AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

sabato 26 luglio 2025

TU CHIAMALE SE VUOI, EMOZIONI. DAL SAHEL ALL'OCCIDENTE di Padre MAURO ARMANINO

 Tu chiamale se vuoi, emozioni.

 Dal Sahel all’occidente

Ogni volta mi dico che è l’ultima. L’ultima missione, l’ultimo Paese e l’ultimo popolo da lasciare. La storia si ripete e, senza saperlo o volerlo, cado nella stessa trappola. Si parte per un tempo, si vorrebbe e dovrebbe rimanere per sempre e poi, al solito, si torna. C’è una partenza in senso inverso. Dall’italico occidente al Sahel, dal Porto Antico di Genova alla porzione di Sahel riservata al Niger. Dalla sponda del Mediterraneo alla sponda del Sahara per un viaggio durato quattordici anni e qualche mese. Si passa, nel frattempo, dal Paese stampato sulla cartina geografica e dai confini ben definiti al Paese reale. Le strade, i volti, le storie di sabbia e i nomi di vento si mescolano come solo la polvere sa fare con consumata maestria. Ogni volta mi dico che è l’ultima e, senza capirlo, si rende recidiva.

Fuggitivo, disertore, traditore, mercante, mercenario e allo stesso tempo creatura di sabbia attraversato dall’unica fragilità che accomuna gli umani che si chiama vita. I ricordi delle persone seppellite nel cimitero cristiano di Niamey. Ogni volta lo stesso pensiero che si affaccia alla mente perché una parte di me rimane in quella terra benedetta dalle lacrime di coloro che rimangono. Migranti con un nome imprestato dal destino, bambini che partono ancora prima di aver cominciato il viaggio e alcuni rifugiati che scoprono nella sabbia del camposanto la penultima dimora che, senza saperlo, cercavano. Nelle valigie di ritorno c’è tutto e non c’è nulla di quanto vissuto, amato, tradito e, in questo caso, abbandonato. Si affacciano alla memoria le parole che si avventurano nel deserto.

Quanto è cambiato degli occhi e dello sguardo, nel frattempo, degli avvenimenti che accadono, passano, permangono e sono pronti a riapparire alla prima occasione propizia. Il passato non si accumula ma si seleziona e si organizza nella memoria del vissuto che si scava nei volti che indicano il cammino da seguire. ‘Se hace camino al andar’, camminando si scopre la via, scriveva Antonio Machado nell’altro millennio di un altro continente. Ci sono infatti ferite che non dovrebbero mai essere guarite perché solo aperte tengono desta l’attenzione ai protagonisti del transito in questo Paese e cioè i poveri. Inventano la storia che nessuno legge e raccontano storie che pochi ascoltano. Eppure, proprio e solo in loro scorre l’unica e decisiva trasformazione del mondo. 

Le centinaia di migranti dalle avventure inverosimili, le comunità cristiane perseguitate, le chiese bruciate, il rapimento e la lunga prigionia dell’amico Pierluigi Maccalli, l’insicurezza per i contadini dei villaggi, il golpe dei militari e la retorica di una sovranità nazionale ad uso e consumo del potere. Le decine di dibattiti pubblici e l’amicizia con alcuni militanti della società civile che non si è fatta espropriare. Il cammino imprevedibile con una comunità di periferia e infine la nostalgia del tempo che, sostengono in molti, è il secondo nome di Dio. Soprattutto però il privilegio di guardare la realtà dal sud, dalla Grande Periferia del mondo. Sono luoghi di verità che non permettono alle ferite di rimarginarsi col rischio di dimenticare il silenzioso grido dei poveri.


Padre GIGI MACCALLI con Padre MAURO ARMANINO 

Si parte dal sud, senza sapere se il net funziona, quando ci sarà prossimo blackout, l’appuntamento mancato senza dire nulla, lo stupore della pioggia, gli asini re della strada e i semafori a stagioni coi bambini da ogni parte si cammini e l’eleganza dei poveri nei giorni di festa. Ogni volta mi dico che è l’ultima e allora parto e poi cado nella trappola che la sabbia sapientemente nasconde. Torno soprattutto col NO che l’amico e compagno di viaggio Moussa Tchangari, attore storico della società civile di Niamey, ha ripetuto a chi voleva accaparrarne l’adesione al sistema. Si trova in galera dal 3 dicembre dell’anno scorso con le mani nude e libere di scrivere l’unica parola per la quale si può dare anche la vita. Si tratta della dignità che nessuno potrà rubargli e che, con riconoscenza, ho deposto nel mio bagaglio di ritorno.


Ho raccontato la mia storia di perdono al Papa...Padre Maccalli con Papa Francesco



                 Mauro Armanino, Niamey, luglio 2025


martedì 22 luglio 2025

La chiesetta carmelitana a Brusson (Val D'Aosta)

 Ringrazio Alessandra Giusti per le foto che mi ha inviato scattate nell'interno della Chiesetta Carmelitana a Brusson. Gliene sono molto grata!"





