La Vergine del Carmelo: nostra Sorella e Madre
Sfogliando il Carmelo Oggi, ho
letto con interesse l’Editoriale in prima pagina, di Padre Giorgio Rossi. Ha
dato una visione più ampia e chiara, riguardo alla Madonna del Carmelo, e
poiché dello scapolare ne abbiamo parlato a lungo, nell’Insieme degli scorsi
anni, vi propongo alcuni passi coinvolgenti.
“Nel prologo del suo libro Ascesa alla verità,
dedicato alla Madonna del Carmelo. Menton scrive: “…La Santa Vergine è venerata
come Patrona dei contemplativi”, soprattutto di quei contemplativi che cercano
di condividere con gli altri i frutti della loro contemplazione. Il fine dell’Ordine, fondato in suo onore, è
di far raggiungere ai suoi membri, sotto la di lei guida, le vette della
contemplazione mistica e di far conseguire ad altri questo stesso fine
attraverso la sua intercessione”.
Per saperne di più, vi consiglio di
leggere Il Carmelo Oggi - giugno-luglio 2015.Intanto incominciamo con
lo specificare che la Vergine non va adorata, essendo un aggettivo spettante
solo al Dio Uno e Trino. La Madonna va venerata,
ma non come si venerano i santi, sarebbe meglio dire: super-venerata. Il termine più indicato per lei è però quello
di BEATA.
Questa spiegazione è talmente vera ed esatta che Maria la conferma dicendo: “Ecco
che fin d’ora tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Chiamare beata Maria
equivale a esaltare con parole e gesti le meraviglie che Dio ha operato in Lei,
vale a dire venerarla: “Poiché grandi
cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome” (Luca 1,49).
Dal libro scritto da Padre Claudio Truzzi ocd, titolato “La devozione a Gesù e Maria” a pag. 58
troviamo nel capitolo Innamorati di Maria, quanto segue:
“La devozione a Maria è stata uno dei fili conduttori e caratteristici
del pontificato di San Giovanni Paolo II, il quale aveva scelto come motto del
suo ministero, l’espressione “Totus tuus”.
Il Papa
desiderò ardentemente che ogni credente potesse servirsi di Maria per giungere
più speditamente a Cristo. Maria è infatti “La
Stella del mare”, colei che nella navigazione della fede ci aiuta a virare
sempre verso Cristo”. Nello stesso libro, alla pag. 66, troviamo una
definizione ancora più bella. “TI saluto,
o piena di grazia…”L’angelo non l’ha chiamata col suo nome Maria. L’ha interpellata
col nome nuovo, dato da Dio: “piena di grazia”.Il termine greco è quasi
intraducibile kekharitomén. Possiamo dire: Colmata di grazia, Tu che hai avuto
il favore di Dio, Preferita da Dio, Tutta graziosa, Beneamata da Dio, insomma,
la Privilegiata, colei che è diventata l’oggetto dell’amore di Dio. Resta il
fatto che il nome nuovo, quello che possiede nel disegno di Dio, rimane un nome
misterioso e, fortunatamente, intraducibile. Così com’è misterioso e
inesprimibile l’Amore”.
Chi poi ha tanto bene cantato l’amore e la figura
della Vergine, se non il Sommo Vate? Dante, nel Paradiso - Canto XXXIII della Divina Commedia! Qui potete leggere la parafrasi di alcuni suoi
versi, poiché il testo originale potrebbe risultare di non facile comprensione.
“Vergine
Madre, figlia del tuo stesso figlio,
umile
ma glorificata più di ogni altra creatura,
termine fermo della
Sapienza eterna,
tu sei colei che
nobilitò a tal punto
la natura umana,
che Colui che la creò
non disdegnò di
diventare anch’Egli creatura.
Nel tuo ventre si
riaccese l’amore
grazie al cui
calore è germogliato
questo fiore nell’eterna
beatitudine.
Qui sei per
noi fiaccola ardente
di carità
e, giù tra i mortali,
sei fontana inesauribile
di speranza….
…dall’Amor che muove il sole e le altre stelle.
Dante Alighieri
Desidero ricordare che
lo scapolare non è un amuleto scaramantico, ma un modo per sentire accanto a
noi la presenza della Vergine, che ci ha promesso di accompagnarci ogni giorno,
sulla Terra, per poi condurci al Figlio, in Paradiso.
Buona festa del Carmine!
Danila Oppio ocds
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