E' una poesia legata al tempo in cui il poeta visse, ovviamente io non credo al destino, neppure alle superstizioni, ma qualcosa in questi versi mi ha portato a collegarli alla natura dell'uomo.
Alziamo, Lesbia, confidenti il volto al riso dell'amore:
e se le ciarle dei vecchi ci castigano stimiamole il valore di un soldo.
I giorni possono andare e ritornare, ma una volta che a noi sarà caduta questa breve luce del tempo una infinita e sola notte
dovremo immobili dormire.
dovremo immobili dormire.
Ma dammi mille baci e cento e mille e ancora cento e mille altri ancora.
Poi, quando ne avrem fatto le migliaia
perchè taccia confusa ogni malia, li mischieremo
perchè taccia confusa ogni malia, li mischieremo
e non sapremo il numero
A quei tempi, contare i baci significava chiamare la sfortuna: gli innamorati non dovevano farlo, pena la fine del loro amore. Che sciocchezze!
Il buon senso popolare però ha un rilievo, in quanto metteva in luce le debolezze e le fragilità umane.
Il buon senso popolare però ha un rilievo, in quanto metteva in luce le debolezze e le fragilità umane.
Un'ombra di verità, in questo senso, si può riscontrare. Se qualcuno soffre, ci sentiamo tristi per lui, ci dispiace e, al limite, ci si consola pensando: "mal comune, mezzo gaudio". Ma se qualcuno è felice, difficilmente si riesce a condividerne la felicità, spesso ne proviamo invidia. Che si tratti di un'unione felice, di un bel voto accordato ad un compagno, di un avanzamento di carriera, dell'acquisto di una nuova casa o di una nuova automobile... chi non ha mai provato un pizzico di invidia?
Penso allora che sia meglio evitare di esprimere appieno la propria gioia, sia necessario tenere un profilo basso, in primo luogo per modestia, in secondo per evitare di suscitare nel prossimo sentimenti negativi
Tutto questo vale per coloro che non hanno conosciuto Cristo, infatti, solo chi Lo ha incontrato, sa gioire della felicità altrui, e sa davvero condividerne la sofferenza.
Vale lo stesso discorso anche per le amicizie comuni: il tale, e la tal'altra, tiene di più a me, o a qualcun altro? Lo ricordo bene fin dai tempi della scuola: era importante conquistare l'amicizia della compagna più acclamata, con più charme, dalla personalità più spiccata, e si faceva a gara per entrare nelle sue grazie. Se questo accadeva, ecco che si innescavano invidie a non finire, che sfociavano in vere e proprie rivalità, in gelosie che portavano perfino a calunnie, pur di far cadere la stima dell' "odiata" nemica.
Sono cose che accadono, e succedono quotidianamente nel mondo, anche in ambienti di lavoro, in politica, nello sport e nel mondo dello spettacolo e anche nelle Parrocchie!
MA SONO FRUTTO DELLA MONDANITA'!
Chi ha conosciuto il vero volto di Gesù, lo riscontra nel volto dell'umanità e la lotta contro certi sentimenti negativi viene messa in atto. Tutti siamo fragili, e questa nostra fragilità ci porterebbe ad ascoltare ciò che di primo acchito sortisce dal nostro cuore. Il Signore però ci ha insegnato ben altro: ad Amare con gli stessi sentimenti del Suo Cuore.
Certo non è semplice, occorre affinare lo spirito, occorre usare carità ma...che bella conquista riuscire a trasformare l''antipatia in simpatia, l'odio in amore, l'indifferenza in attenzione, la sordità in ascolto!
Gelosie, invidie, rivalità perderanno così il loro influsso nefasto nel nostro cuore e nelle nostre azioni.
Di questo ho sempre trattato con Padri, sacerdoti e suore, con laici che camminano nel Signore, e sono arrivata alla conclusione che è bene, come S. Teresa d'Avila insegna, non sottolineare neppure a noi stessi i difetti altrui, bypassarli addirittura, ed evidenziare invece i lati positivi che ognuno possiede.
Ma occorre mettere in atto anche la prudenza: sbandierare ai quattro venti la nostra felicità - che tra l'altro è sporadica e assolutamente di breve durata - può sempre far nascere negli altri, soprattutto a coloro che soffrono o sono infelici, rancore, invidia, gelosia.
E se solo ne saremo capaci, non affliggiamo il prossimo con lamentele relative ai nostri problemi personali, non mettiamo musi lunghi, non facciamo la lista della spesa delle nostre magagne, siano esse fisiche che morali. Affidiamo tutto il Signore, consoliamoci solo con Lui e sorridiamo alla vita. Gli altri, in generale, ben poco possono fare per aiutarci realmente, anche se lo vorrebbero, e solo chi è stato educato dal Signore ad un ascolto partecipe delle problematiche umane, può prestare orecchio, l'orecchio del cuore amante!
Così è la vera amicizia nata nel Signore, quindi è necessario saper distinguere chi è davvero in grado di condividere la nostra gioia e consolarci nelle avversità.
