SOTTO LO
SGUARDO DI TERESA
MARTIN、 NEO LAUREATA
Mentre
scrivo queste righe, oggi 19 ottobre 1997, ore 8.50, il sole romano,
stranamente primaverile, mi scalda affettuosamente. Vorrei fotografare lo
sguardo di Teresa sul loggione della Basilica, ma la gigantografia del
volto è troppo piena di riflessi.
Il biglietto
procuratomi da un caro confratello del Teresianum (Ia nostra Facoltà teologica)
di per sé sarebbe buono, in quanto il mio posto si trova sul sagrato destro
guardando la facciata, ma ho già davanti a me oltre una quindicina di file di
sedie saldamente occupate da chi mi ha preceduto.
Fosse tutto
dipeso da me, sarei già in prima fila, ma ho dovuto dir Messa alle 6.50 per le
Suore Domenicane presso cui alloggio, raggiungere quindi in bus il Teresianum,
dov'è parcheggiata la fida Uno delle Missioni per ricuperare tutto il mio
armamentario fotografico, e poi col cavallo di S. Francesco, rispolverando il
mio antico passo da bersagliere, portarmi sino a Piazza S. Pietro…
*
Caro Cupolone,
quando ti vedo, sempre mi si allarga il cuore. Mi sembra che tu sussurri
bonariamente: “Passano i regimi, ma io…rimango. E tu fa' come me: le cose,
guardale sempre dall'alto; così non ti farai mai invischiare dalle meschinità!”.
In
quest'intervallo (la funzione è fissata per le 10) possiamo goderci un
"Cantate Domino"in polifonia. Sbircio intanto la foto della mia
Santina: ora è proprio infotografabile, in quanto il sole l'abbaglia
tutta. Ma a me piace anche così. È davvero l'immagine dell'anima che, quando si
lascia completamente avvolgere dalla Grazia divina, perde in un certo senso la
sua fisionomia per far risaltare solo quella divina.
*
Alle 9 in punto inizia il ripasso dei canti che l'assemblea dovrà
eseguire durante la S. Messa. Non ho però afferrato il nome della Corale che
ora fa da sostegno.
Controllo
alla mia sinistra la situazione in Piazza S. Pietro. Tutta la parte attrezzata
di sedie sino all'obelisco è già colma; non posso comunque fotografarla
perchè contro luce. E dato che il sole picchietta la "pavimentazione
linda" di questa mia testa, ricavo
un berretto da un fazzolettino (rossastro per la verità)… Spero non abbia dato
adito ad insinuazioni politiche"!.
*
Al mio fianco sinistro, poco più avanti、 ci sono le sedie degli ambasciatori. Si vede che se la prendono comoda, in quanto sicuri
che nessuno soffierà loro il posto. Alle 9.15 soltanto in tre hanno fatto la
loro comparsa .
Vedo
purtroppo che le due fontane della piazza non mostrano il loro getto gioioso…
Mi sembrano tristi pertanto.
I solerti
uscieri vaticani rimandano cortesemente, ma decisamente indietro chi non ha il
biglietto per il sagrato. Pochi istanti fa ho sentito dalla viva voce dl uno
che sembra essere il loro capo: " Anche i Vescovi, non fateli passare di
qui; loro hanno già il loro posto riservato vicino aI Papa…". A quel punto
io ho detto ridendo ad un usciere :”Mi fa piacere veder che anche i Vescovi
debbano… rigare dritto!”.
*
Ora si
vedono arrivare le mogli di certi ambasciatori con l'impeccabile vestito nero.
Riesco intanto a sapere perchè tutte quelle file di sedie grigiorosse dietro
l'obelisco siano ancora rimaste vuote. Sono per la gente sprovvista del
biglietto d'ingresso (tra l’altro
gratuito): mi piace questa considerazione anche per i semplici turisti o gli
sprovveduti.
Io aspetto
sempre che il volto della Santina acquisti un minimo di fotografabilità. Il
Papa dovrei vederlo lateralmente da una trentina di metri di distanza. Per
fortuna posso contare su di un teleobiettivo da 115 millimetri, anche se rimane
sempre l'incertezza delIa cortesia di chi mi sta davanti. A volte infatti
qualcuno sale sulla sedia!
