AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

sabato 29 luglio 2023

IL COLLEZIONISTA DI SABBIA di Padre MAURO ARMANINO

 


                         Il collezionista di sabbia

C’è chi collezionava francobolli, quando le poste erano ancora come Dio comanda e chi colleziona etichette, tappi di bottiglie, farfalle, cartoline d’epoca, cellulari, magliette o semplicemente medaglie ricordo. Noi nel Niger, invece, collezioniamo sabbia. Quella delle strade che ci giunge fresca dal deserto col vento e che, dopo la pioggia, si infiltra dappertutto senza ritegno. C’è quella dei cortili, dei fiume Niger e degli affluenti, quella dei campi e quella dei deserti … la sabbia che cambia i suoi colori e la consistenza secondo il luogo e il momento. La sabbia è mobile, fragile, resistente, insistente, resiliente, migrante, richiedente asilo, sfollata, perduta e ritrovata dove meno la si aspetta. Anche la politica del nostro paese è di sabbia.

Qui collezioniamo anche i colpi di stato o i tentativi di compierlo. Dall’anno dell’indipendenza, nel 1960, sono almeno cinque gli effettuati senza contare i tentativi reali o immaginari di destabilizzazione istituzionale da parte dei militari. L’ultimo della serie, ancora in atto e senza una conclusione accertata, attende il proprio compimento. In effetti tra la politica e la sabbia ci sono attinenze, complicità, accordi, connessioni e financo interdipendenze. Le caratteristiche sopra enunciate della sabbia sono pure riferibili alla politica del Paese e forse dell’intero Sahel. Il pregio di questa realtà è che svela quanto altrove invece si nasconde. Voi lontani e stranieri, fareste meglio a non fidarvi, non siamo ancora l’oasi di stabilità attesa.

Dalle nostre parti, almeno, siamo coscienti dei nostri limiti e possibilità mentre altrove si finge che la democrazia sia inossidabile, granitica, immutabile e scontata. Qui, invece, la nostra sa bene di essere sabbiosa, precaria, adattabile, manovrabile e funzionale agli interessi di arrivisti del momento. Lo assumiamo come un dato di fatto e per questo, ad intervalli regolari, rimettiamo il gioco democratico alla linea di ripartenza per un’altra tornata che si sa d’anticipo, limitata nel tempo e nello spazio. Cose come i partiti, smantellati col loro consenso, la società civile, comprata e svenduta a piacimento e gli intellettuali, membri onorari del campo dei vincitori, fanno sì che l’ambito politico sia sparito, liquidato, confiscato.

Rimane allora lo spazio per i venditori di sabbia. L’organo scritto ufficiale del partito di governo, la cui sede di Niamey è stata bruciata proprio ieri, il noto ‘Sahel Dimanche’, riporta la notizia che alcuni giovani scolari si danno alla vendita di sabbia e di ghiaia. In effetti alcuni studenti poco abbienti, onde preparare il prossimo rientro scolastico, fanno all’antica e cioè spalano sabbia e poi la vendono con carrette tirate da asini agli autisti di passaggio. Dall’impresa si possono ricavare tra 2.500 e 4.000 franchi locali al giorno (da 4 a 6 euro). La politica del Paese potrebbe ispirarsi da questa onesta attività lavorativa. In attesa di scoprire come si muoverà il presidente del Comitato Nazionale per la Salvaguardia della Patria, CNPS, carretti, asini e anche tricicli motorizzati, appaiono come punti di riferimento per una nuova politica, appunto, di sabbia.

