QUALE DIO?
Quello al quale molti hanno smesso di credere? Quel Dio che appartiene a ogni religione, secondo il punto di vista di ciascuna? Lascio a ognuno il suo credo o il suo ateismo. Con molto rispetto per il pensiero altrui.
Però vivo nell’assoluta convinzione che nessun’altra ideologia, filosofica o teologica sia, possa cambiare la mia opinione.
Il Creatore dell’universo non può volere la morte di nessuna creatura. Tanto meno di quella che appartiene al genere umano.
Sono perciò sicura che quel Dio grande, l’Allah u Akbar, non sia lui a ordinare la morte, che comanda di uccidere in Suo nome.
Dio è amore, è bene assoluto. Questa è linea comune ad ogni religione. Chi vuole gli eccidi, gli attentati terroristici, non è certamente il Dio dei musulmani, né dei cristiani.
Dipende dalla volontà demoniaca, il voler colpire persone innocenti, per il puro piacere di distruggere e provocare dolore. E' il Male che imperversa sul Bene dell'umanità. Sono le droghe che i terroristi utilizzano per addormentare le coscienze, per sentirsi forti e coraggiosi, andando loro stessi incontro a morte certa.
Quale Dio vorrebbe tutto questo? Nè Allah, né il Signore dei cristiani.
E' invece possibile che sia l'uomo, innalzatosi al di sopra di ogni creatore e creatura, a credersi un dio, tanto da decidere di fare non la Sua, ma la propria volontà. Non mi piace che, a causa di questi ignobili attentati, vengano presi di mira tutti i musulmani, che prendono loro stessi le distanze dalle stragi assurde compiute da chi non ha alcun rispetto per la vita propria e delle sue vittime.
L'inferno non esiste, né qui sulla terra, né altrove.
Ci sono stati i funerali di Bruno Gulotta a Legnano, ucciso dai terroristi a Barcellona. Lungo la Rambla, dove alcuni anni fa avevo passeggiato anch'io.
Sarebbe potuto accadere anche a me. Credo che l'inferno lo stiano attraversando la giovane moglie e i due piccolini. Quello di cinque anni è stato salvato dal padre, che gli ha fatto da scudo. E anche dalla madre, che lo ha tirato indietro con forza. Ma ha visto tutto e si può solo immaginare lo shock tremendo subito. Così i genitori e le sorelle di Bruno, che hanno perso un figlio e un giovane fratello, all’improvviso.
Ecco, se c'è un'immagine ipotetica dell'inferno, la trovo in queste situazioni, dove terremoti e altre calamità naturali distruggono intere famiglie, dove ci sono le guerre, dove ci sono attentati, dove non c'è acqua né cibo.
E dove, mi dispiace constatarlo, non si fa il possibile per offrire aiuto a chi riversa in grave difficoltà. Menefreghismo? Vado avanti? Penso che basti.
Metto da parte quei pensieri bui, e accedo la lampadina della speranza, dell'amore in tutte le sue sfumature e, in sostanza, della serenità.
Noi, della vecchia guardia, siamo cresciuti con grandi valori, trasmessi non solo dai nostri genitori, ma anche dalla società e dall'istruzione scolastica.
Oggi c'è ribellione verso gli insegnanti, quando non diventa addirittura disprezzo. E ribellione verso i genitori. Una società priva di valori e di rispetto. Dove la vita degli altri è vista con indifferenza. E coloro che dovrebbero fungere da esempio, i governanti, fanno il possibile per dare un'immagine di sé poco credibile.
Ultimo esempio di qualche giorno fa. Un marocchino, a Jesolo, ha violentato e picchiato, e poi legato, moglie e cognata. E’ quindi salito sul tetto di casa, minacciando di suicidarsi. Sotto una folla di persone che addirittura lo incitavano a buttarsi. E quando si è buttato, hanno detto: "Uno di meno". Ora chi è violento, meriterebbe davvero di sparire dalla faccia della terra, perché non ha diritto di vivere. Ma guardando il fatto dall'altra parte della barricata, noto la totale indifferenza del pubblico che si godeva lo spettacolo, quasi fosse al circo. Ora questo nord-africano è gravissimo. O forse morto. Questo non giustifica l'atteggiamento della gente che osservava e incitava.
Mi torna alla mente la canzone di De André: "Il Pescatore". A un assassino che chiedeva pane e vino, perché affamato e assetato, lui non ha posto domande, ha visto un povero cristo, l’ha sfamato e dissetato.
Mi chiedo dove stia di casa la pietà. Che razza di mondo è mai questo? Stiamo andando davvero alla deriva, come quella zattera che conduce tutta l’umanità… verso dove?
Il rispetto, la carità e l'amore sono stati soppiantati dal disprezzo, indifferenza e crudeltà. Se la giustizia fa acqua in ogni dove; se i governanti pensano solo ai propri interessi e se ne fregano della popolazione, siamo allo sbaraglio.
Ieri ho ascoltato l'omelia di Mons. Cairati, al funerale di Gulotta, sacerdote che conosco bene per la sua umanità. Non ho potuto essere presente per impegni familiari, ma ho seguito i filmati. Una frase dell'omelia che mi ha colpito é questa: "Assistiamo a tante brutture che condanniamo, ma ricordiamoci che nel mondo c'è ancora tanta bontà".
Su questo dobbiamo puntare. Prima di voler cambiare gli altri, cerchiamo di lavorare su noi stessi. Nel nostro piccolo, occupiamoci di chi ha bisogno di noi. E' un dono reciproco. Per chi lo riceve, e per chi lo porge. Non facciamoci prendere dallo sconforto. Le notizie che riceviamo in martellante crescendo, sono solo quelle tragiche e negative. Delle buone non se ne parla. Non fanno cronaca né audience. Oppure le troviamo in poche righe, in fondo all'ultima pagina.
Ma il mondo e la vita hanno ancora del meraviglioso.
Guidate dalla mente, possono divenire artefici del bene e del male.
Nessun commento:
Posta un commento