§ “Secondo ….”. I tre
Vangeli [Matteo, Marco, Luca] sono indicati col termine “sinottici” (= che si possono leggere insieme con un solo
colpo d'occhio). Essi seguono infatti lo stesso ordine, possiedono sostan-zialmente lo
stesso materiale ed offrono tre racconti paralleli della vita di Gesù. [Giovanni, invece, ha un contesto ed un ordine
proprio e condivide con gli altri evangelisti meno dei dieci per cento della
materia].
È certo,
anzitutto che i tre vangeli di Mat.Mar.Luc. hanno attinto a quella medesima
fonte: cioè della tradizione e della testimonianza apostolica.
Gli
evangelisti sono sempre stati considerati come redattori di
materiale preesistente. Il più antico documento contenente la lista dei libri
del N. T. – scritto verso il 150 d.C. (il “canone Muratoriano, 1740, Biblioteca ambrosiana di Milano), parla
del “libro del Vangelo secondo Matteo, Marco, Luca”, ecc. Ciò attesta un
uso che rimarrà corrente nella storia, in base a cui la comunità non si sentiva
autorizzata a parlare di Vangelo – la “buona notizia” – di M. M. L.G.,
ma preferiva dire “secondo” la redazione di Matteo, ...
1 – S. MATTEO
– che prima si chiamava Levi –, è l'autore del 1° Vangelo, che scrisse
in aramaico (verso il 64. Il vangelo “secondo Matteo” giunto sino a noi
risale agli anni 80-90.
È
rivolto ad una comunità di cristiani provenienti dal giudaismo, esperti in Antico
Testamento e alle prese con il mistero della sal-vezza aperta pure ai pagani, accanto, anzi, quasi al posto degli Ebrei.
S. Matteo,
poiché scriveva per i suoi connazionali, volle dimostrare che Gesù Crocifisso
era il Messia atteso, il Redentore d'Israele profetato dalle
Scritture. Ad ogni passo, infatti, ci s'imbatte nell'espressio-ne: «Come
è stato scritto da Isaia profeta, dai profeti», ecc. ecc.; e minuziosamente
prova come le profezie e le promesse dell'Antico Testamento si siano compiute
in Gesù Cristo.
Matteo polemizza con i Farisei e mostra come in Gesù si sono adempiute le Scritture.
• Simbolo: come gli
altri Evangelisti, anche S. Matteo è figurato dai quattro misteriosi animali
descritti dal profeta Ezechiele, e nell'Apocalisse da san Giovanni. È comune
sentenza dei Padri della Chiesa che l'animale che aveva la figura quasi d'uomo
raffiguri S. Matteo, il quale appunto inizia il Vangelo con la generazione
temporale di Gesù.
•
Ricorrenza: 21 settembre
•
Protettore di: banchieri, contabili, doganieri, guardia di finanza, ragionieri
Matteo, giudeo di nascita, figlio di Alfeo, secondo san Marco egli
esercitava il mestiere di gabelliere in Cafarnao. Quando il Maestro gli disse
di seguirlo, stava appunto seduto al banco delle gabelle sulle rive del lago.
Ecco il tratto evangelico: «E Gesù tornò verso il mare; e tutto il popolo
andava a lui e li ammaestrava. E nel passare vide Levi d'Alfeo, seduto al banco
della gabella, e gli disse: Seguimi. Ed egli, alzatosi, lo seguì». Matteo,
infatti, esercitava un ufficio che gli assicurava una certa agiatezza, ed ebbe
la fortuna di ospitare in casa sua Gesù, onde i Farisei si scandalizzarono
moltissimo, perché Gesù mangiava coi pubblicani e coi peccatori. Ma conosciamo
la solenne risposta di Gesù: «Non son venuto per i sani, ma per i malati».
Ricevuto lo Spirito Santo nella Pentecoste,
predicò il Vangelo nella Giudea e nelle contrade vicine e poco dopo la
dispersione degli Apostoli per il mondo, scrisse il Vangelo destinato ai
Giudei.
Secondo la tradizione s. Matteo, predicò poi il Vangelo in Etiopia, e
si sa, per testimonianza di Clemente Ale-sandrino, che praticava l'esercizio
della contemplazione e conduceva vita austerissima, non mangiando altro che
erbe, radici e frutta selvatica. Fu trucidato mentre celebrava la Santa Messa.
Le sue reliquie furono trasportate dopo trecento anni in Bretagna, e di
qui nella cattedrale a lui dedicata nella città di Salerno.
2 • S. MARCO – nacque a Cirene [Libia
odierna], ed era cugino di s. Barnaba: sua madre si chiamava Maria. Egli non fu
apostolo e neppure discepolo di Gesù: fu soltanto discepolo di Barnaba e Saulo,
e infine di Pietro. Legato a san Pietro, non si staccò più da lui, da cui era
amato qual tenero figliuolo, come lo chiamò in una sua lettera: «Vi saluta
anche Marco, mio figlio».