                    Mauro Armanino, Niamey, 28 luglio 2023

mercoledì 26 luglio 2023

L'IMMACOLATA CON S. ANNA E S. GIOCCHINO - lirica di P. NICOLA GALENO OCD


 Cogliamo l'occasione per augurare buon onomastico  a tutte coloro che  portano  il nome di Anna e a coloro che si chiamano Gioacchino

sabato 22 luglio 2023

ELOGIO DELLE RESISTENZE, IMPROVVISATE, DEL SAHEL di Padre MAURO ARMANINO

 



 Elogio delle resistenze, improvvisate, del Sahel       

Era da tempo che non accadeva a Niamey. Senza avvisare il temporale di sabbia ha colorato il cielo di oscurità rossastra e, per qualche minuto, la capitale è stata invasa dal buio. Solo la pioggia, caduta abbondante, ha riportato la normalità. Sono cose che succedono nel Sahel dove, per la gente comune, la pioggia forte porta con sé insicurezza e timore in città. In campagna, invece, i contadini che avevano già seminato il miglio, già seccato nel frattempo, ritrovano la speranza di riseminare le preziose sementi che consentiranno loro di sperare il futuro. In città si allagano le zona basse e le strade, tassativamente senza canali di scolo, aspettano il riapparire del sole per tornare agili e funzionali. La pioggia non fa dimenticare che se lontano si brucia il corano è forse qui vicino che si paga il prezzo dell’imprevedibile gesto compiuto. 

I semafori che funzionano meglio, nei crocevia, sono quelli che non si accendono. Ognuno sa come e dove passare e, di fatto, non si formano le code che invece sono inevitabili quando i semafori sono in buona salute. Si costruiscono le case dove si può e le scuole per i ricchi sono ben conservate mentre per i poveri bastano quelle di fango e di paglia che brucia nella stagione secca. I banchetti di vendita si susseguono senza apparente logica lungo le strade e così le attività dei piccoli commerci le cui insegne, spesso accompagnate da disegni o proverbi, compaiono e spariscono la settimana seguente. Non parliamo del lavoro fisso che, pure qui, a parte l’amministrazione e i politici, è del tutto infondato. Solo quello informale permette alla stragrande maggioranza della popolazione di non essere inghiottita dalla miseria.

Se resistere fa rima con esistere è perché da queste parti, malgrado i reiterati tentativi di organizzare gli stati come le neocolonie vorrebbero, si fanno strada i militari, i commercianti e gli occasionali salvatori della Patria. In realtà, come sempre e dappertutto, si tratta della cattura del potere e allora le r-esistenze del Sahel sconfinano con l’organizzata anarchia di cui, il socialista ‘utopista’ francese  Pierre-Joseph Proudhon, scrisse a suo tempo … ’ Essere governati significa essere, in ogni operazione, in ogni transazione, in ogni movimento, annotati, registrati, contati, valutati, timbrati, quotati, brevettati, concessi in licenza, autorizzati, postillati, ammoniti, impediti, riformati, rettificati, corretti … da esseri che non hanno né titolo, né scienza, né virtù’. Non sarà facile mettere in riga questa imprevedibile porzione d’Africa!

Nel frattempo, a Niamey risale la temperatura, la circolazione riprende i livelli normali del venerdì, giorno di preghiera e di elemosina per i poveri che si avvicinano ai luoghi di culto. Grazie a loro ci si guadagna il paradiso.

              Mauro Armanino, Niamey, 21 luglio 2023


sabato 15 luglio 2023

GLI ULTIMI DELLA CLASSE E I FABBRICANTI DI UTOPIE di Padre MAURO ARMANINO

Gli ultimi della classe e i fabbricanti di utopie

Siamo sempre e ancora gli ultimi della classe. Lo attesta il rapporto appena pubblicato dalle Nazioni Unite sulla povertà multidimensionale. Il documento descrive come la gente vive la povertà nei vari aspetti della vita quotidiana. L’accesso all’educazione, la sanità e il livello di vita che include l’alloggio, l’acqua potabile e i servizi igienico-sanitari sono gli elementi presi in considerazione per stilare l’indice. Secondo il comunicato 1,1 miliardi di persone sui 6,1 censiti vivono in povertà multidimensionale acuta in 110 Paesi. Nell’Africa sub sahariana sono 534 milioni e nell’Asia del Sud 389 milioni: circa cinque persone su sei sono povere. Malgrado le promesse, gli aiuti internazionali, il paradiso umanitario per le Nazioni Unite, le Ong, le associazioni, i viaggi all’estero del presidente della Repubblica e il nuovo inno nazionale, il Niger è confermato buon ultimo nei numerosi grafici e numeri del rapporto citato. Eppure, il Paese è elogiato.

