L'angelo attribuito a Caravaggio nel quadro "La deposizione di Cristo” di Simone Peterzano
Ho letto questa notizia su quotidiano IL GIORNO scritta da GRAZIANO MASPERI 12 settembre 2023, e poiché questo giornale non raggiunge tutti, ho pensato di riprendere i due articoli perché sono certa che a chi ama l'arte sacra, ne sarà piacevolmente colpito. Per quanto mi riguarda, questo dipinto è splendido, a prescindere da chi lo abbia realizzato.
Bernate Ticino (Milano) – C’è la mano di Caravaggio nel dipinto “La deposizione di Cristo” di Simone Peterzano conservato nella chiesa di San Giorgio a Bernate Ticino. Quella più famosa, annessa alla celeberrima Canonica, uno dei monumenti religiosi più importanti del territorio.
Ne è convinto il professore Gérard Maurice-Dugay che si è recato nel piccolo paese sul Naviglio Grande estasiato dall’opera che, forse, ancora in molti non sanno nemmeno che esiste: "Quell’angelo è la luce di Caravaggio". Fu il professor Carmelo Lo Sardo, restauratore e docente al liceo artistico di Magenta ad attribuire, nel 2013, alla mano di Caravaggio proprio quest’angelo.
Tesi sostenuta anche da uno dei più grandi esperti mondiali di arte e, in particolare, studioso di Caravaggio. Gerard Maurice-Dugay, professore emerito alla Sorbona, già insegnante alla Scuola Superiore del Louvre, insignito della Legion d’onore per meriti culturali, vive tra Parigi, l’Italia e le Bahamas. E non ha dubbi sulla presenza del Caravaggio in quel dipinto.
Non ci sono documenti, ma la storia la si può ricostruire. Né prove certe, ma l’esperienza di chi ha visionato quel dipinto e ne ha studiato tutti i particolari da vicino conta. Come l’intuito di chi conosce Caravaggio. "Il dipinto di Peterzano, a detta degli esperti, venne commissionato tra il 1582-84 e realizzato durante gli anni dell’apprendistato di Caravaggio nella sua bottega – racconta Maurice-Dugay – Lo stesso Caravaggio appena 13enne, accompagnato dalla madre, firmò un contratto, di quattro anni, davanti al notaio per la sua formazione. È dunque documentato che il Caravaggio, tra il 1584 e il 1588, si trovava nella bottega di Peterzano".
Nel 1584 Caravaggio era un ragazzo di 13 anni che stava imparando il mestiere mostrando tutto il suo talento. In quel periodo, conferma il professore, partecipò sicuramente alla realizzazione del quadro. "La prima volta che lo vidi – continua – rimasi colpito e dissi subito che, in quel quadro, c’era la luce di Caravaggio. Nessuno può contestare che quell’angelo che illumina il dipinto, appartiene a una mano diversa e di un giovane allievo, come sostiene Carmelo Lo Sardo. Che, a nostro avviso, è appunto quella del Caravaggio".
Di quell’epoca si sa poco. Una volta terminato il contratto di lavoro nella bottega di Peterzano, probabilmente, Caravaggio vi rimase ancora del tempo, come sostenuto da Denis Mahon e Roberto Longhi. Per poi approdare a Roma nel 1592-94 (la data è ancora incerta).
Un Caravaggio, sia pure per una sola parte del dipinto di Peterzano, custodito in un paesino di campagna. "Rimango stupito nel vedere come ci sia così poco interesse per questo quadro in Italia – continua – Eppure resta l’unica testimonianza del giovane Caravaggio. Spero che in un prossimo futuro si riesca a rintracciare qualche documento che sostenga queste nostre teorie".
Per Bernate Ticino - impegnato con il sindaco Maria Pia Colombo e l’associazione Calavas a valorizzare i beni del territorio - un’opinione che vale oro. Ma fu il Rotary Magenta a volere il restauro del dipinto dieci anni fa, per opera dello stesso professor Lo Sardo.
La Deposizione di Cristo a cui avrebbe lavorato Caravaggio.Dov’è e come vederla. La chiesa di Bernate Ticino, nel Magentino, “nasconde” un tesoro a cui avrebbe contribuito un giovanissimo Michelangelo Merisi.
E il secondo articolo.
Bernate Ticino, 13 settembre 2023 – C’è un tesoro “nascosto” in una chiesa del Magentino. Un dipinto alla cui realizzazione avrebbe partecipato un giovane Caravaggio, secondo un’ipotesi avanzata per primo dal restauratore Carmelo Lo Sardo e oggi rilanciata da Gérard Maurice Dugay, docente emerito all’università della Sorbona, in Francia.
Si tratta della Deposizione di Cristo, completata fra il 1584 e il 1585 nella bottega di Simone Peterzano, maestro di Michelangelo Merisi. Caravaggio, che iniziò il suo apprendistato con Peterzano a soli 13 anni, secondo l’ipotesi di Lo Sardo, professore al liceo artistico di Magenta, avrebbe dipinto l’angelo in alto a sinistra che sorregge il corpo di Gesù.
La storia dell’opera
La pala d’altare fu commissionata nel 1584 da don Desiderio Tirone, priore della canonica. In alcuni documenti risalente al 1774 la tavola viene citata come opera d’ambito lombardo del XVIII secolo. Piuttosto tarda l’attribuzione al Peterzano, sancita nel 2010 in seguito alle ricerche degli studiosi Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa.
L’opera è stata realizzata a più mani all’interno della bottega del pittore originario di San Giovanni Bianco, nella Bergamasca: dettaglio che avvalorerebbe il contributo del giovane Caravaggio al dipinto.
Descrizione del dipinto
L’opera, di grandi dimensioni (240 x 143 cm), è stata realizzata su legno di tiglio dal Peterzano e dai suoi collaboratori nel periodo milanese del pittore allievo di Tiziano. Caravaggio, all’epoca tredicenne, fu a bottega di Peterzano dal 1584 al 1588. Un periodo considerato molto importante nella formazione del genio del naturalismo, anche perché gli permise di venire a contatto con le influenze veneziane del maestro.
La tavola mostra la deposizione di Gesù Cristo nel sepolcro: nella raffigurazione non sono presenti i personaggi tradizionali delle opere dedicate a questo episodio ma solo la Madonna, un angelo che sorregge il corpo – nei cui tratti, secondo Dugay, si riconosce la “luce del Caravaggio” – e il committente dell’opera.
I colori sono principalmente freddi e severi, come da “indicazioni” della Controriforma, momento della storia della chiesa la cui influenza è percepibile nella tavola. Spicca, però, per luminosità la figura dell’angelo, ovvero proprio quella che sarebbe stata realizzata dalla mano di Caravaggio, a quell’epoca ancora acerba ma sicuramente dotata, presagio degli splendori futuri.
Lo “scopritore”
Quest’anno, nel corso di un convegno dedicato all’opera, il restauratore Carmelo Lo Sardo è tornato sull’attribuzione dell’angelo a Caravaggio. “L’angelo che sorregge pietosamente la figura del Cristo è stilisticamente differente dagli altri personaggi – ha detto il professore – e ha le caratteristiche tipiche di una mano esordiente, ma geniale nella resa aggraziata del movimento e sensibile al colore. Costituisce il germe di un modello stilistico e cromatico che si perfezionerà nelle luminose opere giovanili del Merisi”.
Padre Nicola Galeno Carmelitano Scalzo, ha avuto modo di visitare questa bellissima chiesa lo scorso novembre 2022, e per La Deposizione di Cristo ha scritto una bellissima ode poetica.
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