S. Marco fu, quindi, il segretario, l'interprete di Pietro. Il suo
Vangelo, come dicono i Ss. Padri, non è altro che la predicazione di san
Pietro fissata sulla carta. Accompagnò l'Apostolo nei suoi viaggi a Roma,
ove appunto scrisse il suo Vangelo in lingua greca, la più parlata in quei
tempi.
Quindi il vangelo di Marco, scritto verso il 65-70, è influenzato dalla predicazione di Pietro a Roma ed è rivolto ai cristiani provenienti soprattutto da paganesimo. Lo scopo
del suo Vangelo è di dimostrare la potenza di Gesù Cristo, Figlio di Dio,
che si manifesta nell'operare molti e grandi miracoli.
• Inizia con un preambolo, quindi parla della divina missione di Gesù
in Galilea, poi delle varie escursioni apostoliche in altre parti della
Palestina, e termina col descrivere l'ultimo viaggio a Gerusalemme, l'ultima
Pasqua, le sofferenze, la morte, la risurrezione e la gloria di Gesù Cristo. Il
suo stile è sobrio e sintetico, vivace e colorito.
• Simbolo
del suo Vangelo è il leone – forse legato al fatto che
inizia il racconto del Vangelo, partendo dal deserto [Dalla figura di Giovanni
il Battista, nel deserto].
• Festa il 25
aprile.
Che ne è stato di lui dopo la morte di Pietro e Paolo? Non sappiamo.
Secondo la tradizione, ordinato vescovo, fu inviato da Pietro in Egitto a
predicare il Vangelo. Confermando la sua predicazione con l'esempio d'una vita
santa e penitente, fondò in Alessandria d'Egitto una fiorente comunità che
divenne la celebre Chiesa Ales-sandrina, che ci diede un san Chino, un sant'Antonio,
una santa Caterina. Dopo una vita di travagli, subì il martirio sotto
Traiano (98-117): legato ad una fune fu trainato da un cavallo per luoghi
sassosi e scoscesi, finché il 25 aprile dell'anno 98 l'anima sua entrò nella
gloria. Le sue reliquie, trasportate in seguito a Venezia,
riposano nella basilica di S. Marco.
3 – LUCA –
neppure lui apostolo –, stese il Vangelo verso l'80-90 d.C.,
sotto l'influsso di Paolo ed è
dedicato a Teofilo, che era un famoso cristiano di Antiochia, ed è diretto agli ex-pagani che avevano bisogno di una esposizione della storia della salvezza – dal ministero del Batti-sta a quella della Chiesa –, e desideravano sapere quali sentimenti coltivare e quale condotta tenere.
Luca è stupito dinnanzi alla personalità straordinaria di Gesù, che unisce in sé grandezza davvero ecce-zionale con una tenerissima misericordia verso tutti: malati, lebbrosi, peccatori, ladroni, crocifissori, giudei e pagani, uomini e donne. Egli
voleva mostrare la bontà e la misericordia di Dio, e perciò racconta gli
episodi e le parabole più commoventi: quella del buon samaritano, della
pecorella smar-rita, del fariseo e del pubblicano, di Zaccheo e del figliuol
prodigo..., che ci manifestano l'infinita misericordia di un Dio morto per
noi sulla croce che perdona agli stessi suoi crocifissori: «Padre, perdona
loro, perché non sanno quel che fanno».
•
Durante la prigionia di san Paolo in Roma scrisse gli «Atti degli
Apostoli» in cui narra la storia dei primi anni della Chiesa e
particolarmente i viaggi di san Paolo.
• Il suo
simbolo è un toro alato, perché il primo personaggio che introduce nel
suo Vangelo è il padre di Giovanni Battista, Zaccaria, sacerdote del tempio e
responsabile dei sacrifici; o per il fatto che parla della nascita di
Gesù nel presepe.
• Protettore di: artisti, chirurghi, medici, notai,
pittori, scultori
•
Festa: 18 ottobre
L'Evangelista Luca nacque in Antiochia di Siria, da genitori pagani.
Imparò la scienza medica e, allo scopo di perfezionare le sue cognizioni,
intraprese diversi viaggi in Grecia e in Egitto. Si portò poi a Troade per
esercitarvi la sua professione. Qui incontrò l'apostolo Paolo e Luca volle
seguirlo: gli fu compagno fedelissimo fino alla morte. San Paolo lo chiama «medico
carissimo» e «fratello».
La tradizione ci dice che san
Luca, oltre che medico, era pure pittore. Devotissimo della Madonna, è
tra gli Evangelisti quello che ne parla più diffusamente. Non può non averla
vista, non averle parlato: lo dimostrano anche le belle immagini della Vergine
che ci furono tramandate sotto il suo nome.
