AFORISMA

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giovedì 16 maggio 2024

CONVEGNO A GENOVA - DOMANDE E RISPOSTE con Padre MAURO ARMANINO


dal blog Villaggio del Ragazzo


convegno a Genova - domande e risposte

1.Nelle tue testimonianze e corrispondenze dal Niger hai descritto spesso questo paese e la più generale condizione africana attraverso la metafora della sabbia, sempre presente e sempre sfuggente. Qual è la situazione politica e sociale nigerina, oggi? Cosa la insabbia? Quanta sabbia offusca i nostri sguardi occidentali? Quali sono gli aspetti positivi che portano futuro al paese soffiando via la sabbia e promuovendo giustizia e sviluppo sociale?  

Proprio ieri, domenica 12 maggio, c’è stata a Niamey una tempesta di sabbia. Dunque dalla sabbia escono anche le tempeste che oscurano la luce del sole che per qualche minuto sembra perdente. Viene poi il color rosso di fuoco e la polvere che tutto ricopre … La sabbia è una metafora interessante soprattutto per la sua pervasività, capacità di adattamento e per così dire, ‘eternità’. Mi è sembrata fin dall’inizio una metafora della situazione ‘friabile’ della società, delle cose e financo di Dio… Allo stesso tempo come simbolo di resistenza sulla durata, qualcosa con cui diventa inevitabile fare i conti. Regimi, imperi, presidenti democraticamente eletti o frutto di arrangiamenti da repubbliche bananiere … tutto passa ma il popolo permane e giudica, calpestato ma sopravvive, messo ai margini ma presente e vero. La sabbia dice la verità sulla nostra condizione umana. Siamo polvere e alla polvere torniamo, dittatori e autori di colpo di stato compresi. Dal 26 luglio dell’anno scorso il Paese è (non) guidato da una giunta militare e pochi potrebbero dire dove il Niger si sta dirigendo. Velleità di sovranismo esacerbato, cacciata dei militari francesi e americani, arrivo di istruttori, aiuti e militari russi. La creazione dell’Alleanza degli Stati del Sahel, nel frattempo, le carestie, l’endemica mancanza di lavoro, la disillusione di un progetto di cambiamento mal nato e peggio ancora orientato. Anche la giustizia, come la politica, è di sabbia!

2. Come Nazioni Unite ci siamo dati 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e un’Agenda per realizzarli entro il 2030. La scadenza si avvicina e gli indicatori non sono tutti raggiunti né forse raggiungibili. L’eradicazione della fame e della sete, lo sviluppo scolastico ed educativo nel mondo, l’accesso universale alle cure sanitarie, lo sviluppo armonico di città inclusive, la transizione energetica tra paesi dallo sviluppo difforme… Come si guarda a questi Obiettivi dal vostro punto di osservazione, che spesso hai definito in questi anni come “la parte giusta da cui capire il mondo”? 

Ciò che le Nazioni Unite decidono a noi non interessa affatto, tutto è così lontano dai tempi, ritmi e cicli che viviamo da questa parte del mondo. L’Occidente, di cui gli obiettivi citati sono una delle espressioni ha i suoi progetti e visioni. Immagina che il mondo dovrebbe adeguarsi come è stato fatto nel passato coi programmi di aggiustamento strutturale o i piani di sviluppo per adeguarsi all’altro mondo, quello ‘sviluppato’. Oggi tutto ciò sta crollando perché l’Africa, a fatica, ha la sua agenda, ritmi, tempi e priorità. Quanto accaduto nel Sahel in questi ultimi anni è significativo perché indica l’insofferenza rispetto a un immaginario che non è più percepito come rilevante per molti africani, giovani in particolare. ‘Sguardare’ il mondo da questa parte significa anzitutto vedere come il mondo funziona, i rapporti di potere e i meccanismi di dominazione che perpetuano l’abisso di cui parla la parabola che il vangelo di Luca riporta, Tra il ‘ricco senza nome’ e il povero Lazzaro c’è un abisso che si è ulteriormente approfondito. Saranno i poveri, il ‘popolo di sabbia’a trovare il modo per trasformare il mondo…. Beati i perdenti perché saranno coloro che trasformeranno il mondo!

3. Niger, crocevia migratorio ma anche terra di migranti di ritorno. Papa Francesco e la Chiesa italiana ci hanno ricordato che ogni uomo dovrebbe essere libero di partire, tornare, restare. Cosa serve e cosa manca alla nostra cooperazione internazionale per concorrere al rispetto di tali diritti? Quali sono i bisogni su cui lavorare insieme come enti di Terzo settore, qui nelle nostre città e con i paesi di partenza? 

Il rispetto prima di tutto! Il rispetto di una scelta talvolta ‘scellerata’ e quasi sempre ‘avventurosa’ o semplicemente improbabile… il rispetto di una vita e di una storia che spesso facciamo fatica a cogliere nella sua drammaticità e precarietà. Tutto non è solo economico, funzionale al successo o alla posizione sociale…ci sono sogni, attese, ferite, tradimenti o semplicemente voglia di scoprire mondi altri. Il rispetto e poi l’ascolto! L’ascolto del mondo, della storia, del cammino, delle speranze che ogni migrante scrive sulla sabbia. I migranti arrivano per salvarci dal triplice naufragio di cui parlava in uno dei miei ultimi articoli….Il naufragio di crederci ancora il centro del mondo, e quindi  il naufragio dello sguardo. Poi, appunto, l’incapacità di ascoltare dove batte il cuore del mondo e infine il più grande dei naufragi, la mutilazione della dimensione spirituale della vita. Quest’ultimo naufragio è il peggiore perché appiattisce la realtà ad una sola dimensione: il consumo senza limiti e territori. I migranti arrivano con un polmone di spiritualità che abbiamo estromesso dal nostro lessico sociale e politico. Essi ci salveranno, forse malgrado noi!
         
            Mauro Armanino, Niamey, maggio 2024

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