Il Paese si arma, riarma e riceve armi dappertutto. Di recente l’Egitto, ben nota democrazia applicata al popolo, ha fatto dono di armi e istruttori che si aggiungono a quelli francesi, tedeschi, italiani e, naturalmente, americani. La guerra è contro i denominati gruppi armati terroristi che, soprattutto nella zona delle tre frontiere, Niger, Burkina Faso e Mali, occupano ormai porzioni importanti di territorio. Ciò ha provocato l’esodo di centinaia di migliaia di persone, all’interno e all’esterno del proprio Paese con sofferenze inenarrabili. Tutto ciò accade anche e soprattutto perché questi Paesi, con la presumibile complicità di attori esterni, hanno perso l’unica battaglia che bisognava vincere: quella contro la miseria. Non mancano le analisi e neppure gli esperti che fioccano per gli inevitabili incontri di vertice e neppure le visite dei diplomatici che, specie nel caso del Niger, lodano la democratica stabilità del Paese e danno aiuti.

I bambini di meno di 18 anni rappresentano la metà delle persone povere della povertà multidimensionale (566 milioni). Il tasso di povertà dei bambini è del 27,7 per cento mentre per gli adulti è del 13,4 per cento. Proprio come per il capitalismo nascente dove i bambini erano sfruttati per la ben nota ‘accumulazione primitiva’ del capitale. Ancora oggi, e non solo in Africa, i bambini sono regolarmente sfruttati perché il capitalismo internazionale continui a funzionare bene, per i pochi a capo del sistema. D’altra parte, com’è noto, si conferma che la povertà è più accentuata nelle zone rurali che in quelle urbane, in tutte le zone del mondo. Il rapporto, naturalmente, non menziona i rifugiati, gli sfollati interni, i migranti e i nomadi transumanti che, nel vasto Sahel, costituiscono una porzione importante della popolazione. Sfugge, al documento sulla povertà multidimensionale, la crescente violenza alle frontiere e alla democrazia reale.

Ancora e sempre l’Africa sub sahariana e il nostro Niger accomodato all’ultimo posto della classifica della povertà multidimensionale delle Nazioni (poco) Unite. Visti i brillanti risultati dell’impegno umanitario forniti dalle miriadi di associazioni, enti, fondazioni e cooperazioni internazionali, il cammino per uscire da questa spirale infinita sembra alla portata. Tentare una moratoria di aiuti umanitari, per una decina d’anni, nel Paese. Le agenzie umanitarie, i fornitori d’armi, le cooperazioni bilaterali e i predatori ambulanti di illusioni religiose a buon mercato cessino gradualmente di operare. Vedremo allora che persino i commercianti di cocaina, che si avvalgono dell’appoggio dei gruppi armati, avranno meno bottino e rapimenti da rivendicare per finanziare le proprie mortali attività.

Gli hotel di lusso di Niamey, oggi appannaggio del mondo effimero dell’umanitario e delle diplomazie, saranno adibiti a scuole per poveri della città e a laboratori per fabbricare inedite utopie coi bambini di strada.


                Mauro Armanino, Niamey, luglio 2023

Jan Pieterszoon Sweelinck: Gaude et laetare Schola Cantorum Sopianensis, Festa del Carmelo e 50° di sacerdozio dei gemelli Padri Renato e Armando Rosso









martedì 11 luglio 2023

MADONNA DEL CARMINE - 16 LUGLIO 2023 - e auguri a tutti coloro che portano il nome di CARMINE, CARMELO, CARMELA, CARMEN

 


