La Stampa: Vatican Insider
L'unico rifugio è la foresta
TERRORE NELLA
REPUBBLICA CENTRAFRICANA
Una decina di ribelli Seleka ha assaltato la
missione. Tre morti, razzie e furti. I missionari e la popolazione sono
fuggiti. La città di Bocaranga è rimasta deserta
DAVIDE DEMICHELIS
ROMA
ROMA
“Erano una decina. Hanno sparato dappertutto: per strada,
alle finestre, alla gente che vedevano scappare”. La voce di Denis Ngoto è
ancora rotta dall’emozione. L’attacco risale a due giorni fa, ma lui è rimasto
in foresta, dove ha cercato rifugio, a cinque chilometri da Bocaranga, nel nord
della Repubblica Centrafricana. Denis è un catechista. Era anche lui nella
missione martedì scorso, quando sono arrivati i ribelli della Seleka. Padri,
suore, catechisti, sono tutti fuggiti.
Denis non sa dove siano gli altri. Bocaranga aveva circa
16mila abitanti, prima della guerra, ora è praticamente deserta.
Denis forse è l’unico che ha ancora un cellulare. La sua
voce va e viene, il segnale è molto debole, ma riesce ancora a raccontare quei
drammatici momenti: “Sono entrati nella missione. Padre Robert è uscito, ha
cercato di trattare con loro, li ha pregati di andarsene. Loro però non hanno
dato retta né a lui, né a fratel Nestor, uscito a dargli manforte”. I ribelli
stavano fuggendo dal Centrafrica, Bocaranga è a pochi chilometri dal confine
con il Ciad. Volevano seminare il terrore e soprattutto portare via tutto
quello che potevano. Hanno rubato le moto, una decina, un’auto, computer,
telefoni, macchine fotografiche, soldi e tutto quello che hanno trovato.
“Quando ha visto che non c’era niente da fare, padre Robert
li ha pregati almeno di non fare del male a nessuno”. Denis ricorda con un filo
di voce quegli interminabili attimi di terrore: “E invece loro hanno visto un
uomo che tentava di scappare e lo hanno freddato. Il suo corpo dev’essere
ancora là. Poi hanno ucciso ancora un uomo e una donna. Per fortuna non hanno
fatto del male alle molte altre donne che erano accampate là intorno, molte
tenevano in braccio i loro bambini”.
“Hanno sparato, sparato e sparato all’impazzata” conferma
padre Serge Mbremandji, superiore dei Frati Cappuccini in Centrafrica: “E’
stato terribile: anche fratel Nestor è stato ferito ad un braccio. Abbiamo
detto a tutti i religiosi di prendere le precauzioni del caso”. Oggi a
Bocaranga si teme un nuovo attacco dei Seleka, un altro convoglio di
guerriglieri è stato avvistato sulla strada che porta verso il Ciad. “Erano
ciadiani, li ho sentiti parlare arabo – ricorda ancora Denis – ma c’era anche
qualche centrafricano. Li ho sentiti esprimersi anche in francese e nella
nostra lingua, il sango”.
Il giorno prima di questo attacco, il Consiglio nazionale di
transizione del Centrafrica aveva eletto la nuova Presidente: Catherine Samba-Phanza.
La prima donna incaricata di guidare la Repubblica Centrafricana ha chiesto a
tutte le milizie di deporre le armi, e alla comunità internazionale di
intervenire con più mezzi per riportare la pace. Il giorno dopo, mentre i
ribelli Seleka attaccavano Bocaranga, anche a Roma, presso la Comunità di
Sant’Egidio, una delegazione di centrafricani chiedeva un impegno comune per un
nuovo patto Repubblicano. Una delegazione di Sant’Egidio si recherà a Bangui
nei prossimi giorni per incontrare la neopresidente. Intanto l’arcivescovo e
l’imam di Bangui, Dieudonné Nzapalainga e Oumar Kobine Layama, hanno ricordato
oggi a Parigi che mentre a Bangui la situazione è relativamente sotto
controllo, il resto del Paese continua a essere alla mercé di ribelli Seleka e
Anti-balaka.
Denis, i missionari e gran parte della popolazione di
Bocaranga infatti sono ancora là: nascosti fra la vegetazione della foresta.
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