autoritratto dell'artista
BIOGRAFIA
Il bellissimo libro di Melania Mazzucco "La lunga attesa dell'angelo" ci fa entrare nel vivo il della storia di Jacopo Robusti, detto il Tintoretto e ci introduce in una biografia eccezionale.
Non mi ero mai soffermata sui quadri di questo grande genio pittorico, ma andando a rivederli, ho notato la luce che illumina alcune parti dei dipinti: volti o particolari. L’artista ebbi diversi soprannomi, uno dei quali, il pittore della luce.
Il Tintoretto, pseudonimo di Jacopo Robusti (secondo alcuni Jacopo Comin) (Venezia, settembre o ottobre 1518 – Venezia, 31 maggio 1594), è stato un pittore italiano, cittadino della Repubblica di Venezia e uno dei massimi esponenti della pittura veneta e dell'arte manierista in generale. Per la sua energia fenomenale nella pittura è stato soprannominato Il furioso o il terribile come lo definì il Vasari, per il suo carattere forte e il cui uso drammatico della prospettiva e della luce lo ha fatto considerare il precursore dell'arte barocca.
Figlio di un tintore di seta (da cui il nome ‘Tintoretto’) che si era guadagnato l’appellativo di ‘Robusti’ per aver difeso le porte di Padova durante la guerra della Lega di Cambrai, Jacopo utilizza fin da piccolo i colori che trova nel laboratorio del padre, tanto che questi lo invia ben presto a bottega da Tiziano (1530). Qui il Vegellio, a quanto si narra, veduto un disegno del giovane allievo, per timore di future concorrenze lo fa cacciare su due piedi.
Sembra che nel 1539 Tintoretto si potesse già fregiare del titolo di maestro, con uno studio indipendente presso Campo San Cassiàn, nel Sestiere di San Polo. Nel 1541, appena ventitreenne, riceve dal nobile Vettor Pisani l’incarico di realizzare, in occasione delle sue nozze, 16 tavole raffiguranti le Metamorfosi di Ovidio. Nella circostanza si reca al Palazzo Te di Mantova per studiare gli affreschi di Giulio Romano. Nel 1548 dipinge Il miracolo di San Marco e riceve le lodi dell’Aretino. Sempre per la Scuola Grande di San Marco, lavora fino al 1566 alle tre tele raffiguranti i miracoli postumi del Santo: San Marco salva un saraceno durante un naufragio, Trafugamento del corpo di San Marco e Ritrovamento del corpo di San Marco.
Per l'Albergo della Scuola della Trinità, una confraternita minore, esegue invece, tra il 1551 e il 1552, un ciclo di dipinti con storie tratte dal libro della Genesi, tra cui la Creazione degli animali, il Peccato originale e Caino e Abele. Nel 1564 Tintoretto si aggiudica il concorso bandito dalla Scuola Grande di San Rocco per la realizzazione di un San Rocco in gloria, da collocare nella sala principale dell’Albergo. L’anno successivo diventa membro della Scuola e viene incaricato di eseguire un ciclo di dipinti sulla Passione di Cristo.
Nel 1566 dipinge cinque tele allegoriche da collocare nella Saletta degli Inquisitori nel Palazzo Ducale. Pur impegnato con il Palazzo Ducale e con la Scuola Grande di San Rocco, Tintoretto accetta nel 1579 l’invito di Guglielmo Gonzaga e realizza otto grandi tele per il Palazzo Ducale di Mantova in cui si esaltano le gesta della famiglia Gonzaga. Nel 1588, alla morte di Veronese, subentra a quest’ultimo nella decorazione della parete della Sala del Maggior Consiglio.
L’opera che ne risulta, una immensa tela di più di 7 metri di altezza e 24 di lunghezza, raffigura il Paradiso con al centro il Cristo Pantocratore. Tintoretto muore all’età di settantacinque anni dopo aver realizzato tre ultime opere per la Basilica di San Giorgio Maggiore: gli Ebrei nel deserto e la caduta della manna, l'Ultima Cena e la Deposizione nel sepolcro (1592 - 1594).