Ho incontrato, sulla mia strada, persone che agiscono con vera amicizia, che mi hanno saputo correggere laddove sbagliavo - soprattutto dal punto di vista delle scelte o di pensiero - che hanno raccolto le mie confidenze e mi hanno indirizzato sulla strada giusta, che hanno riso con me quand'ero felice, e hanno provato empatia nei miei momenti di dolore.
Alcune di queste amicizie carismatiche non ci sono più, il Signore le ha chiamate nel Suo Regno, le ricordo sempre con tanta gratitudine. In primo istante avevo pensato che mai più avrei incontrato persone simili, ma il Signore vede e provvede: ora ne ho di nuove, il Signore non ha voluto lasciarmi sola ed io ne ho ben compreso il motivo: dobbiamo vedere negli altri il Volto di Cristo e se quel volto ci sembra scomparso con la morte di un amico o di un'amica, ecco che il Padre ci guida verso altri volti, per ritrovarLo ancora e sempre!!!
Vale lo stesso discorso anche per le amicizie comuni: il tale, e la tal'altra, tiene di più a me, o a qualcun altro? Lo ricordo bene fin dai tempi della scuola: era importante conquistare l'amicizia della compagna più acclamata, con più charme, dalla personalità più spiccata, e si faceva a gara per entrare nelle sue grazie. Se questo accadeva, ecco che si innescavano invidie a non finire, che sfociavano in vere e proprie rivalità, in gelosie che portavano perfino a calunnie, pur di far cadere la stima dell' "odiata" nemica.
Sono cose che accadono, e succedono quotidianamente nel mondo, anche in ambienti di lavoro, in politica, nello sport e nel mondo dello spettacolo e anche nelle Parrocchie!
MA SONO FRUTTO DELLA MONDANITA'!
Chi ha conosciuto il vero volto di Gesù, lo riscontra nel volto dell'umanità e la lotta contro certi sentimenti negativi viene messa in atto. Tutti siamo fragili, e questa nostra fragilità ci porterebbe ad ascoltare ciò che di primo acchito sortisce dal nostro cuore. Il Signore però ci ha insegnato ben altro: ad Amare con gli stessi sentimenti del Suo Cuore.
Certo non è semplice, occorre affinare lo spirito, occorre usare carità ma...che bella conquista riuscire a trasformare l''antipatia in simpatia, l'odio in amore, l'indifferenza in attenzione, la sordità in ascolto!
Gelosie, invidie, rivalità perderanno così il loro influsso nefasto nel nostro cuore e nelle nostre azioni.
Di questo ho sempre trattato con Padri, sacerdoti e suore, con laici che camminano nel Signore, e sono arrivata alla conclusione che è bene, come S. Teresa d'Avila insegna, non sottolineare neppure a noi stessi i difetti altrui, bypassarli addirittura, ed evidenziare invece i lati positivi che ognuno possiede.
Ma occorre mettere in atto anche la prudenza: sbandierare ai quattro venti la nostra felicità - che tra l'altro è sporadica e assolutamente di breve durata - può sempre far nascere negli altri, soprattutto a coloro che soffrono o sono infelici, rancore, invidia, gelosia.
E se solo ne saremo capaci, non affliggiamo il prossimo con lamentele relative ai nostri problemi personali, non mettiamo musi lunghi, non facciamo la lista della spesa delle nostre magagne, siano esse fisiche che morali. Affidiamo tutto il Signore, consoliamoci solo con Lui e sorridiamo alla vita. Gli altri, in generale, ben poco possono fare per aiutarci realmente, anche se lo vorrebbero, e solo chi è stato educato dal Signore ad un ascolto partecipe delle problematiche umane, può prestare orecchio, l'orecchio del cuore amante!
Così è la vera amicizia nata nel Signore, quindi è necessario saper distinguere chi è davvero in grado di condividere la nostra gioia e consolarci nelle avversità.
Ho incontrato, sulla mia strada, persone che agiscono con vera amicizia, che mi hanno saputo correggere laddove sbagliavo - soprattutto dal punto di vista delle scelte o di pensiero - che hanno raccolto le mie confidenze e mi hanno indirizzato sulla strada giusta, che hanno riso con me quand'ero felice, e hanno provato empatia nei miei momenti di dolore.
Alcune di queste amicizie carismatiche non ci sono più, il Signore le ha chiamate nel Suo Regno, le ricordo sempre con tanta gratitudine. In primo istante avevo pensato che mai più avrei incontrato persone simili, ma il Signore vede e provvede: ora ne ho di nuove, il Signore non ha voluto lasciarmi sola ed io ne ho ben compreso il motivo: dobbiamo vedere negli altri il Volto di Cristo e se quel volto ci sembra scomparso con la morte di un amico o di un'amica, ecco che il Padre ci guida verso altri volti, per ritrovarLo ancora e sempre!!!
Perdonatemi se non ho parlato del Volto di Cristo visto nel volto del povero, dell'emarginato. Ma so che già di questo siete ben informati. Il mio obiettivo era mettere in risalto l'amicizia vera nata sotto l'egida di Cristo: è un rapporto che va oltre il tempo e verso l'eternità!
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