Mentre
stendo queste annotazioni, ripenso a tutte le mie Consorelle nipponiche che
idealmente rappresento, pur non rivestendo alcun incarico ufficiale. Mi
considero infatti un semplice Missionario in vacanza che, quando gira, pensa
sempre a quanti stanno…fermi! E mi sforzo pertanto d'imprestare occhi ed
orecchi: quest'articolo, corredato da opportune foto, dovrebbe consentir loro
una certa partecipazione.
*
Ora un
cantante esegue in francese una canzone che sembra rievocare testi della
Santina… Per me, organista della vecchia generazione, fa uno strano effetto
sentire l'accompagnamento delle chitarre in questo feudo della polifonia… Ma
ammetto anch'io che si debba parlare ai giovani con i loro stessi strumenti.
*
Se non si
levasse ogni tanto un fil di vento, starei già sudando, essendo l'abito marrone
una vera calamita dei raggi! Ora però certi suoni acuti dell'orchestrina mi
sembrano dei miagolii… Per fortuna subentra una voce femminile che, sempre in
francese, sembra alzare la temperatura
della folla in attesa. Continua intanto l'afflusso dei possessori di biglietto.
Probabilmente a chi ne è sprovvisto sarà consentito l'ingresso poco prima della
funzione. Un battimani saluta la fine del canto: segno che è piaciuto!
Guardo il
Cristo che sovrasta la facciata. La sua figura si staglia maestosa nel cielo
azzurro: m'ispira tanta sicurezza, pur nell'’alternarsi delle epoche!
*
La polifonia
sembra voler reclamare i suoi diritti. Pur non afferrandone le parole, sento
che il mottetto eseguito sa creare un'atmosfera di sacro raccoglimento. Anche
in questa piazza immensa mi ritrovo tutto solo come in una catacomba ove
risuonino voci di persone invisibili…
*
Mancano sei
minuti. Anche gli ambasciatori ormai si sono tutti accomodati. Due guardie
svizzere con le loro alabarde e sgargianti uniformi sostano immobili davanti
all'altare eretto sul sagrato.
*
Poco prima
dello scoccar delle 10 esce la processione. Un prolungato applauso saluta
l'apparizione dell'urna dorata con le reliquie della Santa; essa vien collocata
dinanzi all’altare. Si scorge ora il Papa, che sembra schiacciato più dai
malanni che dagli anni. Non lo vedevo da una quindicina d'anni… Fa molta fatica
a camminare e pare non aver nemmeno la forza di sollevare lo sguardo verso la
folla che applaude. Quando parla invece, si sente che ha ancora tanta forza!
*
Un
Cardinale sintetizza vita e messaggio della Santa. Dietro di lui riconosco il
nostro Postulatore uscente (P. Simeone) e quello attuale ( P. Ildefonso),
entrambi spagnoli. Il sole intanto sembra volermi consentire finalmente di
fotografare il volto dell'amata sorella, neo laureatasi alle 10.18 del mio
povero orologio!
Vedo ora
rinnovarsi un gesto profetico della Santa. Lei ha sempre amato lanciar petali
profumati verso l'ostensorio durante le processioni del Corpus Domini prima e
verso il Crocifisso del chiostrino del Carmelo di Lisieux poi…
Due
consorelle teresiane, di cui una di colore, forse a simboleggiare lo zelo
missionario di Teresa, lanciano petali sull'urna tra la commozione generale.
Davvero spendersi nel segreto solo apparentemente non ha senso… Ma per chi
conosce i tempi del Signore è l'unica tattica produttiva a lunghissimo
termine. A cent'anni di distanza il chicco marcito nel buio continua a sfornare
spighe rigogliose!
*
Il canto
della Messa degli Angeli viene alternato con la Cappella Sistina. Mi piace
questo gioioso scambio di binari tra i pedoni del canto ed i professionisti
della polifonia. Mi sento un umile pastore nella grotta di Betlemme: è così
bella la voce degli Angeli che volentieri scordo l'insignificanza della mia!