Il 16 luglio ricorre una festa mariana molto importante nella Tradizione della Chiesa: la Madonna del Carmelo, una delle devozioni più antiche e più amate dalla cristianità, legata alla storia e ai valori spirituali dell’Ordine dei frati della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo (Carmelitani). La festa liturgica fu istituita per commemorare l’apparizione del 16 luglio 1251 a san Simone Stock, all’epoca priore generale dell’ordine carmelitano, durante la quale la Madonna gli consegnò uno scapolare (dal latino scapula, spalla) in tessuto, rivelandogli notevoli privilegi connessi al suo culto.
Nel Primo Libro dei Re dell’Antico Testamento si racconta che il profeta Elia, che raccolse una comunità di uomini proprio sul monte Carmelo (in aramaico «giardino»), operò in difesa della purezza della fede in Dio, vincendo una sfida contro i sacerdoti del dio Baal. Qui, in seguito, si stabilirono delle comunità monastiche cristiane. I crociati, nell’XI secolo, trovarono in questo luogo dei religiosi, probabilmente di rito maronita, che si definivano eredi dei discepoli del profeta Elia e seguivano la regola di san Basilio. Nel 1154 circa si ritirò sul monte il nobile francese Bertoldo, giunto in Palestina con il cugino Aimerio di Limoges, patriarca di Antiochia, e venne deciso di riunire gli eremiti a vita cenobitica. I religiosi edificarono una chiesetta in mezzo alle loro celle, dedicandola alla Vergine e presero il nome di Fratelli di Santa Maria del Monte Carmelo. Il Carmelo acquisì, in tal modo, i suoi due elementi caratterizzanti: il riferimento ad Elia ed il legame a Maria Santissima.
Il Monte Carmelo, dove la Tradizione afferma che qui la sacra Famiglia sostò tornando dall’Egitto, è una catena montuosa, che si trova nell’Alta Galilea, una regione dello Stato di Israele e che si sviluppa in direzione nordovest-sudest da Haifa a Jenin. Fra il 1207 e il 1209, il patriarca latino di Gerusalemme (che allora aveva sede a San Giovanni d’Acri), Alberto di Vercelli, redasse per gli eremiti del Monte Carmelo i primi statuti (la cosiddetta regola primitiva o formula vitae). I Carmelitani non hanno mai riconosciuto a nessuno il titolo di fondatore, rimanendo fedeli al modello che vedeva nel profeta Elia uno dei padri della vita monastica.
La regola, che prescriveva veglie notturne, digiuno, astinenza rigorosi, la pratica della povertà e del silenzio, venne approvata il 30 gennaio 1226 da papa Onorio III con la bolla Ut vivendi normam. A causa delle incursioni dei saraceni, intorno al 1235, i frati dovettero abbandonare l’Oriente per stabilirsi in Europa e il loro primo convento trovò dimora a Messina, in località Ritiro. Le notizie sulla vita di san Simone Stock (Aylesford, 1165 circa – Bordeaux, 16 maggio 1265) sono scarse. Dopo un pellegrinaggio in Terra Santa, maturò la decisione di entrare fra i Carmelitani e, completati gli studi a Roma, venne ordinato sacerdote. Intorno al 1247, quando aveva già 82 anni, venne scelto come sesto priore generale dell’Ordine. Si adoperò per riformare la regola dei Carmelitani, facendone un ordine mendicante: papa Innocenzo IV, nel 1251, approvò la nuova regola e garantì all’Ordine anche la particolare protezione da parte della Santa Sede.
Proprio a san Simone Stock, che propagò la devozione della Madonna del Carmelo e compose per Lei un bellissimo inno, il Flos Carmeli, la Madonna assicurò che a quanti si fossero spenti indossando lo scapolare sarebbero stati liberati dalle pene del Purgatorio, affermando: «Questo è il privilegio per te e per i tuoi: chiunque morirà rivestendolo, sarà salvo». La consacrazione alla Madonna, mediante lo scapolare, si traduce anzitutto nello sforzo di imitarla, almeno negli intenti, a fare ogni cosa come Lei l’avrebbe compiuta.

