RICORDI DI IRENE MAGRI BURIANI SU P. MARCELLO
Ho
conosciuto P. Marcello nel 1981. Per me quello fu un periodo di dolore
indescrivibile per la morte improvvisa di mio figlio Luca (23 anni) in seguito
ad un incidente stradale. Mia cugina Lidia Paparella dopo alcuni mesi mi
invitò ad incontrare P. Marcello. Per me fu una rivelazione. Pur cattolica e
non molto praticante mi sentii di sfogare tutto il mio dolore senza quasi
nemmeno dargli il tempo di parlare. Ero alla ricerca disperata di aiuto ed
inizialmente bussai a persone passate attraverso la stessa tribolazione. Questo
non mi bastava: sentivo di aver bisogno di qualcosa di superiore. P. Marcello
ad un certo punto mi mise la mano sulla testa dicendomi: “Abbi fiducia e col
tempo capirai cose che prima non potevi afferrare”. E così cominciò il nostro
cammino, che inizialmente consisteva soltanto nell’ascolto da parte sua di
tutte queste problematiche dovute al lutto con tanti riflessi sulla vita
familiare e sul lavoro stesso.
Dopo alcuni
mesi - e questo nella primavera dell’82 - capita un’occasione, che per me si
rivelò provvidenziale. Una mia amica, che aveva sperimentato la stessa
tragedia, aveva programmato un viaggio a Lourdes, ma all’ultimo momento chi
doveva accompagnarla si era dovuta tirare indietro e così nel giro di tre
giorni mi sono ritrovata io a prendere il suo posto. Da parte del marito sembra
quasi esserci stata una spinta, pur sapendo che sarebbe rimasto da solo in
negozio.
Arrivati a
Lourdes c’imbattiamo in un pellegrinaggio internazionale di Scouts, ai quali
apparteneva anche mio figlio e confesso che nel vedere tutta quella marea di
divise azzurre avevo l’impressione di riconoscere in ciascuno di quei giovani
il mio stesso figlio.
I funerali del mio Luca e di Lorenzo, figlio
dell’amica, erano stati celebrati ad un anno di distanza da Mons. Franceschi, Arcivescovo
di Ferrara. Quale la nostra meraviglia partecipando alla Messa solenne in
Basilica nel vedere che era presieduta dallo stesso Mons. Franceschi, che nel
frattempo era stato trasferito a Padova. All’indomani altro fugacissimo
incontro con lui durante la Messa celebrata alla Grotta.
Torno da
Lourdes e nell’incontrare P. Marcello mi stupisco che lui consideri del tutto
normale il dono dell’accettazione del mio profondo dolore. Mi rimasero impresse
soprattutto queste sue parole: “il dolore si affronta con l’amore”. Cioè
l’accettazione e l’offerta di quanto incontriamo sulla nostra strada.
Ammetto che
queste cose sul momento mi sembravano impossibili da raggiungere, eppure si
sono rivelate determinanti: frasi che parevano martellarmi la testa, ma mi
davano la forza di affrontare le più svariate situazioni. Per tutto il resto
della sua vita P. Marcello ogni ultima domenica del mese (Luca era morto il 27)
si è preso l’impegno di celebrare per lui una Messa o a S. Girolamo o nella
Cappella del Reparto Pediatrico S. Anna, allora proprio di fronte alla Chiesa
di S. Girolamo, ed a questa Messa partecipavano tutta la mia famiglia e parenti
vari. E debbo anche dire che da parte della famiglia Paparella c’è sempre stato
un grande sostegno psicologico e spirituale in tutti questi dolorosi frangenti.
Debbo dire che
nei primi mesi successivi al lutto nessuno in famiglia voleva più parlare della
cosa per evitare ulteriori sofferenze a ciascuno. Col tempo però ho capito che
questa chiusura ci danneggiava, allontanadoci non solo dagli altri, ma anche da
noi stessi. Non riuscivamo ad aiutarci vicendevolmente. Quella partecipazione
alla Messa rimaneva l’unico momento di incontro, ma non portava ad una maggior
apertura. Ricordo la vigilia di Natale di quel 1981: è stato solo il pensiero
di avere a casa mia figlia e mia madre ottantenne a convincermi a farvi
ritorno. Per me sembrava tutto finito ormai... Nei mesi successivi si è fatta
strada in me la convinzione che il Signore mi faceva trovare la persona giusta
al momento giusto per sostenermi nel cammino.
Alla morte di
P. Marcello c’è stata come una gara da parte di tutti per ospitare la sua bara
, essendo inagibile la tomba dei Carmelitani Scalzi. Mio marito per
riconoscenza a P. Marcello era riuscito ad essere così convincente da ottenere
che venisse trasferito temporaneamente nella propria Cappella di famiglia, dove
poi è rimasto per tre anni. Per tante persone quella era diventata una meta
obbligata alla Certosa.
Quando si
cominciò quasi a furor di popolo a richiedere che la sua tomba venisse traslata
in Chiesa a S. Girolamo, mio marito non celò il suo disappunto, ma alla fine
dovette arrendersi, anche se per lui rappresentava una perdita notevole. Ogni
giorno infatti doveva andare a parlare col suo Luca e con P. Marcello.
Non posso
dimenticare quest’altra frase di P. Marcello: “Il dolore si vince con l’amore
nella vita”.
Quest’esperienza ha fatto sì che ci aprissimo a tanto dolore attorno a noi,
portandoci a prodigarci sia alla Caritas che all’assistenza dei giovani
carcerati.
Posso dire che
la presenza di P. Marcello, pur essendo sempre così riservata, è stata sempre
molto determinante. Lo sentivamo veramente in mezzo a noi.
Durante il suo ricovero
all’Ospedale S. Anna c’era la coda sin nella strada: tutti volevano andarlo a
trovare per dirgli almeno qualcosa, pur sapendo che forse avrebbe risposto solo
con un sorriso per la gravità della sua malattia.
Ferrara 9-4-2015
Trascrizione di P. Nicola Galeno, ocd
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