Sempre secondo la tradizione, san Luca si diede
anche alla predicazione ed evangelizzò la Macedonia, la Dalmazia, l'Italia e la
Gallia. Mori nella Bitinia (Asia Minore), all'età di 84 anni. Le sue spoglie furono deposte nella città di
Costantinopoli, assieme a quelle dell'Apostolo sant'Andrea, nella basilica
dedicata ai dodici Apostoli. Giunsero poi a Padova, dove tuttora si
trovano nella Basilica di Santa Giustina.
4 - GIOVANNI
• Il vangelo secondo GIOVANNI
è una meditazione, molto profonda, su Gesù “Parola” (o Verbo) di Dio. Scritto probabilmente verso il 95-100 d.C., è diretto ad una chiesa più adulta, capace e bisognosa di guardare a fondo nel mistero della "carne" di Cristo per vedervi presente e operante il "Mio Signore e mio Dio!". Sorsero in
quel tempo eresiarchi che spargevano dottrine false contro i dogmi della fede e
specie contro la divinità di Gesù Cristo. Essendo l'unico Apostolo ancora
vivente, fu pregato dai fedeli e vescovi di mettere per iscritto la dottrina
che predicava: così scrisse il 4° Vangelo, che suppone i primi tre e li
completa. È il Vangelo della divinità di Cristo.
Giovanni è il “teologo” che sa “vedere” in ogni episodio (Cana, samaritana, cieco nato, Lazzaro, passione e morte,
...)
sensi reconditi e valori salvifici.
• Lasciò
pure in dono alla Chiesa tre lettere canoniche, nelle quali trasfuse
tutto l'amore di cui ardeva la sua grand'anima.
• È pure
l'autore dell'Apocalisse.
• Simbolo: Aquila (per la profondità e
l'altezza della sua visione della paersona di Gesù Cristo)
• Ricorrenza: 27 dicembre
• Protettore di editori,
scrittori, teologi
Figlio di Zebedeo e fratello di Giacomo il Minore, esercitava la
professione del pescatore nel lago di Tiberiade, quando Gesù lo chiamò
all'apostolato. Giovanni allora era nel fiore degli anni, e per questa sua
limpidezza d'animo meritò singolari favori dal Signore; udita la voce di Dio,
abbandonò le reti e con il fratello seguì Gesù. I due fratelli ricevettero il
nome di “figli del tuono” per la loro impetuosità.
Giovanni, assieme a Pietro e Giacomo, fu
testimonio della trasfigurazione e, nell'ultima cena poté reclinare il capo sul
petto del Salvatore. Fu poi vicino a Gesù non soltanto nel tempo della letizia,
ma anche in quello del dolore: nell'orto del Getsemani, e unico degli Apostoli,
sul Calvario.
Ricevuto lo Spirito Santo nella
Pentecoste, annunziò il Vangelo ai Giudei, in compagnia di Pietro. Fu messo in
prigione, flagellato, ma tutto sopportò con allegrezza, contento di essere
reputato degno di patire contumelie per il nome di Gesù Cristo.
• Passò la
maggior parte dei suoi anni in Efeso in compagnia della Madonna: quivi
fondò una fiorente comunità religiosa e governò le Chiese circonvicine.
• Chiamato dall'imperatore Domiziano, dovette
recarsi a Roma, ove fu condannato all'immersione in una caldaia di olio
bollente. Il Santo però non ne ricevette alcun danno, anzi usci dal supplizio
più vegeto di quanto vi era entrato. Allora gli fu commutata la pena di morte
in quella dell'esilio nell'isola di Patmos: qui scrisse l'Apocalisse.
Domiziano mori ed avendo Nerva, suo successore, annullato il di lui operato,
Giovanni poté ritornare ad Efeso e riprendere il governo delle sue Chiese.
Già cadente per gli anni, né potendosi
più reggere, si faceva portare in chiesa per predicare, ma non ripeteva che: «Figliolini
miei, amatevi l'un l'altro!». Stanchi di udire sempre lo stesso ritornello i
fedeli gli fecero rimostranze; ma egli rispose: «È questo il gran precetto del
Signore: fate questo e avrete fatto abbastanza».
Raggiunse l'età di 100 anni e, unico fra
gli Apostoli, non suggellò col sangue il suo apostolato.
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Da qui si intuisce come sia più bello e più rispettoso per i quattro Evangelisti, il leggerli uno per uno, ciascuno per sé.
Il
Catechismo ci ricorda che: «Il
Vangelo quadriforme occupa nella Chiesa un posto unico; lo testimonia la
venerazione di cui lo circonda la Liturgia e la singolarissima attrattiva che
in ogni tempo ha esercitato sui santi. Non c'è dottrina che sia migliore, più
preziosa e più splendida del testo del Vangelo. Considerate e custodite [nel
cuore] quanto Cristo, nostro Signore e Maestro, ha insegnato con le sue parole
e realizzato con le sue azioni». (Catech. 124-127).
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