Sembra che nel 1539 Tintoretto si potesse già fregiare del titolo di maestro, con uno studio indipendente presso Campo San Cassiàn, nel Sestiere di San Polo. Nel 1541, appena ventitreenne, riceve dal nobile Vettor Pisani l’incarico di realizzare, in occasione delle sue nozze, 16 tavole raffiguranti le Metamorfosi di Ovidio. Nella circostanza si reca al Palazzo Te di Mantova per studiare gli affreschi di Giulio Romano. Nel 1548 dipinge Il miracolo di San Marco e riceve le lodi dell’Aretino. Sempre per la Scuola Grande di San Marco, lavora fino al 1566 alle tre tele raffiguranti i miracoli postumi del Santo: San Marco salva un saraceno durante un naufragio, Trafugamento del corpo di San Marco e Ritrovamento del corpo di San Marco.
Per l'Albergo della Scuola della Trinità, una confraternita minore, esegue invece, tra il 1551 e il 1552, un ciclo di dipinti con storie tratte dal libro della Genesi, tra cui la Creazione degli animali, il Peccato originale e Caino e Abele. Nel 1564 Tintoretto si aggiudica il concorso bandito dalla Scuola Grande di San Rocco per la realizzazione di un San Rocco in gloria, da collocare nella sala principale dell’Albergo. L’anno successivo diventa membro della Scuola e viene incaricato di eseguire un ciclo di dipinti sulla Passione di Cristo.
Nel 1566 dipinge cinque tele allegoriche da collocare nella Saletta degli Inquisitori nel Palazzo Ducale. Pur impegnato con il Palazzo Ducale e con la Scuola Grande di San Rocco, Tintoretto accetta nel 1579 l’invito di Guglielmo Gonzaga e realizza otto grandi tele per il Palazzo Ducale di Mantova in cui si esaltano le gesta della famiglia Gonzaga. Nel 1588, alla morte di Veronese, subentra a quest’ultimo nella decorazione della parete della Sala del Maggior Consiglio.
L’opera che ne risulta, una immensa tela di più di 7 metri di altezza e 24 di lunghezza, raffigura il Paradiso con al centro il Cristo Pantocratore. Tintoretto muore all’età di settantacinque anni dopo aver realizzato tre ultime opere per la Basilica di San Giorgio Maggiore: gli Ebrei nel deserto e la caduta della manna, l'Ultima Cena e la Deposizione nel sepolcro (1592 - 1594).
Mi ha maggiormente colpito la "Presentazione di Maria al Tempio" per aver ritratto la figlia Marietta nelle vesti della Vergine bambina. Dipinto di grande luminosità!
Presentazione di Maria Vergine al Tempio
Il miracolo di San Marco che libera gli schiavi
L'assedio di Asola
L'Ultima Cena (l'artista ne ha dipinte molte, ma questa mi ha particolarmente colpita per essere avvolta nelle tenebre, e illuminata unicamente dalla luce che promana il Cristo)
Il ritrovamento del corpo di San Marco
Cristo sorretto da un angelo
La lunga attesa dell'angelo è un romanzo storico della scrittrice italiana Melania Gaia Mazzucco, edito da Rizzoli nel 2008 e vincitore del Premio Scanno nel 2009.
La lunga attesa dell'angelo è un romanzo storico della scrittrice italiana Melania Gaia Mazzucco, edito da Rizzoli nel 2008 e vincitore del Premio Scanno nel 2009.
Il romanzo è il racconto degli ultimi giorni di vita di Jacopo Robusti detto il Tintoretto, attraverso le parole che l'artista stesso rivolge a Dio durante la sua malattia. La febbre, che lo divora, lo porta a vagare con la memoria nei meandri del suo passato e a ricordare gli episodi che hanno segnato la sua vita: dall'infanzia nella bottega di tintore del padre alla decisione di prendere la strada della pittura, dall'amore con una cortigiana, alla nascita della sua primogenita ed erede artistica Marietta, al matrimonio, ai figli. Il presente si confonde con il tempo del ricordo, con frequenti flashback e anticipazioni che sono lasciate in sospeso, per essere riprese solo successivamente.
Il lavoro dell’autrice è basato su una dettagliata ricerca storica il cui ambiente è la Venezia dogale del ‘500, e sulla particolareggiata biografia del grande pittore Robusti. Un tomo di 413 pagine che mi ero ripromessa di leggere ma, spaventata dalla lunghezza del racconto, avevo sempre rimandato, fino a quando una scintilla (strana coincidenza, Tintoretto così chiamava la figlia Marietta!) mi ha suggerito di prendere in mano il libro e decidermi a leggerlo. Ne è valsa la pena. I miei omaggi a Melania Gaia Mazzucco per quest’opera che lo stesso Tintoretto avrebbe di certo applaudito.
Danila Oppio
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