La devozione spontanea alla Vergine Maria, sempre diffusa nella cristianità sin dai primi tempi apostolici, è stata man mano nei secoli, diciamo ufficializzata sotto tantissimi titoli, legati alle sue virtù (vedasi le Litanie Lauretane), ai luoghi dove sono sorti Santuari e chiese che ormai sono innumerevoli, alle apparizioni della stessa Vergine in vari luoghi lungo i secoli, al culto instaurato e diffuso da Ordini Religiosi e Confraternite, fino ad arrivare ai dogmi promulgati dalla Chiesa.
Maria racchiude in sé tante di quelle virtù e titoli, nei secoli approfonditi nelle Chiese di Oriente ed Occidente con Concili famosi e studi specifici, tanto da far sorgere una terminologia ed una scienza “Mariologica”, e che oltre i grandi cantori di Maria nell’ambito della Chiesa, ha ispirato elevata poesia anche nei laici, cito per tutti il sommo Dante che nella sua “preghiera di s. Bernardo alla Vergine” nel XXXIII canto del Paradiso della ‘Divina Commedia’, esprime poeticamente i più alti concetti dell’esistenza di Maria, concepita da Dio nel disegno della salvezza dell’umanità, sin dall’inizio del mondo.


“Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura,
termine fisso d’eterno consiglio, tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura...”
Ma il culto mariano affonda le sue radici, unico caso dell’umanità, nei secoli precedenti la sua stessa nascita; perché il primo profeta d’Israele, Elia (IX sec. a.C.) dimorando sul Monte Carmelo, ebbe la visione della venuta della Vergine, che si alzava come una piccola nube dalla terra verso il monte, portando una provvidenziale pioggia, salvando così Israele da una devastante siccità.
In quella nube piccola “come una mano d’uomo” tutti i mistici cristiani e gli esegeti, hanno sempre visto una profetica immagine della Vergine Maria, che portando in sé il Verbo divino, ha dato la vita e la fecondità al mondo.
La Tradizione racconta che già prima del Cristianesimo, sul Monte Carmelo (Karmel = giardino-paradiso di Dio) si ritiravano degli eremiti, vicino alla fontana del profeta Elia, poi gli eremiti proseguirono ad abitarvi anche dopo l’avvento del cristianesimo e verso il 93 un gruppo di essi che si chiamarono poi ”Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”, costruirono una cappella dedicata alla Vergine, sempre vicino alla fontana di Elia.
Si iniziò così un culto verso Maria, il più bel fiore di quel giardino di Dio, che divenne la ‘Stella Polare, la Stella Maris’ del popolo cristiano. E sul Carmelo che è una catena montuosa che si estende dal golfo di Haifa sul Mediterraneo, fino alla pianura di Esdrelon, richiamato più volte nella Sacra Scrittura per la sua vegetazione, bellezza e fecondità, continuarono a vivere gli eremiti, finché nella seconda metà del sec. XII, giunsero alcuni pellegrini occidentali, probabilmente al seguito delle ultime crociate del secolo; proseguendo il secolare culto mariano esistente, si unirono in un Ordine religioso fondato in onore della Vergine, alla quale i suddetti religiosi si professavano particolarmente legati.
L’Ordine non ebbe quindi un fondatore vero e proprio, anche se considera il profeta Elia come suo patriarca e modello; il patriarca di Gerusalemme s. Alberto Avogadro (1206-1214), originario dell’Italia, dettò una ‘Regola di vita’, approvata nel 1226 da papa Onorio III.
Costretti a lasciare la Palestina a causa dell’invasione saracena, i monaci Carmelitani, come ormai si chiamavano, fuggirono in Occidente, dove fondarono diversi monasteri: Messina e Marsiglia nel 1238; Kent in Inghilterra nel 1242; Pisa nel 1249; Parigi nel 1254, diffondendo il culto di Colei che: “le è stata data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron” (Is 35,2).