*
Il tono del
salmo responsoriale è molto brioso, grazie anche alla voce argentina del
giovane cantore. Scommetto che anche Teresa di lassù tenda l'orecchio, rapita
dalle audaci serpentine che sembrano voler scalare il cielo!
Teresa amava
il canto, anche se forse la sua voce non era delle migliori. Ma sapeva
scegliere bene la cantante per le sue poesie e rappresentazioni: la cugina
Maria, monaca anch'essa, divenne la sua esecutrice preferita.
*
Cara
Santina, ora il sole ti consente una pausa e pertanto provo a scattarti
un'ultima foto. Nel frattempo un coro polifonico russo (sembrano studenti di
teologia) ti allieta con un canto che, pur così lontano dalla nostra sensibilità,
riesce a creare l'effetto di una massa che canti in una steppa sconfinata…
*
Sono le
10.55 ed il Papa inizia la sua omelia. Benchè per me i microfoni di Piazza S.
Pietro siano i migliori del mondo in quanto in ogni angolo si possono percepire
tutte le parole, debbo solo incolpare il mio povero udito che viaggia a ridotto
numero di giri… Una mosca curiosa di leggere quanto velocemente annoto in
stampatello si viene ogni tanto a posare sulla penna e sulla mano.
Quando il Papa accenna al fatto che Teresa, pur non avendo frequentato
l’università, debba da oggi in poi fregiarsi del titolo di Dottore, un
fragoroso applauso lo interrompe.
Quest'omelia
del Papa conosce molti binari. Basta che azioni uno scambio perchè subito
dall’italiano passi al francese, salutato da un altro battimani. E debbo dire
che il tono della voce del Papa in francese fa credere che abbia qualche anno
in meno… Le stupende parole di Teresa sulla scoperta della sua vocazione
d’Amore nel cuore della Chiesa vengono salutate dagli applausi dei numerosi
francesi.
*
Guardo i
pini che sembrano spuntare dietro le statue del colonnato destro… Mi piace
questo ciuffo di verde che contrasta col bianco smorto del marmo.
In fondo,
verso Via della Conciliazione, rimangono ancora parecchie file di sedie vuote,
benchè ai lati si veda ancora parecchia gente in piedi. Sono forse turisti
occasionali che non intendono trattenersi a lungo.
Il traffico
dei bus in fondo alla piazza non disturba affatto, anzi sembra il sottofondo
gradito del mormorio di un ruscello montano… Solo le autoambulanze sembrano
stonare!
*
Alle 11.15
termina l'omelia. Osservo il Papa: senza il sostegno del pastorale sembra ancor
più incurvato… Ora la foto della Santina è quasi perfetta e si ha la netta
impressione che da qualsiasi parte la si guardi quel volto cerchi sempre solo
te!
Chissà se i
passeggeri dell'aviogetto, che ora ci sorvola, possono godere lo stupendo colpo
d'occhio di questa piazza gremita! Ricordo quando anni fa il mio aereo
proveniente da Singapore passò proprio sul Vaticano a bassa quota… Roma stava
ancora dormendo, ma lui – il Cupolone- era già sveglio e mi diede il benvenuto!
*
La risposta alle varie intenzioni della preghiera dei fedeli ( ora è
la volta del cinese e mi sembra davvero un gorgheggio di canarini! ) viene
sempre cantata in latino: "Adveniat regnum tuum!"”.
Al momento dell'offertorio a presentar al Papa il calice e la patena mi
sembrano una consorella di clausura ed una teresiana di colore, mentre la
Cappella Sistina ci riporta verso le alte sfere…
La Santina
deve aver pregato il vento di temperare i cocenti raggi del suo rivale, il
sole, e così ogni tanto si può respirare. Provo compassione per ambasciatori e
consorti coi loro vestiti neri e rimpiango la cappa bianca dimenticata nel comò
della mia celletta di Oita… Bisognerebbe davvero aver sempre una testa di
scorta quando si fanno i bagagli per il ritorno. Quante cose si dimenticano! Ma
arriverà pure il giorno che ci vedrà dimentichi della terra perché saremo
immersi nella luce eterna!
