Oggi 14 novembre 2016, è iniziata a Rimini la 56.ma Assemblea generale della Cism (Conferenza
italiana Superiori maggiori), sul tema: “Riorganizzazione delle Province:
esperienze, criteri, prospettive”. Il tema, dato il costante calo delle
vocazioni e l’invecchiamento dei consacrati, è quanto mai attuale, anche perché
la “riorganizzazione” è necessariamente legata alla chiusura dei conventi
cominciata qualche anno fa e, purtroppo, in continuo aumento.
Il
problema della chiusura dei conventi per il calo delle vocazioni
I 115 partecipanti dovranno affrontare seriamente il problema, servendosi delle esperienze che nel frattempo sono state fatte in varie regioni e in varie fraternità; esperienze che hanno confermato come le crisi possono essere preziose per adeguare i carismi degli Istituti alle nuove necessità che la Chiesa incontra nell’adempimento della sua missione nel mondo, garantendo un multiforme servizio apostolico al popolo di Dio.
I 115 partecipanti dovranno affrontare seriamente il problema, servendosi delle esperienze che nel frattempo sono state fatte in varie regioni e in varie fraternità; esperienze che hanno confermato come le crisi possono essere preziose per adeguare i carismi degli Istituti alle nuove necessità che la Chiesa incontra nell’adempimento della sua missione nel mondo, garantendo un multiforme servizio apostolico al popolo di Dio.
Prevista
l’elezione del nuovo presidente della Conferenza
Partecipano all’Assemblea l’arcivescovo mons. José Rodriguez Carballo, Segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica; mons. Nunzio Galantino, Segretario generale della Cei; mons. Adriano Bernardini, nunzio apostolico in Italia; mons. Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, che terrà la Lectio mattutina; l’ avvocato Massimo Merlini e il prof. Luigino Bruni, dell’Università Cattolica di Milano. Durante l’Assemblea, che si concluderà venerdì 18 novembre, è prevista l’elezione del nuovo presidente della Conferenza e il rinnovo del suo direttivo. (A cura di Egidio Picucci) Da radio vaticana.
Partecipano all’Assemblea l’arcivescovo mons. José Rodriguez Carballo, Segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica; mons. Nunzio Galantino, Segretario generale della Cei; mons. Adriano Bernardini, nunzio apostolico in Italia; mons. Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, che terrà la Lectio mattutina; l’ avvocato Massimo Merlini e il prof. Luigino Bruni, dell’Università Cattolica di Milano. Durante l’Assemblea, che si concluderà venerdì 18 novembre, è prevista l’elezione del nuovo presidente della Conferenza e il rinnovo del suo direttivo. (A cura di Egidio Picucci) Da radio vaticana.
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Da l’Osservatore Romano di oggi 14 novembre 2016
Al via oggi a Rimini l’Assemblea generale della Cism, la
Conferenza italiana Superiori maggiori, organismo che coordina le esperienze
delle congregazioni religiose del Paese. Al centro dei lavori, la
riorganizzazione delle Province, dato il costante calo delle vocazioni e
l’invecchiamento dei consacrati, con la conseguente chiusura di molti conventi.
Ma qual è la ragione più profonda di questa assemblea? Fabio
Colagrande lo ha
chiesto al padre carmelitano scalzo Luigi Gaetani,
presidente della Cism:
R. - La ragione più profonda è il bisogno di capire dove nasce e
dove porta questa riorganizzazione e soprattutto verso quali prospettive
ecclesiali e di relazioni nuove può condurre la vita consacrata in Italia.
Credo che possiamo ritenere questa come la ragione più profonda della nostra
scelta: vogliamo che la riorganizzazione non sia solo un’ideologia di
cambiamento - un cambiamento che fondamentalmente rientra in un’operazione
interna, in un riordino delle risorse umane, delle opere, con tutto ciò che
comporta - ma invece vogliamo vivere questa assemblea nella prospettiva
indicata da Papa Francesco: quella della riforma della Chiesa. Se manca questo,
tutto il processo del rinnovamento rischia di essere solo autoreferenziale. La
riforma è una riforma che esige un processo spirituale.
D. - Il tema della riorganizzazione delle Province è legato a
quello delle vocazioni, dell’invecchiamento e della riduzione dei consacrati?
R. - È sotto gli occhi di tutti il fatto che ci sia questa
situazione – calo di vocazioni, invecchiamento dei nostri religiosi - però, noi
negli anni abbiamo affrontato tutta una serie di riorganizzazioni interne e
abbiamo creduto in una o nell’altra circostanza che il rinnovamento della vita
religiosa passasse attraverso la modifica di qualche settore. Abbiamo
constatato che questo non ha portato a grandi cambiamenti e per questo torno a
sottolineare che quanto Papa Francesco ci sta dicendo va invece al cuore della
vera riforma che ognuno di noi deve adottare per potere effettivamente vivere
questo tempo che ci è dato come una risposta alle esigenze dello Spirito, del
Vangelo e anche alle esigenze del popolo di Dio a cui noi siamo mandati.
D. - In questo senso possiamo leggere questa crisi come
un’occasione preziosa per adeguare i carismi degli istituti religiosi alle
nuove necessità che la Chiesa incontra?
R. - Direi di sì, però non parlerei di adeguamento dei carismi:
c’è una riviviscenza dei carismi; questa significa dare vita, perché il carisma
è un dono dello Spirito e lo Spirito non è mai morto; lo Spirito Santo, che
dona i carismi alla sua Chiesa, la rende bella. Questo non vuol dire che i
carismi durino in eterno, ma possiamo dire – e la storia della Chiesa ce lo
conferma – che i carismi invece hanno una riviviscenza che consiste in questo:
fino a quando dentro un istituto religioso i soggetti che lo costituiscono
restano aperti all’azione dello Spirito, quel carisma può rivivere, può
ritornare veramente a riscaldare il cuore e la mente della gente; può essere
ancora effettivamente un dono che brilla per la bellezza della Chiesa e
dell’umanità.
D. - La ristrutturazione della presenza territoriale, che è un
po’ implicita in questo processo, comporta in qualche modo anche il rischio di
dimenticarsi di alcune “periferie”, per usare il gergo di Papa Francesco?
R. - Che la riorganizzazione diventi centralizzazione
dimenticando appunto il radicamento sul territorio e l’opzione delle periferie
è la nostra preoccupazione. Non a caso la vita consacrata è stata sempre molto
attenta sia alle grandi città, dove ha posto significative presenze, ma anche
alle periferie dove nessuno voleva andare. La vita consacrata e i religiosi
hanno rappresentato realmente una presenza profetica in quei luoghi. Oggi la
nostra preoccupazione è che la riorganizzazione non spopoli le periferie di
questa presenza, di questa testimonianza, di questa bellezza; periferie
geografiche, come dice Papa Francesco, ma anche periferie esistenziali. E per
questo la riforma non può essere pensata solo come un movimento di facciata,
cioè ‘ci facciamo più belli’. Non è un movimento estetico: è un movimento che
ci deve portare al cuore dell’umanità per rispondere alle necessità dell’umano.
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