivano ad essi case più comode e meglio situate nelle loro terre. Vi fu
tra questi un certo don Luigi, signore delle Cinque Ville, che aveva fabbricato
una chiesa per un'immagine di Maria Santissima, non degna d'essere posta in venerazione.
L'immagine veniva dalle Fiandre, mandata da suo patire per mezzo di un
mercante, non so bene se alla propria nonna o madre. Quel mercante si era
talmente affezionato alla sacra
Effigie, che l'aveva tenuta presso di sé per molti anni: aveva ordinato di
consegnarla a chi spettava, soltanto quando fu in punto di morte. È posta in
un grande quadro.
Finora io non ho mai visto nulla di più bello. E dicono
altrettanto, molte altre persone. Il Padre fra Antonio di Gesù, che, invitato
dal predetto cavaliere, sì era recato in quel luogo, appena vide l'immagine, ne
rimase così rapito che accettò senz'altro di trasferirvi il convento, benché
non vi fosse alcun pozzo d'acqua, né paresse possibile trovarne. Mancera era
il nome del villaggio. Quel cavaliere fabbricò per essi un piccolo convento,
conformemente alla loro professione, li provvide di arredi sacri e tutto con
proprietà.
10 - Voglio ora narrare come il Signore li provvide di acqua, perché il fatto fu ritenuto miracoloso.
Una sera, dopo
cena, il Padre fra Antonio, che era priore, stando nel chiostro con i suoi
religiosi, s'intratteneva con loro sul bisogno che aveva di acqua. A un tratto
egli si alzò, prese il bastone che tiene di solito in mano, e tracciò con esso
il segno di croce in una certa parte del chiostro. Veramente, non ricordo bene
se il segno fatto sia stato quello della croce. Comunque, fece un segno col bastone e disse: « Adesso scavate qui! ». Scavarono
un poco, ed uscì tanta acqua che, presentemente, quando si vuol pulire il pozzo, si dura fatica a vuotarlo.
L'acqua è buonissima e non si dissecca mai, nonostante che se ne siano serviti
per tutti i lavori del convento. Più tardi, avendo recinto un tratto di terreno
per farvi un'ortaglia, vi cercarono pure dell'acqua: costruirono una noria,
fecero delle grandi spese, ma finora non ne ottennero che ben poca.
11 - Tornando ora a Duruelo, quando vidi quella piccola
casa, nella quale poco prima non sarebbe stato possibile abitare, messa su con
tanto spirito, che trovavo da edificarmi
ovunque mi volgessi, e seppi del loro modo di vivere, della mortificazione, dell'orazione che facevano
e del buon esempio che davano, non mi saziavo di ringraziare il Signore,
felicissima interiormente, d'aver dato principio ad un'opera che, mi pareva, di
servizio di Dio e di gran profitto all'Ordine.
Un cavaliere di
mia conoscenza, che abitava poco lungi, venne a trovarmi con sua moglie, e
tanto l'uno che l'altra, non finivano di parlarmi della santità di quei Padri,
e del gran bene che facevano nei dintorni. Piaccia a Sua Maestà, di mantenerli
sempre come sono, e le mie speranze si realizzeranno.
I mercanti che
mi avevano accompagnata, mi dicevano che per nulla al mondo avrebbero voluto
non esserci venuti. Che gran bene è la
virtù! Piacque ad essi quella povertà più di tutte le ricchezze che avevano: l'anima
loro ne rimase sazia e consolata.
12 - M'intrattenni con quei Padri intorno a certi particolari.
E siccome io sono debole ed imperfetta, li pregai insistentemente di moderare alquanto le loro austerità, perché
eccessive. Mi era tanto costato, di preghiere e sospiri, ottenere che il Signore mi mandasse persone atte
a cominciare, che nel vedere l'opera così bene iniziata, temevo che il demonio cercasse di finirmi quei Padri, prima
ancora che le mie speranze si effettuassero del tutto. Imperfetta e di
poca fede com'ero, non pensavo che l'opera era di Dio e che Sua Maestà avrebbe
vegliato al suo sviluppo.
Ma
quei Padri avevano la virtù di cui io mancavo. Perciò tennero le mie parole in
poco conto, e continuarono per la loro via. Me ne partii tutta piena di gioia,
ben lungi dal rendere a Dio adeguati ringraziamenti per quel favore così
grande. Piaccia al Signore, nella sua bontà, di concedermi di servirlo, almeno in qualche cosa, per il moltissimo
che gli devo! Amen.
Come anch'io
vedevo, Egli con quella casa mi aveva concesso
una grazia assai più grande, che non accordandomi di fondar conventi di
monache.
SR. TERESA DI GESU’
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450 ANNI FA
Son quattrocentocinquanta gli anni
da quando nel villaggio di Duruelo
prese l’avvio la nostra Riforma
con due ardimentosi Religiosi
convinti da Teresa ad abbracciare
un nuovo stile di vita impregnata
di tanta intimità col Salvatore!
(Milano 28-11-2018), Padre Nicola Galeno
Ed ora
divertiamoci con questi schizzi di 52 anni fa
buttati
giù al Teresianum durante certe noiose lezioni di Teologia (PNG).
FIORETTI CARMELITANI
IL PRIMO
CAPITOLO DELLE COLPE TRA P. ANTONIO E P. GIOVANNI
CORREZIONE
FRATERNA
UBBIDIRE
SEMPRE AL PRIORE
IL PRIORE
COMINCIA A PREOCCUPARSI DELLA MAGREZZA DI P. GIOVANNI
LA SALITA
DEL MONTE CARMELO
LA
SITUAZIONE GENERALE DELL’ORDINE
UNA FASE
DELLA GUERRA TRA SCALZI E CALZATI
LA STRATEGIA
VINCENTE
COMINCIANO A
SCARSEGGIARE LE MUNIZIONI PROMESSE DA TERESA
UNA FASE
DISTENSIVA DOPO LA VITTORIA
ndr: Un'ottima idea per insegnare ai bambini la storia del Carmelo in modo divertente, con la scoperta di un bravo fumettista nella persona di Padre Nicola Galeno.
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