Il 16 luglio del 1251 la Vergine circondata da angeli e con il Bambino in braccio, apparve al primo Padre Generale dell’Ordine, beato Simone Stock, al quale diede lo ‘scapolare’ col ‘privilegio sabatino’, che consiste nella promessa della salvezza dall’inferno, per coloro che lo indossano e la sollecita liberazione dalle pene del Purgatorio il sabato seguente alla loro morte.
Lo ‘scapolare’ detto anche ‘abitino’ non rappresenta una semplice devozione, ma una forma simbolica di ‘rivestimento’ che richiama la veste dei carmelitani e anche un affidamento alla Vergine, per vivere sotto la sua protezione ed è infine un’alleanza e una comunione tra Maria ed i fedeli.
Papa Pio XII affermò che “chi lo indossa viene associato in modo più o meno stretto, all’Ordine Carmelitano”, aggiungendo “quante anime buone hanno dovuto, anche in circostanze umanamente disperate, la loro suprema conversione e la loro salvezza eterna allo Scapolare che indossavano! Quanti, inoltre, nei pericoli del corpo e dell’anima, hanno sentito, grazie ad esso, la protezione materna di Maria! La devozione allo Scapolare ha fatto riversare su tutto il mondo, fiumi di grazie spirituali e temporali”.
Altri papi ne hanno approvato e raccomandato il culto, lo stesso san Giovanni XXIII lo indossava, esso consiste di due pezzi di stoffa di saio uniti da una cordicella, che si appoggia sulle scapole e sui due pezzi vi è l’immagine della Madonna.
Nel secolo d’oro delle fondazioni dei principali Ordini religiosi cioè il XIII, il culto per la Vergine Maria ebbe dei validissimi devoti propagatori: i Francescani (1209), i Domenicani (1216), i Carmelitani (1214), gli Agostiniani (1256), i Mercedari (1218) ed i Servi di Maria (1233), a cui nei secoli successivi si aggiunsero altri Ordini e Congregazioni, costituendo una lode perenne alla comune Madre e Regina.
L’Ordine Carmelitano partito dal Monte Carmelo in Palestina, dove è attualmente ubicato il grande monastero carmelitano “Stella Maris”, si propagò in tutta l’Europa, conoscendo nel sec. XVI l’opera riformatrice dei due grandi mistici spagnoli Giovanni della Croce e Teresa d’Avila, per cui oggi i Carmelitani si distinguono in due Famiglie: “scalzi” o “teresiani” (frutto della riforma dei due santi) e quelli senza aggettivi o “dell’antica osservanza”.
Nell’Ordine Carmelitano sono fiorite figure eccezionali di santità, misticismo, spiritualità claustrale e di martirio; ne ricordiamo alcuni: S. Teresa d’Avila (1582) Dottore della Chiesa; S. Giovanni della Croce (1591) Dottore della Chiesa; Santa Maria Maddalena dei Pazzi (1607); S. Teresa del Bambino Gesù (1897), Dottore della Chiesa; beato Simone Stock (1265); S. Angelo martire in Sicilia (1225); Beata Elisabetta della Trinità Catez (1906); S. Raffaele Kalinowski (1907); Beato Tito Brandsma (1942); S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein, 1942); suor Lucia, la veggente di Fatima, ecc.
Alla Madonna del Carmine, come è anche chiamata, sono dedicate chiese e santuari un po’ dappertutto, essa per la promessa fatta con lo scapolare, è onorata anche come “Madonna del Suffragio” e a volte è raffigurata che trae, dalle fiamme dell’espiazione del Purgatorio le anime purificate.
Particolarmente a Napoli è venerata come S. Maria La Bruna, perché la sua icona, veneratissima specie dagli uomini nel Santuario del Carmine Maggiore, tanto legato alle vicende seicentesche di Masaniello, cresciuto alla sua ombra, è di colore scuro e forse è la più antica immagine conosciuta come ‘Madonna del Carmine’.
Durante tutti i secoli trascorsi nella sua devozione, Ella è stata sempre rappresentata con Gesù Bambino in braccio o in grembo che porge lo ‘scapolare’ (tutto porta a Gesù), e con la stella sul manto (consueta nelle icone orientali per affermare la sua verginità).
La sua ricorrenza liturgica è il 16 luglio, giorno in cui nel 1251, apparve al beato Simone Stock, porgendogli l’ “abitino”.

