AFORISMA

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martedì 5 agosto 2025

UN RITORNO, ESPLOSIVO, DAL SAHEL di Padre MAURO ARMANINO


Un ritorno, esplosivo, dal Sahel


Lo stacco dal ritorno in patria definitivo, dopo 14 anni di permanenza, si sente giusto all’ingresso dell’aeroporto internazionale Diori Hamani, primo presidente della repubblica del Niger. Gli addetti al controllo doganale osservano con qualche commento i regali ricevuti prima di partire e ordinati nella valigia. Si impilano i quadretti con la forma e la bandiera del Paese con le croci assai note di Agadez, inframezzate da magliette, stoffe locali, portamonete e cinture in cuoio per chiudere con monili per la famiglia e amici. Passate le formalità rimane un tempo di attesa prima dell’imbarco che si riempie di ricordi e letture degli scritti di saluto e di addio di amici e conoscenti. C’è poi il decollo dell’aereo e le luci della capitale Niamey, più numerose del solito, si allontanano fino a scomparire come per ricordare che lo stesso è accaduto nel Paese in questi ultimi anni. Luci e tenebre abitano nel Sahel dove il malessere politico, economico e i gruppi armati sembrano essersi dati l’appuntamento.
Nell’aereo con destinazione Istambul, il sedile alla mia sinistra è occupato da un nigerino che confessa di dirigersi ad Amburgo in Germania dove risiede da anni lavorando e formandosi. Alì conferma il malessere di una parte crescente della popolazione nei confronti della giunta militare che, naturalmente, non può adempiere quanto promesso al momento del golpe ‘di palazzo’ di due anni or sono. Si trova in disaccordo con le restrizioni che il potere opera nei confronti di chi osa esprimere un pensiero diverso da quello ufficiale e lamenta il tradimento di alcune figure importanti della società civile. Sembra di trovarsi dinnanzi a un orizzonte che si allontana a mano a mano che lo si avvicina come un’utopia smarrita nel deserto. Il nuovo aeroporto di Istambul è, come l’afferma la pubblicità, uno snodo mondiale e tutte le destinazioni sembrano confluirvi. Dall’area di transito si raggiungono le porte d’imbarco e, nei lunghi passaggi si constata la vittoria del mercato globale.
Si è aggirati, accerchiati, osservati e pedinati da luci, vetrine, inservienti eleganti e seducenti, musiche, suoni e soprattutto mercanzie da acquistare in fretta. Lo stesso spettacolo a cui si assiste negli aeroporti di una certa importanza. Ad esempio, quello di Roma Fiumicino, raggiunto il pomeriggio del giorno seguente. Erano passati tre anni dall’ultima mia partenza e avevo nel frattempo dimenticato che, lontano dal Sahel, c’erano ancora tante persone del mio stesso colore della pelle. Riabituare gli occhi ai ‘bianchi’ che saturavano il paesaggio dopo essere stato minoranza ‘etnica’ per tanti anni è stata un’esperienza di riappropriazione del tutto inattesa e sconcertante. Nell’ennesimo salone di attesa e transito si risente la lingua che mi abita e che ha almeno in parte, definito il racconto del mio mondo. Chiedere spiegazioni richiede una buona dose di coraggio perché c’è il timore che la lingua conosciuta non corrisponda più a quella parlata in quel momento.
Senza volerlo si ascoltano commenti e scambi tra persone e membri della stessa famiglia. Un bimbo, seduto accanto e, certamente preso da compassione, offre un biscotto. Dice a suo padre seduto accanto che poco prima un signore voleva fare altrettanto e che lui non ha accettato perché il biscotto poteva essere avvelenato. A questo punto ho naturalmente rifiutato il biscotto adducendo la stessa scusa. Poi, al momento di raggiungere la porta d’imbarco, un ultimo ostacolo. Una signora slanciata in abito militare mi ha intimato di mostrare le palme delle mani. Vi ha apposto una sorta di cerottino bianco e così ha fatto sulle due scarpe. Con mia sorpresa, dopo aver chiesto all’altro militare la ragione di questo inedito controllo, mi è stato detto che si tratta di controlli occasionali per verificare se la persona non porti sostanze esplosive. 
Ho ammesso alla signora, prima di congedarmi, che in realtà sono esplosivo ma non nel senso del controllo effettuato. In effetti, a mia conoscenza, non c’è nulla più esplosivo di un Dio preso sul serio. La discesa dell’aereo a Genova, destinazione finale, è stata utile per conoscersi col vicino di viaggio, rivelatosi carabiniere in pensione e fermamente contrario alle manifestazioni di appoggio al popolo palestinese. Nell’area ritiro bagagli dell’aeroporto giganteggia a sinistra la foto del pesto e a destra quella della nota focaccia di Genova.








        Mauro Armanino, Casarza Ligure, agosto 2025                                                          

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