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– ORIGINE DEI VANGELI (a)
Sappiamo tutti qual'è l'importanza e
l'efficacia dei Vangeli per il cristiano: essi fanno loro conoscere – sotto la
guida dell'ispirazione dello Spirito Santo –, i detti, i fatti, la persona di
Gesù come nessun altro libro al mondo; la stessa fede nell'ispirazione della
Bibbia dipende in gran parte dal sapere – criticamente fondato – che i Vangeli
ci trasmettono il genuino pensiero di Gesù.
Eppure,
anche i Vangeli hanno il loro limite! La conoscenza di Gesù che essi ci
offrono è limitata e legata dal tipo di opera che essi sono. Detto in
linguaggio tecnico: la conoscenza di Gesù che i Vangeli ci presentano è
limitata e legata dal loro "genere letterario", cioè dal "modo"
con cui sono stati scritti.
Ciò,
a sua volta dipende dalla storia delle origini e della formazione dei
Vangeli.
La
fantasia e le Origini dei Vangeli
Un
modo d'immaginare le origini dei Vangeli è questo: Gesù parla e agisce,
i discepoli ascoltano e vedono, la loro memoria ne resta impressionata come un
nastro magnetico o come una pellicola cinema-tografica; Gesù ascende al cielo
ed invia i suoi a predicare; costoro predicano e scrivono (o fanno scrivere) le
parole e i fatti di Gesù semplicemente premendo il pulsante magico della loro
memoria e ripetono, come un magnetofono o un disco, quello che vi era
registrato.
Risultato:
i Vangeli conterrebbero esattamente le parole e i fatti di Gesù.
Bellissimo!
Ma ora osserviamo i Vangeli.
* Da questi – come dagli altri scritti
apostolici –, risulta chiaro che gli apostoli non erano né dischi o nastri
magnetici, né macchine da presa. Essi erano, sì ispirati dallo Spirito Santo,
ma rimanevano “persone”, con doti e limiti propri, con un proprio carattere,
con una propria mentalità, stile, gusto, linguaggio, preoccupazioni
apostoliche, ecc.
E tutto ciò appare trasfuso nei loro
scritti, assieme a quanto dicono di Gesù.
* Inoltre, nei Vangeli troviamo che, per
esempio, le parole con le quali Gesù ha istituito l'Eucaristia, sono
riferite da Matteo, da Marco, da Luca (e da Paolo, in 1 Cor. 11, 23) in
modo leggermente diverso. E ciò si riscontra per tante altre parole di
Gesù.
* Così pure troviamo che i medesimi episodi
sono narrati con particolari diversi o sono collocati in contesti diversi.
Ad esempio:
–
ambedue i ladroni bestemmiano contro Gesù in croce (Mt 27, 44; Mc 15, 32) o solo uno (Lc 23, 39-43)?
–
Quante volte Gesù andò a Gerusalemme durante la sua vita pubblica? Una
volta sola (Mt, Mc, Lc) o più volte (Gv)?
-
– Quando Gesù insegnò il Padre Nostro?
Durante il discorso della montagna (Mt 6), o più avanti (Lc 11)? – Differenze (Matteo, 6, 9 – Lc, 11,3).
–
Quale fu il grido che Gesù in croce rivolse a Dio (cfr. Mt, Mc: Eloi,
lama sabactani? ] e Lc 23,46: “Padre, nelle tue mani,
raccomando il mio spirito)?
–
Quanti erano gli angeli della risurrezione di Gesù: uno (Mt, Mc) o due (Lc,
Gv)?
–
Dopo la risurrezione, i discepoli andarono in Galilea e videro Gesù là (Mt,
Mc e Gv 21) o rimasero a
Gerusalemme, e soltanto qui videro il Risorto (Lc e Gv 20)? … E così via.
* Un altro dato che suscita problemi è
questo: almeno qualche volta i “modi” con cui sono narrati degli episodi
della vita di Gesù risentono in modo chiaro dei “generi letterari” in uso a
quell'epoca.
[Cioè, non si racconta allo stesso modo un incidente
d'auto all'azienda di assicurazione o ad un amico: il “genere letterario” è
diverso. Nel primo caso s'inserisce il racconto dentro un modello prestabilito,
una "forma": identità delle persone, testimoni, circostanze...
Nell'altro caso si gode di maggior libertà.
Anche lo “stile” è diverso. Nel primo caso esso
è molto sobrio, nell'altro può capitare che si racconti l'incidente come se si
trattasse di un caso nazionale!].
La
distinzione tra “forma-genere letterario” e “stile” è del tutto empirica, ma può aiutarci nella lettura del Vangelo. L'essenziale
è considerare che non sempre le parole vogliono veramente esprimere ciò che
sembrano esprimere. Questo accade anche nel nostro linguaggio
quotidiano: pure noi abbiamo i “nostri modi di dire”, e ci capiamo benissimo, e
non pretendiamo che le nostre parole siano prese alla lettera! (“Mi sembrava
che il mondo mi cascasse addosso...!” “Non mi lascio mettere nel sacco,
io!”...).
Orbene,
fenomeni simili si possono vedere, o supporre, pure in pagine evangeliche,
in cui la storia è stata o può essere stata narrata dagli Evangelisti con un
rivestimento linguistico consono ai gusti e ai mezzi espressivi di allora.
Perché anche allora esistevano molti modelli o "forma", che si
usavano quando si voleva ottenere un effetto determinato.
Ad
esempio: risulta da varie pagine dei Vangeli che Gesù fu “tentato”:
–
all'inizio della sua vita pubblica, nel deserto,
–
tramite Pietro dopo la sua professione di fede a Cesarea;
–
tramite le folle che volevano farlo re secondo i propri schemi facili e
politici,
–
dai sacerdoti, sotto la croce, ecc.] ...
di
prendere, non la strada del “Servo sofferente che si dona per gli altri” ma
quella del Messia trionfatore ed operatore di gesti mirabolanti e convincenti.
Ebbene,
certamente il "modo" con cui sono narrate queste tentazioni in
Mt 4 e Lc 4 (apparizione di Satana e tre dialoghi con lui) risponde più
a un gusto letterario di quel tempo che alla realtà delle tentazioni, più al
linguaggio delle parabole che a quello della storia.
***
Qui
bisogna scegliere: o “fare lo struzzo”, e rifugiarsi nella fede acritica,
oppure ammettere che quel modo d'immaginare l'origine [disco…] e il genere
letterario dei Vangeli non riesce proprio a spiegare i Vangeli.
Siccome
la nostra ragione e le esigenze del dialogo con gli altri ci obbligano a
cercare la verità anche quando ci fosse scomodo, abbandoniamo la posizione
dello struzzo e cerchiamo la verità.
Del
resto, almeno a lungo andare, la verità non è sempre più bella della fantasia?
Se non altro perché costa di maggiormente e vale di più.
La scienza e le origini dei Vangeli
Convinzione
attuale degli studiosi è che tra Gesù ed i Vangeli ci sia di mezzo la Chiesa
primitiva apostolica, con la sua fede, la sua vita, i suoi problemi,
le sue assemblee eucaristiche, ecc.
I
Vangeli, anzi, sono direttamente l'espressione della fede predicata e
vissuta della Chiesa primitiva. Non sono, cioè, direttamente,
l'espressione delle parole e dei fatti di Gesù.
All'indomani
della morte di Gesù, la prima preoccupazione dei discepoli – con ogni
probabilità –, non fu quella di raccontare ai giudei increduli la sua vita,
[che essi conoscevano: (era stato con loro!)] – ma di annunciare la
notizia della sua risurrezione, e quindi proclamare che lui era il Messia
atteso da Israele.
Infatti,
sia ai giudei che ai cristiani, gli apostoli predicavano inizialmente non
per informare; piuttosto per ricordare, interpretare e chiarire il senso
della vita di Gesù e della sua morte, nella luce nuova dischiusa dalla sua
risurrezione.
E
furono le occasioni concrete della vita delle comunità primitive a
rendere “attuale” il ricordo di questo o di quell'altro insegnamento di Gesù.
L'annuncio ai pagani (a questi, invece, occorreva raccon-tare anche gli
episodi), la difesa contro i giudei, l'istruzione di coloro che già s'erano
convertiti, la celebrazione del battesimo o dell'eucaristia... inducevano gli
apostoli ed i loro collaboratori a ricordare, secondo le occasioni, questa o
quella parola di Gesù, capace d'illuminare il senso del momento presente.
Il
ricordo era sempre anche,
§ – una rilettura del passato alla luce
della risurrezione [“La storia di un amore non è scritta con lo stesso
inchiostro quando essa viene composta giorno per giorno o quando, invece, la si
rivive nel ricordo, dopo che la morte ha sigillato ogni cosa. È necessario il
tempo – forse la morte – per interpretare la ricchezza di centinaia di istanti
vissuti insieme”],
§ – in riferimento alla situazione concreta.
[La medesima cosa che fanno i sacerdoti quando predicano ai nostri giorni...].
§ – Proprio per questo è indubbio che, secondo
il modo di scrivere e di raccontare degli Evangelisti, l'uso del discorso
diretto non significa che le parole riportate siano sempre ed in
ogni particolare le parole effettivamente pronunciate dai personaggi in
questione: anche chiarimenti, applicazioni successive, commenti della
comunità possono essere espressi nella forma del discorso diretto, senza che
ciò appaia un "falso" storico.
La
composizione dei Vangeli
Più
precisamente – e stando alle notizie che ci danno gli “Atti degli Apostoli” e
le “lettere di S. Paolo” e agli indizi offertici dai Vangeli stessi –, possiamo
descrivere così la storia dei Vangeli:
1. Dapprima
l'´Evangelo o la Buona Novella del Regno di Dio – fattosi vicino nella persona
di Gesù morto e risorto –, è predicato a viva voce dai Dodici e da tanti
altri in varie parti del mondo.
La predicazione apostolica è alimentata
• per un verso dalla memoria dei detti e
dei fatti di Gesù,
-
• e per l'altro dalla luce nuova, procurata
ai medesimi fatti e detti, dall'esperienza pasquale; Tale predicazione teneva presenti le
esigenze dei vari uditori e dei diversi contesti concreti della missione della
Chiesa.
2. Poi, per servire alle esigenze della
predicazione, della liturgia e della devozione della Chiesa pri-mitiva verso
Gesù, s'inizia a scrivere qualche raccolta di detti del Signore e di episodi
della sua vita, – così come sono narrati dai predicatori e con la
fisionomia pastorale o liturgica che essi hanno assunto in seno alla Chiesa di
Gerusalemme o di Antiochia o di Roma o di altro luogo;
Esempi
probabili di queste raccolte pre-evangeliche: Mt 1-2; Lc 1-2
(ossia i racconti dell'in-fanzia di Gesù); i racconti della Passione; alcune
sezioni del Discorso della Montagna, come Mt 6,19...7,23)...
3. Soltanto in seguito (tra il 65 e il
100 c) quattro Evangelisti sfruttano sia la predicazione orale e viva
sia quella già scritta, per comporre i quattro Vangeli.
*
Da tener ben presente: anche loro però compongono il proprio Vangelo nell'ambito
della Chiesa primitiva, vivendo con essa e sentendo i suoi problemi e
sentimenti, condividendo la sua fede originaria e poi sviluppata ed
approfondita.
Anche
questa redazione scritta attraversa fasi successive, delle quali, i
vangeli che noi possediamo, sono il documento ultimo ed insuperabile.
Tale
ultima redazione scritta – pur accogliendo nei suoi tratti fondamentali una
tradizione letteraria-mente già fissata in modo preciso –, introdusse nuovi
criteri di coordinazione del materiale raccolto.
I
Vangeli, infatti, sono legati da un lato alla personalità dei singoli
redattori, e dall'altro alle esigenze ecclesiali cui i vangeli dovevano
rispondere.
Essi,
cioè, vengono composti come libro di vita, non di scuola o
d'archivio: essa vuol rispondere soprattutto ai bisogni della Chiesa in cui
l'evangelista è inserito; d'altra parte, ogni evangelista sa mettere nella
sua opera il suo genio, la sua personalità, la sua fede, suo amore, il suo
entusiasmo.
§
* Questa è la storia dei Vangeli, alla
luce delle testimonianze antiche e degli studi dei Vangeli stessi. Niente film, niente tocchi magici. Non fredda
registrazione, ma libri di vita, scaturiti da una vita ed a servizio di
una vita, quella della Chiesa primitiva.
Tale distinzione dei tre momenti
della tradizione dei vangeli è sostanzialmente accolta come prin-cipio generale
per la lettura di essi anche in autorevoli documenti del magistero della Chiesa
quale per es. il Catechismo.
Esso
recita: “L'oggetto centrale [dei Vangeli] è Gesù Cristo, il Figlio di Dio
incarnato: le sue opere, i suoi insegnamenti, la sua passione e la sua
glorificazione, come pure gli inizi della sua Chiesa sotto l'azione dello
Spirito Santo».
Nella
formazione dei Vangeli si possono distinguere tre tappe:
1. La vita e
l'insegnamento di Gesù. La Chiesa ritiene con fermezza che i quattro
Vangeli, di cui attesta senza esitazione la storicità, trasmettono fedelmente
quanto Gesù Figlio di Dio. Durante la sua vita tra gli uomini, effettivamente
operò ed insegnò per la loro salvezza eterna, fino al giorno in cui
ascese al cielo».
2 La tradizione orale. Gli Apostoli
poi, dopo l'Ascensione del Signore, trasmisero ai loro ascoltatori ciò che egli
aveva detto e fatto, con quella più completa intelligenza di cui essi –
ammaestrati dagli eventi gloriosi di Cristo ed illuminati dalla luce dello Spirito di verità –, godevano».
3. I Vangeli scritti
"Gli autori sacri scrissero i quattro vangeli scegliendo alcune
cose tra le molte tramandate a voce o già per iscritto, redigendo una sintesi
delle altre o spiegandole con riguardo alla situazione delle Chiese,
conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in modo
tale da riferire su Gesù cose vere e sincere. Il Vangelo quadriforme occupa
nella Chiesa un posto unico; lo testimonia la venerazione di cui lo circonda la
Liturgia e la singolarissima attrattiva che in ogni tempo ha esercitato sui
santi».
Non c'è dottrina che sia migliore, più
preziosa e più splendida del testo del Vangelo. Considerate e custodite [nel
cuore] quanto Cristo, nostro Signore e Maestro, ha insegnato con le sue parole
e realizzato con le sue azioni». (Catech. 124-127).
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