AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

sabato 16 agosto 2025

ASSEDIATI E ASSEDIANTI A NORD DEL SAHEL di Padre MAURO ARMANINO

                     Assediati e assedianti a nord del Sahel


Non ci sono assediati senza assedianti. L’uno e l’altro vanno assieme e non è sempre agevole definire i confini tra le due complementari realtà. Se qualcuno ha letto la storia umana come lotta di classe si potrebbe anche interpretarla come antagonismo tra oppressi e oppressori o allora tra assediati e, appunto, assedianti. Il recente ed ennesimo dramma che proprio in questi giorni ha contribuito ad allungare la lista dei morti nel mare Mediterraneo di Lampedusa, ne rende difficile se non impossibile la determinazione.


 Chi, in questo caso erano gli assediati o gli assedianti rimane una questione aperta secondo da quale punto di vista si legga la vicenda e si usino le parole per descriverla. A nord del Sahel c’è il deserto del Sahara, il Maghreb, il Mediterraneo come ‘Mare Nostro’ e poi le prime avvisaglie dell’Europa meridionale. Chi assedia e chi è assediato è da precisare o scongiurare ogni volta.
L’assedio è inteso come un’operazione di accerchiamento di un luogo per impedirne l’uscita o l’accesso. E’ il caso di numerosi villaggi e città nel Sahel centrale come in altre regioni del continente. Sono letteralmente accerchiati da gruppi armati di matrice ‘djhadista’ spesso gemellati col banditismo che punta all’accaparramento di beni, risorse, armi e droga. In questi casi tutto si complica soprattutto per la penuria dei beni di prima necessità e, in specie per una parte dei giovani, l’adesione ai gruppi armati diventa uno dei modi possibili per sopravvivere. L’assedio si impone come una forma particolare di violenza dove la presenza dello stato brilla per la sua assenza. Applicato talvolta per anni è in grado di mutare la vita economica, sociale e politica di intere porzioni del Continente. A volte assediati e assedianti sembrano declinarsi con contorni ben definiti.
Attorno allo stesso Mediterraneo si trova l’altro e innominabile dramma della terra di Gaza, in Palestina-Israele. Assediati e assedianti, ancora loro, sembrano definirsi agevolmente, se vogliamo essere onesti con la realtà, per chi incarna l’uno o l’altro. La citazione di Marek Edelman, 


uno dei capi resistenti, assediati nel ghetto ebreo di Varsavia dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale è illuminante. David Rosenberg, in un discorso del 2017 conclude con le parole di Edelman, dichiarato persona non grata in Israele. Egli testualmente affermava...’ Noi combattiamo per la dignità e la libertà. Non per un territorio o un’identità nazionale...essere ebreo significa stare sempre dalla parte degli oppressi e mai con gli oppressori’. L’assediato può trasformarsi nel tempo e secondo le circostanze in assediante e chi era perseguitato in persecutore. 
Queste ben conosciute mutazioni attraversano la nostra storia personale e collettiva. L’Europa da continente ‘migrante’ si è gradualmente tradotto in terra di destinazione per immigrati. In Italia, tra il 1876 e il 1915, la ‘grande emigrazione’, sono partiti circa 30 milioni di connazionali, in parte poi rientrati in patria. L’Europa dichiarata in stato di ‘assedio’ da parte di forze politiche che trescano e fomentano la paura trai cittadini era la stessa che ‘assediava’ altri continenti, per lavoro e soprattutto col colonialismo. La frontiera tra assediato ed assediante è labile e attraversa ogni persona, società e civiltà. Esattamente come quella tra oppresso e oppressore, colonizzato e colonizzatore perché, ricordava il Martinicano naturalizzato algerino Frantz Fanon, nel colonizzato si nasconde il colonizzatore. 


Per questo c’è chi sceglie di stare sempre e in ogni caso dalla parte degli oppressi.


Statua dei migranti


15 agosto 2025 Festa dell'Assunta


15 agosto 2025 Festa dell'Assunta


 Mauro Armanino, Casarza Ligure, agosto 2025

martedì 12 agosto 2025

Ciclo sul 90° compleanno di P. Cipriano Bontacchio a Kanazawa e memoria del padre Cipriano recentemente tornato al Padre. immagini e didascalie poetiche di Padre NICOLA GALENO OCD

Chiedo una fraterna preghiera di suffragio per il penultimo missionario carmelitano rimasto in Giappone.  PN


訃報

悲しいお知らせです。

チプリアーノ神父が8月10日午後11時に大手町病院で亡くなりました。

享年90歳でした。

通夜:8月15日午後18時

葬儀:8月16日午後0時


先ほど事務員から知らせが来ました。教会からの正式な通知はまだ出ていません。

チプリアーノ神父が生涯を日本での宣教に心血を注ぎ、

多くの日本人を信仰に導いてくださったことに

心からの敬意と感謝を申し上げたいと思います。


Carissimo Padre Nicola

Triste notizia!

Padre Cipriano è mancato all'ospedale Otemachi alle 23:00 dell'11 agosto.

Aveva 90 anni.

Veglia: 15 agosto, ore 18:00

Funerale: 16 agosto, ore 12:00


Ho appena ricevuto la notizia dal clero. Non è ancora stata emessa alcuna comunicazione ufficiale dalla chiesa.

Vorremmo esprimere il nostro sincero rispetto e la nostra gratitudine a Padre Cipriano per aver dedicato la sua vita all'opera missionaria in Giappone e per aver guidato molti giapponesi alla fede.


Kazuko Yasuda












sabato 9 agosto 2025

PER CHI SUONA LA CAMPANA DOPO TRE ANNI di PADRE MAURO ARMANINO



Parrocchia di San Michele Arcangelo a Casarza Ligure

Per chi suona la campana dopo tre anni

A Niamey, capitale del Niger, gli altoparlanti delle numerose moschee diffondevano la voce imperiosa e inesorabile dell’invito alla preghiera. Era ormai parte del paesaggio e solo le intempestive interruzioni di corrente elettrica creavano un inedito silenzio nei quartieri della città. Le campane invece no. Pur presenti, spesso in modo clandestino, nelle chiese e alcuni templi, non erano suonate per evitare comprensibili problemi dopo gli avvenimenti del 2015. In quel frangente varie decine di chiese e luoghi di preghiera erano andati distrutti per opera di centinaia di giovani e bambini aizzati e guidati da adulti. C’era stato l’affare Charlie Hebdo in Francia, la caricatura del profeta dell’Islam e una situazione politica interna che, assieme, avevano prodotto la prima grande divisione religiosa nel Paese.
Di ritorno dopo tre anni dal Niger ho avuto modo di riassaporare l’ingenuo e quasi dimenticato suono delle campane che scandivano le ore del giorno. Un richiamo esigente al senso del tempo che, diceva qualcuno, non è altro che il secondo nome di Dio. Chi lavora nei campi sa quando è l’ora di tornare a casa e chi invece si trova in strada si dovrebbe domandare che sta facendo del tempo a lui concesso. In effetti, com’è noto, le campane erano il sistema di comunicazione più immediato per il popolo. La segnalazione delle feste e di avvenimenti drammatici come incendi o altre calamità, si inframezza coi rintocchi mesti e cadenzati che annunciano il decesso di qualcuno. I rintocchi, ben conosciuti dagli anziani, sono chiamati ‘agonia’, da agone, lotta della vita col transito nelle braccia di sorella morte.
Il numero dei rintocchi può variare a seconda si tratti di una donna o un uomo e l’annuncio del decesso diventa immediatamente di patrimonio pubblico. Non c’erano nascite o morti private nel tempo delle campane per via della dimensione comunitaria e dunque politica, ecclesiale, popolare, della morte. Giorno natalizio era chiamato quel giorno, ‘die natalis’ perché si nasceva, così si crede e spera, alla vita definitiva della patria lontana e vicina ad un tempo. Le campane tornano a suonare quando il corpo del defunto raggiunge la chiesa dove si celebra il funerale e in seguito la sepoltura nel cimitero, spesso adiacente. A ben pensarci si tratta di un privilegio inaudito e al quale si è forse fatta l’abitudine. Per buona parte degli umani non c’è campana, sepoltura e neppure il lutto dei famigliari.
Migranti, richiedenti asilo, rifugiati, avventurieri, corpi dilaniati da mine personali, bombe studiate per ferire il più possibile che, nei deserti, mari e le innumerevoli frontiere innalzate nel frattempo, non avranno neppure un nome da trasmettere a coloro che verranno. Le famiglie non sapranno forse mai dove e come il figlio, il fratello, il padre o la sorella, avranno terminato il loro viaggio. Nè l’altoparlante e la voce del ‘muezzin’, persona addetta della moschea, ne il greve rintocco delle campane avranno accompagnato l’ultimo e tragico transito dell’effimera eterna dimora.



a 8o anni di distanza dalla bomba atomica a Nagasaki e Hiroshima

A ottant’anni di distanza, il passato nove agosto, hanno suonato per la prima volta le campane nella cattedrale di Nagasaki, alle 11 e 4 minuti, ora esatta dello sganciamento della seconda bomba atomica. Domenica prossima le campane suoneranno a festa per celebrare e risorgere con la pace dimenticata.

        Mauro Armanino, Casarza Ligure agosto 2025 

venerdì 8 agosto 2025

CICLO SUL PITTORE ORTOLANO GIOVANNI BATTISTA BENVENUTI (1485-1525) didascalie poetiche di Padre NICOLA GALENO OCD

Tutte le volte che dalla finestra guardo

 il nostro lussureggiante orto conventuale 

non posso non pensare

ad un certo Ortolano ferrarese... PN

















BENVENUTO|

Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi