E' un insegnamento da tener presente anche oggi per saperlo mettere in pratica in ogni occasione.
Infatti se, a causa di una divergenza con qualcuno, ci sfoghiamo con un altro, sia pur certo che la faccenda non finisce lì. E' come accendere una miccia, la fiammella è minima, ma lentamente brucia fino ad arrivare alla bomba in cui è innescata, che finisce con l'esplodere. E così, una situazione che potrebbe essere risolta tra due contendenti, diventa di dominio pubblico, avvelenando gli animi e l'ambiente in cui si espande.Magari il diverbio si sarebbe potuto risolvere con un accordo tra le parti, senza coinvolgimenti esterni, ed i dissapori si sarebbero potuti spegnere sul nascere.
Quando dobbiamo esprimere la nostra opinione, contraria a quella della controparte, cerchiamo di farlo con pacatezza, magari anche con un sorriso, ma prima di questo, ascoltiamo le ragioni dell'agire o del pensiero di chi stiamo affrontando. Partiamo sempre dal presupposto che la ragione non è sempre dalla nostra parte, che magari vediamo solo un lato del problema e non nella sua totalità.
Posso porre un esempio, per meglio chiarire il concetto, e resto nell'ambito della vita parrocchiale.
Se io, laica praticante e operante in parrocchia, ritengo che si debba prendere una particolare decisione, diciamo magari nella catechesi, piuttosto che nella caritativa, e sono persuasa che quella decisione sia la sola giusta, ne parlo col parroco in tutta tranquillità. Se il parroco ha preso una decisione diversa dalla mia, e l'ha messa in pratica, gli chiedo le sue ragioni e le accetto, essendo lui, in ogni caso, il responsabile dell'intera pastorale parrocchiale.
Se il parroco incarica una persona, magari a digiuno di una certa pratica, di svolgere un'attività in parrocchia, debbo adeguarmi alle sue decisioni, sicura che egli ha ben valutato la persona, le sue potenziali capacità ma soprattutto la sua incrollabile fede.
Infatti, non è il sapere ed il fare che conta, quanto la testimonianza dell'Amore di Cristo nell'interno della Chiesa. Si impara presto e di conseguenza si opera, ma senza l'Amore, anche se si conosce e si agisce, il risultato è scadente, se non vuoto.
Se ci crediamo capaci di molteplici attività e capacità decisionali, e pretendiamo di saperla più lunga di un sacerdote a capo di una parrocchia, e per questa ragione lo aggrediamo verbalmente accusandolo di chissà quali errori, tutto siamo meno che veri cristiani.
La correzione fraterna è gran bella cosa, e talvolta anche i sacerdoti prendono decisioni affrettate, ma prima di pensare a correggere gli altri, vediamo dove stiamo sbagliando noi. Magari la nostra idea è quella giusta, però il modo in cui la esponiamo non è corretto. Partiamo così con il piede sbagliato. Se poi questa nostra insofferenza la trasmettiamo agli altri, diventa un tam-tam che fa sorgere insoddisfazioni, toglie ad altri la motivazione di collaborare in parrocchia, e tutto questo, solo per un diverbio scaturito tra due parti. Abbiamo innescato una bomba che poi non resta inesplosa.
Era quanto desiderava il Signore?
Ecco che gli insegnamenti della Santa Madre Teresa diventano necessari e devono essere messi in atto: i nostri stati d'animo emotivi vanno calibrati, controllati e non diffusi a causa della nostra frustrazione.
Resto dell'opinione che un Parroco conosce meglio di chiunque altro le sue anime, e se ne elegge qualcuna, di cui siamo convinti non ne abbia le capacità, lo farà a ragion veduta: il nostro personale giudizio è sempre parziale, il Parroco invece vede le reali potenzialità di chi ha di fronte, e le studia per inserire la persona a coprire le necessità della comunità parrocchiale.
Allora facciamoci un esame di coscienza: siamo davvero sicuri del nostro giudizio? Siamo certi che nelle nostre reazioni non entra un pizzico di gelosia, o di troppa autostima? Siamo certi di essere indispensabili, o piuttosto non siamo solo servi inutili?
Preghiamo, preghiamo tanto, e non evitiamo i momenti di preghiera per non incontrare il prossimo cui siamo adirati: è con il Signore che ci confrontiamo, non con i nostri fratelli, e con l'aiuto del Signore, impareremo anche a controllare i nostri atteggiamenti negativi.
Nella parrocchia abbiamo degli impegni, utili e necessari, ma ricordiamo che il responsabile è il Parroco e le decisioni ultime spettano a lui solo e se non siamo d'accordo, perché avevamo ben altre idee magari, ripeto, migliori delle sue, dimostriamo la nostra capacità di Amare, di Carità, accettandole di buon grado e senza lamentele. Santa Teresina accettava in viso gli spruzzi dell'acqua sporca del bucato, senza lamentarsi, per far cosa gradita a Sua Maestà, aderendo così ai Suoi insegnamenti e a quelli della Fondatrice del Carmelo Rinnovato. Impariamo da lei a tacere.
Chi ha orecchie per intendere, intenda.....questi fatti accadono in ogni ambiente, per questo chiedo a Santa Teresa del Bambino Gesù e a Santa Teresa d'Avila di proteggerci da noi stessi, dai nostri limiti umani, e di farci diventare più simili a Gesù, che tutto perdona!
Santa Teresina, manda un profluvio di petali di rosa sulle nostre vite, affinché sappiamo imitarti nella piccola via!
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