Testo tratto da

Colgo l'occasione per augurare a tutti coloro che portano il nome CARMELO, CARMELA, CARMEN, CARMINE 

BUON ONOMASTICO!

domenica 9 luglio 2023

QUANDO LA VITA DIVENTA UN'AVVENTURA di Padre MAURO ARMANINO

 


Borse migranti


Sacco di scarpe

            Quando la vita diventa un’avventura

Una vita non è mai normale. Specie se accade durante la guerra che, quando comincia, non finisce mai. Denzel lo sa perché tra la non pace e il conflitto armato dei gruppi ribelli ha scelto di andarsene in esilio. Sono vent’anni che non vede il suo Paese, la Liberia. Portato nel 2003, con altre centinaia di suoi compatrioti, in Nigeria, rimane nel campo profughi per sei anni, fino al 2009 e, in quel tempo, profitta per specializzarsi nell’informatica. Poi arriva il tempo del suo esodo e Denzel attraversa il Camerun, il Ciad e raggiunge infine la Libia nel 2011. Per le strane causalità del destino è proprio quell’anno che la Nato decide di liquidare l’ingombrante (per lei) Gheddafi e lui, che lavorava in un ristorante, è arrestato perché nero di pelle. Appena rilasciato se ne va in Egitto a cercare fortuna in corriera e dopo un altro anno torna in Libia. A Tripoli mette da parte i soldi sufficienti a pagarsi il viaggio in mare per l’Italia nel 2020. Fanno 1200 dollari.
Nel battello di gomma, uno Zodiac, accanto a giovani di vari Paesi si trovano alcune donne e bambini. Non troppo lontano dalla costa il battello inizia ad affondare e sono i guardiacoste libici a soccorrerli e riportarli sulla terra ferma. Denzel si trova in uno dei campi di detenzione che arricchiscono il panorama umanitario della Libia. Il cibo è offerto una volta al giorno e l’acqua è semplicemente imbevibile mentre i bagni sono sorgente di infezioni e di disagio respiratorio. Grazie all’intervento di una persona dello staff dell’OIM, l’Organizzazione delle Migrazioni Internazionali a cui è consentita la visita del campo, ritrova la libertà perduta. Ammalato e ferito si trova prima a Tripoli da un amico e poi a Bengasi, sbarcando il lunario con lavori occasionali. Ormai il tempo che passa lo spinge a tornare al Paese che ha lasciato adolescente e dove, oltre la madre, si trovano quattro sorelle e tre fratelli incapaci di aiutarlo a fare il viaggio a ritroso.
Col bus prima e con mezzi di fortuna poi, raggiunge Niamey e le borse che contengono quanto ha potuto acquistare in Libia, vestiti e scarpe per la famiglia, sono ancora in viaggio e potrebbero arrivare a giorni. Tutto dipenderà dai mezzi di trasporto e dal Dio che si sente come i migranti perché pure Lui in cerca di una terra migliore visto come vanno le cose in quella che ha fatta sua. Intanto Denzel, nome di origine inglese che, secondo l’etimologia deriva da ‘dan’, che significa giudice, è arrivato ammalato. Dorme, da qualche giorno, presso una compagnia locale di trasporto passeggeri e attende che i bagagli arrivino, con un camion che ha già pagato. Ha lasciato all’autista il suo prezioso cellulare e una carta d’identità ormai scaduta.
 La sua vita è un mosaico di avvenimenti che, messi assieme, formano una delle metafore più eloquenti del nostro tempo. Denzel, intanto, si prepara per il giorno del giudizio nel quale la pace non ancora trovata e la giustizia mai applicata saranno viste, assieme, attraversare il mare.



                               Mauro Armanino, Niamey, luglio 2023

BENVENUTO|

Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi