Oggi sarà beatificato il martire giapponese Justus Takayama Ukon,
signore feudale e samurai, vissuto nel XVI secolo. Sposato e padre di 5 figli,
scelse la via dell’esilio piuttosto che abiurare la fede cristiana. La Messa di
Beatificazione ad Osaka, in Giappone, sarà presieduta dal cardinale Angelo
Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Ripercorriamo la
figura di Ukon con il servizio di Debora Donnini:
Un guerriero con la katana, la spada dei guerrieri giapponesi, rivolta
verso il basso, sormontata da una croce. La statua di Ukon, il samurai di
Cristo, rappresenta la parabola della sua vita: da daimyo, grande signore feudale,
potente in battaglia, a povero ed esiliato fino alla morte. Nato nel 1552,
viene battezzato a 12 anni quando suo padre abbraccia la fede cristiana
attraverso la predicazione del gesuita san Francesco Saverio. Signori feudali,
i Takayama arrivano a dominare la regione di Takatsuki e Ukon si impegna per la
diffusione del cristianesimo con la fondazione di seminari e la formazione di
missionari e catechisti: nei suoi territori su una popolazione di 30mila
persone, circa 25 mila abbracciarono la fede. Il cardinale Angelo Amato:
“Aveva colto il messaggio centrale di Gesù, che è la legge della carità.
Per questo era misericordioso con i suoi sudditi, aiutava i poveri, dava il
sostentamento ai samurai bisognosi. Fondò la confraternita della misericordia.
Visitava gli ammalati, era generoso nell'elemosina, portava assieme al padre
Dario la bara dei defunti, che non avevano famiglia, e provvedeva a
seppellirli. Tutto ciò provocava stupore e desiderio di imitazione”.
Le persecuzioni iniziarono nel 1587 quando lo shogun Hideyoschi ordina
l’espulsione dei missionari. Ukon e suo padre rinunciano agli onori, scegliendo
la povertà. Vennero poi le crocifissioni, infine nel 1614, quando lo shogun
Tokugawa bandì definitivamente il cristianesimo, Ukon per non abiurare va in
esilio nelle Filippine assieme a 300 cristiani. Morirà circa 40 giorni dopo il
suo arrivo. Ancora il cardinale Amato:
“Educato all'onore e alla lealtà, fu un autentico guerriero di Cristo,
non con le armi di cui era esperto, ma con la parola e l'esempio. La fedeltà al
Signore Gesù era così fortemente radicata nel suo cuore, da confortarlo nella
persecuzione, nell'esilio, nell'abbandono. La perdita della sua posizione di
privilegio e la riduzione a una vita povera e di nascondimento non lo
rattristarono, ma lo resero sereno e perfino gioioso perché si manteneva fedele
alle promesse del Battesimo”.
“’Via della Spada, Via della Croce… Tante domande mi risuonavano in
testa giorno e notte…'. Sono parole del film-documentario 'Ukon il samurai – La
via della spada, la via della Croce' descrive proprio questo cammino di
spoliazione. Ma come avviene il processo di conversione per Ukon? La regista
del film, Lia Beltrami:
“La vita di Ukon percorre, possiamo dire, tre fasi di conversione: il
Battesimo, quando era ancora piccolo, assieme al padre, il momento in cui si
trova in mezzo ad un combattimento, in cui capisce che non è quella la sua via
e quando si trova a scegliere tra due grandi signori feudali. La scelta di uno
avrebbe provocato una persecuzione contro la Chiesa nascente, mentre la scelta
dell’altro l’avrebbe portato a perdere due suoi familiari che erano stati
sequestrati. Lui sceglie di non entrare nella logica del mondo, ma di
rinunciare a tutto, di rinunciare allo stato di signore, di rinunciare al castello
per seguire la Via della Croce”.
Ukon non abbandona la cultura giapponese, che anzi valorizzerà sempre.
Ancora Lia Beltrami:
“Ukon vive pienamente e fino in fondo il suo essere giapponese e non
pone mai in conflitto la nuova religione, il cristianesimo. Takayama Ukon è
conosciuto in tutto il Giappone, anche non cristiano, come “Gran Maestro della
Cerimonia del Thè”: là dentro, nella stanza spogliata di tutto, dove ci si
trova di fronte al proprio interlocutore, quella è la via per annunciare il
Vangelo, quella è la via della missione negli ultimi anni della sua vita”.
Affascinato dal messaggio di Gesù che dona la sua vita per amore, Ukon
capì che quello era il vero sacrificio e il vero onore.
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