Bellissimo luogo sacro, dedicato a Nostra Signora del Carmelo.

CICLO SUL PROFETA ELIA - PARTE SECONDA - foto e didascalie poetiche di padre NICOLA GALENO OCD

 






sabato 19 luglio 2025

I MIRAGGI DEL SAHEL di Padre MAURO ARMANINO

I miraggi del Sahel

In senso proprio il miraggio è un fenomeno ottico che si verifica, in condizioni particolari, su ampie superfici piane, per cui è visibile l’immagine di oggetti lontani, apparentemente riflessi in una distesa liquida posta in basso o che sembra galleggiare in alto. In senso figurato il miraggio si presenta come una prospettiva tanto allettante quanto ingannevole, qualcosa di illusorio, un sogno irraggiungibile e irreale. Entrambi i sensi della parola miraggio sono attualizzati nell’affascinante e complesso spazio saheliano. I migranti, commercianti e contrabbandieri trasfrontalieri che attraversano, spesso senza ritorno le zone desertiche, fanno esperienza del senso proprio. Si possono notare in lontananza sorgenti d’acqua, laghi e fiumi inesistenti. Il resto dei popoli del Sahel, invece, incappano spesso e volentieri nel senso figurato del termine. Le promesse di sicurezza, benessere, giustizia e buon governo si rivelano come effimere illusioni, sostenute e nutrite da un’efficace propaganda totalitaria.

In un non lontano passato si sentiva il sordo e inconfondibile tuono dei ‘Mirages’, i Miraggi, ben noti caccia francesi all’opera nel Sahel. Al momento sono i droni che operano nel silenzio e, dopo la cacciata dei militari francesi, altri sono i militari sul posto. Noti o meno noti si trovano i mercenari russi del gruppo Africa Korps, soldati cinesi per evitare problemi all’oleodotto di loro proprietà, mercenari turchi e qualche centinaio di militari italiani ufficialmente adibiti all’addestramento degli omologhi nigerini. Sullo sfondo permane comunque la collaborazione mai rinnegata con le forze statunitensi che, tra l’altro hanno formato alcuni dei militari che hanno preso parte all’ultimo colpo di stato. La promessa di debellare in tempi rapidi le varie formazioni dei gruppi armati di ispirazione ‘djihadista’ si è gradualmente rivelata un tragico miraggio che continua a sfornare vittime, militari e civili nello spazio saheliano. I cimiteri e i lutti nazionali non si danno tregua alcuna.

Le bandiere dei tre Paesi federati del Sahel centrale, Niger, Burkina Faso e Mali, così numerose e fiammanti dei giorni del golpe e nelle varie tappe di costituzione dell’Alleanza degli Stati del Sahel, AES, sono sbiadite, sfilacciate o dimenticate alle rotonde della capitale. Persino i tricicli che, numerosi, esibivano con fierezza la bandiera nazionale, si trovano adesso oberati di mercanzie, passeggeri e animali da macello. La promessa e l’ambizione di una rapida, totale e radicale sovranità nazionale, autentico ‘mantra’ dei regimi militari dei Paesi citati, lasciano gradualmente il posto allo smarrimento, allo sconcerto e la disillusione del quotidiano, molto più complesso del previsto. Da un paio di mesi i funzionari statali non ricevono il salario, i prezzi elevati dei prodotti di consumo di base e l’ostinata chiusura della frontiera col confinante Benin, hanno trasformato il tutto in un miraggio senza limiti. La demolizione, infine, di negozi, abitazioni e laboratori informali, ha completato il disastro sociale.

Malgrado le retoriche panafricaniste, monetariste e antimperialiste dei Paesi in questione, il miraggio dell’Occidente non si è spento e sono ormai migliaia i migranti e richiedenti asilo ‘parcheggiati’ in insufficienti centri di accoglienza e di transito. Le espulsioni sistematiche e disumane dei militari algerini, tunisini e le milizie libiche non lasciano scampo a coloro che si trasformano in ostaggi di un sistema di compravendita umana. L’isolamento diplomatico ed economico del regime che ha chiuso i conti con numerose organizzazioni internazionali, ha comportato una brusca riduzione degli aiuti esteriori. Persino ‘potenze umanitarie’ come l’Alto Commissariato per i Rifugiati e l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, delle Nazioni Unite, sono in difficoltà finanziaria con ricadute drammatiche su migranti, richiedenti asilo e rifugiati. L’illusione di gestire con umanità questi movimenti di persone si rivela una missione impossibile. Il Paese ospita migliaia di sfollati interni.


Per convertire i miraggi non c’è terapia migliore della realtà che com’è noto è sovversiva. Chiamare le cose col loro vero nome è un gesto rivoluzionario, scriveva Rosa Luxemburg, filosofa socialista.