*
Durante il
canto del prefazio la voce del Papa è davvero tremante e le pause per
riprender fiato sono sempre più prolungate. Sembra quasi che non debba arrivare
alla fine… Ma questi è il Papa delle sorprese! E giunge anche per lui il
"sine fine dicentes". Dato che saremo noi a cantare il Sanctus, potrà
intanto schiarirsi la voce!
Al momento
della consacrazione del vino una fragranza d'incenso ci vien portata dal vento.
Ora è rimasto solo un angolino di vuoto nel posto riservato agli
sprovvisti di biglietto.
S'ode
lontano uno scampanio festoso. Siamo ormai alle 11.50 ed è chiaro che
quest'oggi l’Angelus papale non potrà rispettare le lancette… Ma per un
Dottorato così eccezionale si può anche spostare il…mezzogiorno!
*
Fa sempre
impressione cantare all'unisono in gregoriano il Pater noster in questa piazza così
vasta, vetrina di tutta l’umanità: la si vede vibrar d'una stessa fede!
Al momento
dello scambio fraterno di pace ripeto ad un anziano signore (lo si direbbe un
dignitario del Vaticano, a giudicar almeno dal collare aureo con le
"Chiavi del Regno") il saluto giapponese: “Shu no heiwa” (La pace del
Signore ).
Alle 11.58
ricevo anch’io il Signore eucaristico dalle mani di un mio compagno di teologia
(bisogna risalire agli anni 66/68 di Venezia): la Santina me l’ha fatto
nuovamente incontrare. Le nostre strade però hanno imboccato binari diversi:
mentre lui ha percorso i gradini dell'alta dirigenza nell'Ordine, il
sottoscritto ha bazzicato solo nelle…cucine della Missione!
*
Improvvisamente ripenso a quella comunione di Teresa il 16 luglio del
1897. A causa dei dolori acuti non aveva chiuso occhio tutta la notte... S'era
industriata allora di riempire quelle lunghe ore di solitudine, componendo una
poesia che servisse da preparazione alla comunione del mattino in infermeria.
"Tu, che conosci il
povero esser mio,
non temi d'abbassarti sino a
me…”
La cugina avrebbe poi cantato a mo’ di ringraziamento l'ultima strofa
della sua famosa poesia "Viver d’Amore"… Cara piccola sorella mia,
davvero può morir d'’Amore sol chi visse d'Amore!
*
Ora una voce francese ci fa risentire la ben nota pagina ove Teresa
elenca le sue molteplici vocazioni… Guardo il Papa: mi sembra notevolmente
sollevato ed il suo sguardo abbraccia più agevolmente tutta la piazza.
Distratto come sono, ho dimenticato di procurarmi un registratore, anche
se per la verità questo strumento non mi ha mai entusiasmato. Per me parlano
soprattutto gli occhi!
*
Alle 12.12
dopo l'orazione finale il Papa legge alcune considerazioni sulla Santina alla
luce dell'odierna Giornata Missionaria Mondiale. Passa quindi ai saluti nelle
varie lingue, cominciando naturalmente dal francese. I gruppi linguistici
menzionati rispondono con applausi. Quand’è la volta di noi italiani, riusciamo
a farci sentire con un semi…boato!
Mi rimane
particolarmente impresso l'invito che il Papa rivolge ai teologi delle
Università romane: "Fate tesoro di quest'insegnamento!".
*
Cara
Santina, sono ormai le 12.55 quando tutto finisce e come vorrei poterti mettere
sul capo il classico berrettino delle neo laureate!
Ti scatto
un'ultima foto… Ma la più bella me la porto nel cuore!
P. Nicola della Madonna del Carmine,
Missionario carmelitano scalzo in Giappone
Roma 19 ottobre 1997
E' quasi l'una di notte ma non sono riuscita a rimandare a domani di leggere questo commento sul Dottorato di Teresa del Bambino Gesù redatto dal nostro poeta Padre Nicola...il quale è riuscito a farmi vivere la sua esperienza come se io fossi la con Lui in quella piazza che tanto amo. zailla
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