LE PECORE DEL NATALE
Le pecore, quiete, scendevano adesso
giù dai monti e qualcuna ogni tanto si girava ancora cercando nel buio dei
boschi lassù le ombre nere che le avevano cacciate via e rotolate giù per i
dirupi.
Il pastore… Dov’era il pastore, loro
compagno e guida?
La pecora anziana, la vecchia madre,
portava avanti adesso la compagnia delle pecore.
Fra gli sterpi e nel buio. “ Sopravviveremo?
Dobbiamo arrivare in valle. Allora il cielo brillerà di nuovo, sul vecchio
torrente.
Questa è la strada che conosco. L’ho percorsa
per anni. Ma senza un Pastore, noi, poi,
cosa faremo? Cosa faremo di noi? “
Rispose la luce delle stelle, la
voce del torrente, il profumo dell’erba bagnata.
Così le Pecore del Natale scesero al
piano, dove trovarono altre pecore, tante altre pecore, innumerevoli altre
pecore, ciascun gruppo con il suo pastore.
Si mescolarono a loro, attratte dal
calore, dall’affettività, dalla consuetudine.
Ma poi… una a una si ritrovarono di
nuovo insieme e una fila di pecore si
delineò fra le altre.
<< Ma
dove andate? Perché non restate con noi? >>
“Cerchiamo
un pastore” rispondeva ora all’una ora all’altra la pecora anziana Non abbiamo
un pastore”
<<
Sono pecore senza pastore? >>
<< Ma non si è mai sentito!
>>
<< Oh poverette! >>
Intanto, le pecore senza pastore,
uscivano dalla massa di greggi e s’inerpicavano su una collina, morbida questa,
ben lontana dagli sterpi e dai dirupi
che avevano attraversato. E lì si accovacciarono e si addormentarono, ignare che intanto il loro nuovo Pastore era
arrivato.
Angela Fabbri
La Pecora rappresenta la Terra, quello che tutti
adesso si compiacciono di chiamare 'le radici'. Il che mi ricorda uno spezzone
di canzone mia che fa così e chissà dov'è:
" Io so una cosa sola
Che l'albero non vola
e le pecore non hanno le radici.
Ma ecco arriva
proprio in questo istante
una bianchissima pecora volante...
"
Erano versi che facevano tanto ridere la mia amica
Patrizia e a dir il vero anche me, mi rasserenano.
Il Cielo rappresenta ciò che con nostalgia ci manca
e che cerchiamo, senza neppur sapere cos'è.
Angela Fabbri
LA NOTTE
DI NATALE
C’era
una stella in cielo che per molti giorni e molte notti aveva viaggiato.
Ma
adesso i pastori che ne avevano seguito il cammino, con un’inspiegabile ansia
di pace nel cuore, la vedevano ferma. A illuminare tutta la collina lassù, la
vedi?
I
pastori salirono fra i sassi e le mamme pecore seguivano con gli ultimi nati,
talmente appena nati, che dopo un po’ ogni pastore si trovò in collo un
agnellino, così che si facevano caldo in due, perché la notte era molto molto
fresca.
Un
piccolo vocìo arrivò a loro nella notte tutta illuminata e spinse tutti pecore
e pastori, a correre a vedere.
Era nato
un altro piccolino e noi tutti sappiamo che l’avrebbero chiamato Gesù e
sappiamo anche tutto il grande seguito della sua storia. Ma in quel momento era
solo un cucciolo ancora bagnato di rugiada.
Le
pecore, mamme già da molte volte, accorsero e lavarono il cucciolo Gesù da capo
a piedi, rivolgendo poi la loro attenzione alla madre, una Signora di nome
Maria che era tanto tanto stanca, adesso che la nascita si era compiuta.
La
guardarono e comunicarono con il pensiero. “Questo è solo l’inizio. Aspetta che
si metta sulle zampe e vedrai quel è la vera fatica. Ti diciamo questo perché
ci siamo già passate. Sarà gioia e apprensione tutto il tempo. Ma è proprio
questo tempo, che vale la pena di vivere”.
E Maria
si addormentò serena col suo bimbo fra le braccia.
Angela
Fabbri
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