                         Mauro Armanino, Niamey, luglio 2025

sabato 12 luglio 2025

QUANDO L'IPOCRISIA E' AL POTERE di Padre MAURO ARMANINO

 




"Rappresenta  il messaggio insito nel dipinto: giustizia e pace si baceranno c'è scritto nel Salmo 84 .L'abbraccio ed il bacio tra Maria, madre di Gesù ed Elisabetta, madre di Giovanni Battista, è stato splendidamente raffigurato dal pittore francese Arcabas, da tutti riconosciuto come il maestro dell'arte sacra contemporanea 

Quando l’ipocrisia è al potere


Tutto o quasi assomiglia ad una grande finzione ben orchestrata.’Fingere’ è infatti l’etimologia greca della parola ipocrisia come atteggiamento con cui si ‘finge’ di avere sentimenti, opinioni, virtù morali che in realtà non ci abitano. Ciò per trarre in inganno gli altri sulle proprie reali intenzioni e trarne i benefici. Ci si spaccia dunque per benefattori, salvatori della patria, onesti fautori del bene comune, politici integerrimi e incorruttibili e soprattutto venditori di fugaci promesse di rinnovamento, rifondazione o novità. Non raramente si prende Dio come garante o ostaggio di quanto affermato dietro giuramento. Dalle parole mercenarie, svendute o, banalmente, manipolate, nasce l’ipocrisia.
Nel Sahel abbiamo la sabbia e la polvere che da essa è generata. La polvere si deposita nottetempo oppure nei momenti e luoghi meno opportuni. Si infiltra sorniona o, più raramente, domanda il permesso prima di entrare per accomodarsi nelle case e nelle cose. Si adagia e adatta ad ogni superficie e circostanza. A modo suo la polvere è democratica perchè non fa differenze di classe, religione o genere. Non è politicamente corretta perché assume un ruolo destabilizzante tanto nei regimi civili che in quelli militari. Ricorda agli imperi, alle diplomazie e agli strateghi che prima o poi dovranno fare i conti con lei. La polvere è il colore delle civiltà, della barbarie e dell’ipocrisia.
L’ipocrisia è l’applicazione e l’estensione della polvere alla vita personale, sociale e politica. Polvere e ipocrisia vanno assieme e si completano in una secolare complicità. Affinità elettive potremmo dire perchè un elemento abbisogna dell’altro per portare a compimento la propria peculiare identità. Ci sono infatti le grandi ipocrisie, le finzioni, le farse che si sviluppano nella diplomazia tra Paesi, nelle istituzioni internazionali, nell’uso della giustizia a seconda delle convenienze del momento. I premi Nobel per la pace affidati a guerrafondai, le guerre umanitarie e le giustificazioni per usare le armi contro inermi popolazioni civili. Non si tratta che di ipocrisie che la polvere copre di legittimità.
Arriviamo alle finzioni che, essendosi installate nella durata, sono state naturalizzate. In questo particolare ambito vanno inseriti buona parte dei politici, dei religiosi e degli intellettuali. Mentire, che non è una delle forme per applicare l’ipocrisia, non desta scandalo, stupore o sconcerto perché, com’è noto, le loro promesse impegnano solo chi le ascolta. I mezzi di comunicazione, con qualche lodevole eccezione, appartengono al settore citato perchè ciò che si comunica sarà funzionale al sistema che li finanzia. Inutile il codice deontologico che obbliga a cercare e trasmettere la verità.
Il sistema sanitario internazionale, di cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità è l‘espressione, non fa che confermare tristemente quanto appena rilevato. Chi finanzia questo ente onusiano ha il diritto e dovere di imprimere i finti orientamenti che organizzano i ‘loro’ interessi globali. Il sistema capitalista è nato dalla drammatica ipocrisia chiamata sfruttamento e così pure le ideologie che nel frattempo hanno dilaniato il mondo di guerre. Il nazionalismo, nelle sue diverse varianti, nasce e si perpetua con finzioni che continuano a mietere vittime e inneggiano agli eroi, morti con onore.
La grande ipocrisia e quella particolare non potrebbero vedere la luce senza le finzioni quotidiane che, in maniera capillare, attraversano persone, relazioni umane e la struttura sociale nel suo insieme. Parole, scelte, giudizi e azioni nella vita diaria, così come la polvere di cui sopra, sono spesso marcati da ‘micro-ipocrisie’ alle quali non si dà più importanza tanto sono parte del paesaggio. L’abbandono dei valori che reggono la democrazia, la censura della dimensione spirituale della persona, la riduzione di tutto e tutti a beni commerciali, costituiscono e perpetuano il quotidiano tradimento della non negoziabile dignità umana. Questo ed altro non sono che forme di ipocrisia.
Rovesciare il potere dell’ipocrisia non è difficile come si crede. Basta lasciar soffiare fratello vento di verità che, cominciando dalle parole, inventa un mondo libero dove pace e giustizia si baciano.

     Mauro Armanino, Niamey, luglio 2025


BENVENUTO|

Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi