AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

domenica 31 luglio 2022

ARMANDO CUGNOD: un ricordo di ALESSANDRA GIUSTI



ARMANDO CUGNOD

Vorrei dedicare un ricordo ad un caro amico poeta a vent’anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 31 luglio 2002. Ringrazio di cuore l’amica Dani che mi offre la possibilità di farlo.

Armando Cugnod, nato a Brusson in Valle d’Aosta l’8 novembre 1911, figlio di una famiglia contadina di nove fratelli, studiò Letteratura presso il Seminario Maggiore di Aosta dove era stato accolto avendo espresso l’intenzione di farsi sacerdote; ma lungo il cammino capì che non era quella la sua vocazione. In seguito, lavorò presso l’Ufficio di Collocamento in vari paesi della sua Valle d’Ayas, una delle più belle vallate valdostane laterali. Profondamente credente, tutta la sua vita fu un inno al Creato, tanto da far percepire a coloro che hanno avuto il dono, come me, di conoscerlo, di trovarsi di fronte ad un piccolo gigante. La sua statura fisica, infatti, non rispecchiava quella morale, ma appena incominciava a parlare, ecco che la grandezza spirituale si manifestava in tutta la sua potenza. Un antesignano della difesa dell’ambiente, un illuminato che sapeva vedere lontano. La sua fede si esprimeva, oltre che tramite la sua poesia, attraverso la sua capacità di accoglienza del prossimo, la sua disponibilità nei confronti dei più deboli, il suo profondo senso di giustizia, la sua attenzione alle piccole cose, ai fiori, alle piante, alla Terra intera. Visse tutta la sua vita insieme alla sorella Graziella, di salute cagionevole, dedicandosi a lei con vero amore fraterno. Ecco, dunque, qual era la strada che il Signore aveva tracciato per lui.

Il “supporto” che amava di più per le sue poesie non era cartaceo: erano le pietre, per l’esattezza le “lose”, sottili lastre di ardesia spaccate a mano e utilizzate per la copertura dei tetti delle case, sulle quali egli scriveva con eleganti pennellate bianche, esponendole poi fuori di casa alla portata di tutti. Ogni passante rimaneva colpito e si fermava a leggere e, se Armando era sulla soglia, invitava le persone ad entrare: ascoltarlo era sempre un piacere e un arricchimento. Scriveva in francese, italiano e latino e la sua voce dolce incantava l’ascoltatore. Ebbe la gioia, poco prima della sua scomparsa, di vedere pubblicate, questa volta su carta, le sue composizioni nel volume “Rime e Pensieri”, di cui si occupò personalmente con l’aiuto di alcuni volenterosi compaesani affascinati dal suo scrivere. Sulla copertina del libro sono ritratti Armando e Graziella.

Da “Rime e Pensieri” riporto la seguente poesia, priva di titolo, come spesso le sue composizioni:

Je vous aime humbles fleurs de la montagne,

des glaciers vous êtes les fidèles compagnes…

c’est vous si petites, si pures, si belles

qui m’apprenez à gravir la mystique échelle

qui de sommet en sommet mène à Dieu.


Alessandra Giusti


sabato 30 luglio 2022

In memoria di SUOR M. ELISABETTA DELLA TRINITA' CARMELITANA DI S. TERESA DI TORINO

 

Congregazione 
SUORE CARMELITANE di S. TERESA di TORINO Corso A. Picco, 104 - 10131 TORINO 

Breve profilo biografico di 
Suor M. Elisabetta della Trinità 
Pecoraino Maria
nata a Palermo il 18 giugno 1933
deceduta a Torino, Casa B. Maria degli Angeli, il 29 luglio 2022 

La nostra cara Suor Elisabetta oggi 29 luglio, memoria dei Santi fratelli Marta, Maria e Lazzaro, verso le ore 13 è andata in Paradiso.
Noi tutte abbiamo pensato che ha raggiunto sua sorella Laura (Suor
Maria di S. Giuseppe) più̀ giovane di 11 anni, che già l’aveva preceduta entrando al Carmelo e che nel 2006 è mancata nella stessa Casa “B. Maria degli Angeli” di Torino. 
Maria (Suor Elisabetta) entrò in convento a Torino il 2 maggio 1962, all’età̀ di 29 anni. Era già terziaria carmelitana da più̀ di dieci anni e desiderava da tempo abbracciare la vita religiosa, ma per motivi familiari e di salute dovette attendere. Nel questionario proposto alle aspiranti, alla domanda “Quali sono i motivi che la spingono a consacrarsi a Dio?” rispondeva: “Immergermi in Dio, annientarmi in Lui per essere degna di divenire – come Maria – suo ostensorio vivente”. 
Entrata in religione nello stesso giorno in cui sua sorella Laura faceva la ‘vestizione’, diventando novizia, ha condiviso con lei gran parte della formazione iniziale, sotto la guida saggia di Madre Maria Luisa, Maestra di Noviziato. 
Il 3 ottobre 1964 emise la Professione religiosa e fu inviata a Roma, nella casa di juniorato “Mater Carmeli”, dove proseguì gli studi conseguendo il diploma tecnico commerciale e poi quello di assi- stente sociale, nel 1968. Nei quattro anni di studio le furono chiesti anche altri servizi in Congregazione, come quello di aiuto alla Segreteria del Capitolo Speciale del 1967. 
Nel 1968 fu trasferita nella Casa Generalizia di Torino e collaborò con la FIRAS (Federazione Ita- liana Religiose Assistenti Sociali), come Direttrice stimata e apprezzata della Scuola per Assistenti Sociali dipendente dall’Usmi, fino al 1973 quando dovette lasciare l’incarico per motivi di salute. Le responsabili dell’Usmi, costernate per le sue dimissioni, ringraziando per il lavoro svolto con tanta competenza, con tanto amore e con spirito ecclesiale, scrivevano: “il ricordo di quanto essa ha fatto rimarrà incancellabile ... il suo esempio di scrupolosa esattezza, di osservanza della povertà e di ogni altra virtù tipicamente carmelitana ci parlerà sovente al cuore”. 
Nel 1976 Suor Elisabetta fu trasferita a Milano, dove si dedicò alla catechesi parrocchiale ma fu soprattutto impegnata come segretaria della Scuola “Regina Carmeli” e responsabile dei dipendenti, incarichi che svolse con grandissima precisione e dedizione fino al 2010, quando chiese di essere trasferita in Corso Farini, a Torino. 
Per alcuni anni poté ancora offrire il suo servizio nella portineria della scuola, accogliendo con garbo e delicatezza genitori e bimbi. Negli ultimi anni si è dedicata completamente alla preghiera e alla lettura spirituale, trascorrendo lunghe ore in cappella e godendo della compagnia delle Sorelle nei vari momenti della vita comunitaria a cui partecipava talvolta silenziosamente ma intensamente. 
Ringraziando il Signore per il dono di questa Sorella, porgo le condoglianze alla sorella Lina, ai fratelli Giovanni e Gabriele e ai familiari tutti.
Pregheremo il S. Rosario in suffragio di Sr. Elisabetta lunedì 1° agosto, alle ore 17 in Corso Farini. Il funerale sarà celebrato martedì 2 agosto alle ore 9.00. Sr. Elisabetta sarà sepolta nel cimitero Monumentale di Torino. 

Torino, 29 luglio 2022 




  
 

sabato 23 luglio 2022

DIARIO DEL RITORNO AL PAESE NATALE di Padre MAURO ARMANINO



     Diario del ritorno al paese natale

Dal luglio del 2019 a quello del 2022 fanno tre anni rotondi di assenza. Questo è il tempo passato, anch’esso di sabbia, dall’ultimo mio soggiorno in Italia, madre e patria secondo le migliori tradizioni di una volta. Eppure, in questa porzione di vita, di cose ne sono accadute e altre avrebbero potuto accadere a seconda degli avvenimenti. Tra questi c’è anzitutto da notare, dopo oltre due anni di cattività nel deserto del Sahara, la liberazione dell’amico e compagno di viaggio Pierluigi Maccalli. Parlavo di lui ancora assente, nell’ultima permanenza nel Paese, come di un albero che, piantato e radicato nella savana, coi suoi rami contorti, tiene il cielo e la terra attaccati l’uno all’altro. Dell’avventurosa prigionia si è portato dietro tre segni: un pezzo di catene, due legni a forma di crocifisso e i grani di stoffa di un rosario che tace raccontando le sue lacrime. Era il mese di ottobre quando la notizia filtrò a Niamey durante un incontro di persone che mai avevano smesso di pregare perché le catene coniugassero il verbo più bello di tutti.
Intanto gli altri continuavano a rapire, uccidere e generare sofferenze senza che questo destasse eccessiva attenzione mediatica. Centinaia di contadini sgozzati, migliaia di sfollati, bambini terrorizzati, scuole e dispensari chiusi. La desolazione è uno dei nomi nuovi di molte zone del Sahel. Paziente, tenace, radicata, nella quasi impossibilità di raccontarla, indecifrabile nelle motivazioni eppure coerente con la follia. La desolazione ha accompagnato questi tre anni vissuti nel luogo il cui nome dice tutto: Sahel, spazio tra due rive. I migranti lo sanno bene perché, da decenni o da secoli, passano tra una riva e l’altra di questa porzione d’Africa. A migliaia attraversano frontiere ogni volta più armate e inospitali dove si contendono il bottino commercianti, contrabbandieri, banditi, gruppi armati terroristi, jihadisti e antiche carovane di sale. Cercano altrove, rischiano tutto, investono soldi, anni e perizie per sopravvivere alla prossima morte nel mare o nel deserto dell’indifferenza di chi crede che il modello di vita si la stabilità dei cimiteri.
Arrivò poi il totalitarismo sanitario, di immediata esportazione cino - occidentale, sotto la sapiente regia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità fiancheggiata dalle realizzazioni teatrali di Davos in Svizzera. LA malattia, LA pandemia, LA paura come sistema principale di governo con l’appoggio ben pagato dei mezzi di comunicazione addomesticati al sistema dominante. La gente continuava, qui, a morire di malaria e di fame e della violenza armata ma bisognava fermare le frontiere, lavarsi le mani (ma prima c’era da trovare l’acqua), tenere le distanze e soprattutto imparare a vaccinarsi perché finalmente la salvezza era arrivata. Il nuovo aeroporto turco internazionale di Niamey era tristemente vuoto di aerei, voli, prenotazioni e le decine di lavoratori erano in lista d’attesa. C’erano infatti i VERI morti, i morti COVID (poche decine in tutto il periodo) e gli altri che si contavano a migliaia ma molto meno importanti. Fortuna che la gente non c’è cascata e, con la complicità della sabbia, del sole, della giovane età, la prossimità con la morte, le cure locali, né le maschere, né la distanza sociale, né la propaganda intimidatoria, mai ha preso piede nel Niger.
Poi, in questi tre anni c’erano loro, i signori della strada. Gli asini che tirano sempre lo stesso carro e sono pestati ad ogni passo, i cammelli che seguono in fila, le mandrie di buoi che si nutrono delle piante che il comune ha piantato la stagione precedente e i capri che contano i giorni prima di essere sacrificati alla maniera di Abramo, anni or sono. Le strade di Niamey che la sabbia avvolge ogni sera e che gli addetti alla pulizia raccolgono il mattino seguente prima che rispunti più folta di prima. Gli altoparlanti che invitano i fedeli alla preghiera più volte al giorno cominciando presto perché si levi il sole. Gli uffici dei ministeri che aprono a seconda delle circostanze e degli immancabili funerali che non mancano l’appuntamento settimanale. I cortei nuziali di auto e motociclette che deridono i limiti di velocità, per matrimoni che durano qualche mese prima di sciogliersi e provare di nuovo altrove. I venditori di tutto che appaiono e scompaiono a seconda delle ore del giorno e la stagione dell’anno e i disoccupati che vivono d’attesa. Le donne, eleganti come regine col velo che le rende più fatali, parcheggiando in doppia fila per gli acquisti.

       Mauro Armanino, Niamey, 24 luglio 2022 

sabato 16 luglio 2022

REVIVAL, MIGRANTE MADE IN USA di Padre MAURO ARMANINO

 


CHARLES TAYLOR

                    Revival, migrante made in USA

Nel 1995, all’età di 17 anni, assiste al massacro di almeno 200 persone e allo stupro di varie donne ad opera dei ribelli di Charles Taylor. Siamo in Liberia e precisamente nella cittadina di Greenville. Revival, chiamato così a causa della sua affiliazione ad una Chiesa pentecostale, non ha mai dimenticato quella scena. Si salva, fa un voto a Dio e fugge nel fiume con una piroga. Cammina malgrado la poliomielite che gli intorpidisce una gamba e si trova un rifugio in Costa d’Avorio. Ci sono guerre che non finiscono mai e questo Revival l’ha vissuto nella sua carne con gli esodi che, finora, l’hanno guidato fino a Niamey. È in attesa di una somma di denaro che gli permetta di continuare fino in Ghana. Da lì partirebbe poi per Stati Uniti dalla sorella.



Piroga

Sua sorella minore, come molte altre migliaia di liberiani, si trova in America e vorrebbe che suo fratello la raggiungesse. Revival, insegnante di storia e letteratura nel suo Paese e studente universitario, era scappato perché, essendo della stessa etnia del defunto presidente Samuel Doe, temeva per la sua vita. È ospite, per un certo tempo, in un campo per rifugiati in Costa d’Avorio. Nella circostanza, ha una figlia   di nome Grace che vive adesso in Liberia. Ricorda che lei ha compiuto 24 anni ed è madre di un bimbo di cui Revival mostra con fierezza la foto nel cellulare. In Liberia non si sente più a casa sua e decide di partire.

Raggiunge il Senegal nel 2019 e si associa ad un venditore di auto usate per oltre un anno. In Marocco svolge la medesima attività finché riceve l’invito da sua sorella che gli consiglia di andare nel Ghana da dove potrebbe partire. Attraversa l’Algeria e i suoi soldi finiscono a Niamey, dove spera di entrare in possesso della somma promessa dalla sorella minore, sposata negli USA. L’unico freno al sogno americano è il pensiero dei suoi due figli in Liberia, di cui uno ha giusto sei anni. Gli spiacerebbe lasciarlo crescere senza padre e senza madre. In più sente la nostalgia di sua figlia e del nipote non ancora conosciuto. Assicura di possedere un terreno a Monrovia, non lontano dallo stadio. Confessa con pudore che il voto fatto, mentre da bambino si salvava dal massacro, è quello di costruire un tempio per il Signore.


REVIVAL CON P. MAURO ARMANINO

                                                                                
Mauro Armanino, Niamey, 17 luglio 2022


giovedì 14 luglio 2022

DISSOCIAZIONI VATICANE di Padre MAURO ARMANINO

 


Dissociazioni vaticane

Mauro Armanino 

13 Luglio 2022

Si dice che Mayer Amschel Rothschild, fondatore di uno dei più onnipotenti imperi della storia moderna, sostenesse che qualora gli fosse stato concesso di emettere e controllare la moneta di una nazione, avrebbe potuto disinteressarsi del tutto delle sue leggi. Su queste pagine, lo abbiamo scritto spesso: il denaro non è una cosa. Cela, astraendole, relazioni sociali. Nel nostro tempo, poi, riesce a farlo così bene che quella astrazione gli assicura il dominio sulla vita delle persone quasi in ogni angolo del mondo. Anche per questo ci è sembrato così significativo che un evento, solo in apparenza “numismatico”, abbia suscitato tanta indignazione in Mauro Armanino, missionario in Niger. La scintilla che ha scatenato quell’indignazione – e la conseguente sacrosanta necessità di dissociarsi da quella e altre gravi scelte – è una serie di monete coniate dal Vaticano che hanno un’enorme portata simbolica. L’iconografia è esplicita: c’è il medico (la scienza), l’infermiere (la cura) e il ragazzo cui viene somministrato (un verbo tremendo a cui ci siamo purtroppo abituati durante la pandemia) qualcosa con la siringa. Non può che trattarsi del vaccino che salva l’umanità, benedetto dalla piccola croce, che in tutto il tempo segnato dal Covid è stata usata e abusata, spiega Armanino, per giustificare o proteggere le scelte governative di controllo sociale col pretesto della gestione della malattia. Una sorta di religione sanitaria degli Stati in cui la presunta difesa della “nuda” vita, a qualsiasi costo, poteva permettere di calpestarne la dignità sopprimendo e schiacciando libertà di ogni tipo, dall’autodeterminazione e la possibilità di toccarsi dei corpi all’incontro e la socialità. La lettera di Mauro, quasi un’invettiva, investe molte altre grandi questioni entrando nel vivo di problemi discussi più e più volte ma anche urlati in modo spesso avvelenato, manipolato, strumentale, in fin dei conti desolante, per lunghi mesi. Comune ha pubblicato centinaia di articoli sul virus del terrore, mai tacendo su quel che ci pareva utile dire, anche in modo assai plurale, ma cercando di sottrarsi alle semplificazioni e ai veleni utili solo a distrarre dai processi che intanto metteva in atto il sistema che ci domina. Quel che ci preme di più sottolineare, in questo caso, è che un pur risibile procedimento amministrativo “per non compimento vaccinale”, segnalato solo nel post scriptum della lettera, nei confronti di Mauro Armanino, una delle voci più libere e preziose di queste nostre pagine, ha il valore simbolico di una piccola minaccia anche alla nostra libertà. Un’offesa piccola piccola, come quella croce numismatica, che riesce a offendere l’autonomia del pensiero e la sacralità del corpo di chiunque creda in qualcosa.

Da Comune.info

 La numismatica vaticana 


Dissociare

V. tr. [dal lat. dissociare, der. di socius «compagno», col pref. dis–1] (io dissòcio, ecc.). – 1. Separare, scompagnare idee, cose, o anche persone, che stanno o si pensano comunemente insieme: d. il concetto di solidarietà da quello di patria; d. le forze; d. le proprie responsabilità, dichiarare di non condividere le opinioni e le azioni di qualcuno del proprio gruppo; nel rifl., staccarsi, dividersi da altri, soprattutto in questioni ideologiche: dissociarsi da un’organizzazione (di cui si faceva parte); dissociarsi dalle opinioni, o dalle proposte, della maggioranza; mi dissocio dalla tua iniziativa, non intendo farne più parte. 

(Dalla Treccani in linea)

1. La moneta vaticana

…La serie è composta da 8 monete, sul rovescio ci sono le caratteristiche tecniche uguali per tutti i paesi aderenti alla moneta unica europea. Sul dritto è raffigurato lo stemma di Papa Francesco, Sovrano dello Stato del Vaticano, la scritta “Città del Vaticano” e dodici stelle. La serie è disponibile in due versioni: la prima con la moneta da 20 euro in argento e la seconda con la moneta in oro da 50 euro. La moneta in argento da 20 euro, opera di Chiara Principe, è dedicata ad un argomento attuale che sta molto a cuore a papa Francesco: le cure per contrastare la pandemia e la necessità di vaccinarsi. Sulla moneta sono raffigurati un medico,  un infermiere e un ragazzo  che è pronto a farsi iniettare il vaccino. Il Santo Padre ha più volte sottolineato l’importanza della vaccinazione, ricordando che la cura della salute è “un obbligo morale” ed è importante “proseguire lo sforzo per immunizzare anche i popoli più poveri”… 

(https://www.ilsussidiario.net/news/nuova-moneta-da-20-euro-del-vaticano-medico-e-infermiere-iniettano-vaccino-covid/2361854/)

Ecco come è introdotta la moneta vaticana. L’immagine mi era stata segnalata da Martin Steffens, giovane filosofo francese, critico dell’attitudine ufficiale della gerarchia ecclesiastica sulle politiche riguardanti la gestione dell’epidemia Covid.

Se ancora esistevano dubbi a riguardo, la moneta in questione è una rivelazione, uno smascheramento che insinua più o meno apertamente almeno tre messaggi:

Adesione: mentre ancora ferve il dibattito, almeno contraddittorio, tra chi vuole includere i bambini nella vaccinazione e chi ritiene che essa sia non solo inutile ma dannosa, il ‘Vaticano’ prende posizione. In virtù di un mandato che appartiene al ‘Capo dello Stato vaticano’, lo stesso che molto democraticamente obbliga i propri dipendenti a vaccinarsi pena l’esclusione dal lavoro, diritto e dovere di ogni cittadino. Nello stesso stato vaticano le organizzazioni sindacali sono vietate, malgrado l’esistenza di una ‘Dottrina Sociale’ della Chiesa che ne auspica l’esistenza e l’azione. Tramite l’immagine citata si opera un’adesione incondizionata e evidente alle politiche sanitarie ‘imposte’ da scelte la cui validità scientifica è stata messa in discussione da persone competenti e preparate.

Il fatto di presentare in modo iconico il medico ( la scienza), l’infermiere (la cura), il ragazzo e la siringa è inequivocabile: la salvezza è a portata di…siringa.

Arroganza. Detta conclusione ‘monetaria’ appare nel contempo arrogante perché esclude ogni possibile scelta alternativa, per quanto fondata essa sia. La stessa accomodante arroganza, d’altra parte, che ha accompagnato l’adesione alle scelte dei decreti legge durante la ‘crisi’, creata o presunta essa sia stata. Vi sono state decine di dichiarazioni ufficiali, da parte di migliaia di scienziati che hanno messo in serio dubbio le politiche di gestione della pandemia. Dal confinamento, al distanziamento sociale per passare all’uso intimidatorio delle mascherine. Tutto falsamente omogeneo e in consonanza con la scienza che invece è apparsa come la grande perdente di tutte queste operazioni. Lo ricorda l’antropologo della salute Jean Michel Dominique: la medicina non è una scienza ma un’arte che si avvale della scienza…!

Manipolazione. Quasi per caso appare, nell’immagine citata, una piccola croce appena sopra il capo del ragazzo rappresentato, mascherato come i due personaggi che lo attorniano. La croce che, in tutto il periodo citato, è stata usata e abusata per giustificare o proteggere le scelte governative di controllo sociale col pretesto della gestione della malattia. Una profanazione che, vista dal lontano/vicino Sahel dove ben altri sono stati i problemi di questo tempo, ha posto la ‘nuda vita’ , per dirla con l’amico Giorgio Agamben, come la nuova religione assoluta. Dov’era dunque la croce quando morivano, sole e abbandonate le persone anziane nelle case di riposo (eterno), nelle chiese sostanzialmente chiuse (neppure in guerra era accaduto) e nel ‘distanziamento sociale’ (con che coraggio leggere il vangelo nel quale il Cristo ‘tocca’ i lebbrosi?). Si tolga almeno la croce dalla moneta…già i venditori nel tempio era stati avvisati a suo tempo… Dovremmo altresì espungere, come ‘sovversivi, i santi che si mettevano sulle spalle i malati, gli appestati o qualcuno come San Damiano de Veuster, diventato a suo volta lebbroso per non rispetto delle distanze sanitarie. Lo stesso accadde coi primi missionari che, sapendo di vivere per pochi mesi, partivano nelle zone dove la malaria o la febbre gialla li avrebbero falcidiati. Ora si muore, tristemente, di vecchiaia…con la croce del cimitero a fare compagnia.

2. La civiltà cattolica

Organo semi ufficiale del Vaticano, perché diretto dai gesuiti sotto immediata obbedienza papale. È con un notevole senso di sconcerto che, scorrendo un articolo sulla ‘vaccinazione’, si leggeva quanto segue (il grassetto è mio);

…papa Francesco manifesta un approccio accogliente e costruttivo nei riguardi della scienza…mostra che il contributo della ricerca scientifica in campo sanitario, che ha consentito di mettere a punto vaccini sicuri, efficaci, con effetti indesiderati minimi e identificabili, testati clinicamente in modo esteso e rigoroso, può essere al servizio della salute quale bene comune e globale…(Andrea Vicini s.j.- La civiltà cattolica, 4115, 2021, 433). 

Una tale leggerezza, cosciente o meno, è da considerare a-scientifica e, in fondo a-morale, al di là del numero limitato di lettori di questa rivista: è il principio, lo stesso, che viene così riconfermato. Alcune considerazione veloci:

– La palese falsità dell’affermazione. Si sapeva o comunque si poteva supporre che i ‘vaccini’ – vista l’origine sospetta di alcune della case farmaceutiche, la manipolazione riconosciuta dei test vaccinali, l’opacità dei contratti con gli Stati – avrebbe comportato problemi per i vaccinati. Così è stato, com’è ampiamente documentato e riconosciuto dalle statistiche ufficiali. Com’è stato riconosciuto dalle stesse ditte farmaceutiche, i test sono stati scelti, ridotti e manipolati ed i risultati più sconcertanti espunti, con cognizione di causa. La ‘civiltà cattolica’ ha così tolto la propria maschera perché quanto scritto, indebitamente, su questo tema potrebbe essere riferito anche ad altri: con quale credibilità.

(Il database delle reazioni avverse ai farmaci dell’Agenzia europea dei medicinali (EMA) sta ora segnalando 45.752 decessi e 4.522.307 reazioni avverse a seguito dei vaccini COVID-19, mentre il sistema di registrazione degli eventi avversi del vaccino degli Stati Uniti (VAERS) sta ora segnalando 29.031 decessi e 1.307.928 reazioni avverse a seguito della vaccinazione COVID- 19.8…La fonte di queste cifre è il sito Data base Italia https://www.databaseitalia.it/).

– La mancanza di discernimento e dunque l’imprudenza in un ambito nel quale vale il famoso motto della medicina: primo non nuocere…Un farmaco in sperimentazione che arriva di botto ad inondare il mercato farmaceutico, uno dei grandi business dell’epoca in chiave di ‘religione sanitaria’, con buona parte di politici e di comitati di gestione della crisi con conflitti di interesse. Sottacendo che fin dall’inizio sono stato trovate e proposte soluzioni alternative alla vaccinazione genica. Le cure domiciliari precoci, l’insistenza sul rafforzamento del sistema immunitario con l’alimentazione, la somministrazione di sostanze naturali e di sintesi, avrebbero permesso di salvare molte vite. Si è preferito, come da copione sceso (divinamente?) dall’alto di impedire ai medici di operare e si è preferito l’isolamento, l’attendismo e il paracetamolo…Aberrazioni a dir poco criminali dal punto di vista etico e scientifico (https://nouveau-monde.ca/balance-avantages-risques-des-injections-anti-covid19-au-28-juin-2022/).

– Connivenza dunque con la ‘doxa’ accettata, trasmessa, propagandata dai media nazionali e internazionali. Questo dovrebbe destare stupore per l’istituzione ecclesiale che si è sempre vantata di ‘essere nel mondo ma non del sistema’. E invece, con inusuale fretta, le ‘istituzioni vaticane’, tramite il capo supremo e le conferenze episcopali, hanno facilitato il lavoro degli organi statali, come se questi ultimi cercassero davvero il bene personale e comune dei cittadini. Detta attitudine, esplicita o implicita, non ha fatto che favorire lo scivolamento verso un totalitarismo medico le cui conseguenze sull’assetto democratico sono estremamente deleterie. Una divisone tra buoni cittadini e cittadini ‘recalcitranti’ si è potuta verificare con maggiore facilità perché prima c’è stata la classificazione papale tra i buoni e fedeli cristiani (vaccinati o vaccinandi) e gli altri, egoisti, superficiali o perlomeno insubordinati all’ordine pubblico ecclesiale (i non vaccinati). L’idea, a questo proposito, di ‘religione civile’ che puntella la religione sanitaria dello stato, non è estranea ma consustanziale al ruolo che è stato affidato, ormai da tempo, alla religione. Si è contribuito a creare cittadini ‘sottomessi’ all’autorità contro i diritti umani più elementari (di riunione, di lavoro, di culto, di movimento…di aria libera e di un volto umano).

3. L’alleanza tra Vaticano e capitalismo inclusivo

«È necessario e urgente un sistema economico giusto, affidabile e in grado di rispondere alle sfide più radicali che l’umanità e il Pianeta si trovano ad affrontare. Vi incoraggio a perseverare lungo il cammino della generosa solidarietà e a lavorare per il ritorno dell’economia e della finanza a un approccio etico… cercando modi per rendere il capitalismo uno strumento più inclusivo…». 

All’inizio di dicembre del 2019, papa Francesco si era rivolto con queste parole ai membri del nuovo “Consiglio per un capitalismo inclusivo con il Vaticano”. Tra i manager che fanno parte del Consiglio, figurano i dirigenti di colossi come Mastercard, Allianz, Merck, CalPERS, Johnson & Johnson, State Street Corporation, Bank of America, Fondazione Rockefeller. Ma sono presenti anche il presidente di un colosso delle fonti fossili come British Petroleum e perfino un membro del consiglio d’amministrazione della compagnia petrolifera saudita Saudi Aramco.

«La vostra presenza qui – ha affermato Bergoglio – è un segno di speranza, perché avete riconosciuto le questioni che il nostro mondo è chiamato ad affrontare e l’imperativo di agire con decisione per costruire un mondo migliore. Vi esprimo la mia gratitudine per il vostro impegno nel promuovere un’economia più giusta e umana». Inoltre, secondo il Financial Times, il Vaticano avrebbe anche «concesso l’uso del proprio nome», ha scritto Valori nel gennaio 2021. 

Sconfessione della teologia popolare o della liberazione. Sappiamo che non si possono servire (o affidarsi a) due padroni, camminare su due strade differenti. Da un lato si  promuovono alleanze coi movimenti popolari, coi poveri, non oggetti ma protagonisti di trasformazione, come si afferma da sempre nella teologia della liberazione e in quella popolare seguita e promessa finora, almeno nei discorsi, da Roma. Eppure, nel contempo, ci si allea col ‘capitalismo inclusivo’, un ossimoro, una contraddizione in temini, come ben si sa da sempre. Il capitalismo è nato senza cuore e non sarà certamente un innesto chirurgico, sia pure col Vaticano, tutto meno che innocente in ambito finanziario, a cambiarne i connotati. Ciò è semplicemente scandaloso e, malgrado le tresche passate con il potere del momento, i concordati con le dittature e gli arrangiamenti coi detentori della ricchezza, non si era mai giunti a tanto. Com’è possibile andare dai poveri in pellegrinaggio, ad esempio tra i campi per profughi o migranti e nel contempo allearsi con coloro che direttamente o meno creano quanto sta accadendo in termini di esclusione sociale e di sfruttamento globale?

Adeguamento al ‘sistema Davos’, nel senso che, in fondo, le politiche vaticane ‘Covid’ sono state finora sostanzialmente funzionali al piano di ‘global reset’ promosso dalla cricca che organizza i famosi vertici dell’élite economico-politica del mondo nella cittadine elvetica. Un piano che tendenzialmente azzera lo spirito umano, l’anima, i desideri più grandi del cuore umano, per appiattirsi su una rivoluzione trans-umanista che punta al controllo totale del mistero della vita, una sorta di reinvenzione della creatura, fatta a immagine e somiglianze delle intelligenze artificiali. Le scelte vaticane del periodo della pandemia e successive, sono funzionali a questo sistema, senza una parola di critica per favorire le lusinghiere sirene del consenso per attrarre investimenti (in Vaticano?). La profezia di un mondo nuovo si identifica con le politiche vaccinali, ideologiche ed economiche che permettono finalmente la luce promessa dopo il buio dei mesi del confinamento. Nulla sarà più come prima, si ripete incessantemente. Si attende il mondo secondo il vangelo di ‘Davos’, fondamentalmente idolatra (Mammona, in termini profetici), perché pone al centro se stesso come unica salvezza.

La svendita di un patrimonio unico antropologico al miglior acquirente è appunto ciò che sembra accadere. La persona, il volto, la relazione, la com-unione di intenti e di destino, tutto ciò è stato, in questo periodo, svenduto. Distanze, isolamento, disinfezioni, conteggio di morti…Il processo si è rivelato fin dall’inizio, per i più attenti osservatori, come l’uso egemonico-patologico della paura che ha di fatto mutilato la civilizzazione e le più elementari nozioni di convivialità. La morte di persone sole e abbandonate ne è stata la metafora forse più emblematica. Com’è stato possibile rinunciare, in poche settimane e con così poca resistenza, ad un patrimonio così ricco e articolato come quello che ha contraddistinto la visione della persona come mistero di comunione e relazione con il proprio destino, legato a quello degli altri. Si è poi contrabbandato il concetto di ‘bene comune’ per l’obbligo vaccinale mentre tutto, nella società, da anni spinge all’individualismo esacerbato e consumista. Appare perlomeno sospetto che dei perfetti egoisti in economia, politica ed etica diventino, senza colpo ferire, paladini del bene comune e dell’abnegazione.

4. Obbligo morale?

Dal momento in cui è stato disponibile il primo dei vaccini contro l’epidemia Covid-19 un coro pressoché unanime si è levato per sostenere l’obbligatorietà della vaccinazione stessa, chi non volesse sottoporsi al trattamento verrebbe emarginato. Le stesse persone che chiedono questo in nome di un bene collettivo però devono sapere che la somministrazione di un farmaco sperimentale contro la volontà del soggetto è inequivocabilmente in contrasto con le norme del Codice di Norimberga redatto per definire la base giuridica della medicina nazista che si andava a condannare nel tribunale. (Enzo Pennetta, gennaio 2021).

E poi di quale obbligo morale si può parlare, visto che è da tempo risaputo che la ‘vaccinazione’ NON ferma la trasmissione del virus; il vaccinato dunque non è un salvatore e il non vaccinato non è un untore. Si leggano in proposito gli approfonditi studi della Commissione medico scientifica indipendente.

La libertà di coscienza. La stessa Unione europea si è affrettata ad adottare, nel giugno scorso, un regolamento (il n. 953/2021, relativo all’EU Digital Covid Certificate), il cui preambolo afferma la necessità di evitare la discriminazione diretta o indiretta dei soggetti che “hanno scelto di non vaccinarsi”. I principi e le norme in parola sono volti a salvaguardare i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo nei confronti delle applicazioni della biomedicina… Rilevano, in modo specifico, il principio del primato dell’essere umano sugli interessi della scienza e della società, nonché i principi di precauzione, di beneficenza, di non maleficenza e di equo accesso alle cure mediche.

Nella prospettiva indicata, assume speciale rilevanza il dovere del medico/sperimentatore di rispettare gli obblighi professionali ispirati al rigore, alla prudenza, alla professionalità, all’onestà intellettuale e all’integrità morale non solo nella trasparenza delle decisioni adottate e nell’utilizzo delle migliori conoscenze disponibili, ma anche nella presentazione dei risultati scientifici conseguiti (art. 4 della Convenzione di Oviedo, art. 13 della Dichiarazione universale dell’UNESCO del 1997, art. 18 della Dichiarazione universale dell’UNESCO del 2005).

(Il testo originale del Parere è pubblicato sul sito: www.ecsel.org/cieb, fondato dall’amico Luca Marini, giurista).

La citazione del papa, riportata all’inizio di questa lettera aperta, facente allusione all’obbligo vaccinale

…Il Santo Padre ha più volte sottolineato l’importanza della vaccinazione, ricordando che la cura della salute è “un obbligo morale” ed è importante “proseguire lo sforzo per immunizzare anche i popoli più poveri”…invita ad alcune considerazioni.

La più facile è quella di rilevare che i Paesi più poveri, tra questi il più povero in assoluto nel quale si trova chi scrive, il Niger, è stato solo lievemente sfiorato dalla pandemia. I tentativi di ‘facilitare’ o imporre il vaccino sono sistematicamente caduti nel vuoto. In tutta l’Africa, a parte forse il Sudafrica, il Marocco e l’Algeria colpiti in relativa misura, l’epidemia è stata ben gestita, verrebbe da dire, grazie alla non-vaccinazione! Ma il punto principale è legato, appunto, alla coscienza.

Da un lato, quando conviene, si vogliono persone, cittadini, cristiani, consapevoli e responsabili e dall’altra si ‘obbliga’- pena l’esclusione virtuale e reale dal lavoro, dalla comunità – una parte di coloro che cercano di prendere sul serio la libertà di coscienza. Sembra perlomeno contraddittorio appellarsi al senso critico e alla maturità dei cristiani nei confronti delle ideologie dominanti della società e al contempo ‘imporre’ sotto pena di minaccia una visone unica, accomodante e funzionale al potere del momento in ambito sanitario. Come non rilevare la contraddittorietà del modo di trattare chi, per legittima scelta, ha rifiutato la vaccinazione e si è trovato ai margini della Chiesa. La misericordia e l’attenzione dovuta a chi ha perso il lavoro e, spesso, la reputazione avrebbe dovuto trovare accoglienza e ascolto nelle comunità cristiane.

La censura precoce di altre possibilità terapeutiche si è sviluppata fin dall’inizio e la sola prospettiva vaccinale presa come una garante di uscita dalla crisi dell’epidemia. Come già sottolineato, si sono esclusi tutti i tipi di trattamento di una malattia che in sé non era sconosciuta e di cui esistevano dei protocolli di intervento. Fortunatamente, anche nel momento più forte del totalitarismo del pensiero unico sulla malattia, non sono mai mancate voci ‘furi dal coro’, come ad esempio, in Francia i dottori Laurent Toubiana e Christian Perronne, competenti e stimati (prima delle loro prese di posizioni fuori del coro…).

Uno dei siti alternativi propone un articolo che contesta la narrazione ufficiale sulla gravità della malattia, meno del previsto. Essa tocca prevalentemente una fascia della popolazione, spesso con altre  co-morbosità…

…’La médecine c’est soigner les gens, quant à la science elle consiste principalement en l’observation… Et dans ce domaine, l’observation faite par les praticiens de terrain à travers le monde  a mis en évidence plusieurs associations qui donnent de bons résultats : 

l’association Hydroxychloroquine/Azithromycine/Zinc ou l’association Macrolide/Céphalosporine/Zinc semblent éviter les formes graves à condition d’être prises tôt dans l’infection. Utilisée en Afrique, l’Artemisia annua semble aussi avoir une efficacité contre le covid . Aux stades plus avancés, l’on peut recourir aux corticoïdes comme la dexaméthasone, les anticoagulants pour éviter les phénomènes de thromboses, ou encore l’oxygénothérapie .

( M. Annès Bouria, un des signataires du remarquable Appel adressé par des soignants belges à leur gouvernement). Dal testo originale in francese sul sito Anthropologique, di J.M. Dominique.

Correi dunque di uno stato di cose che ha contribuito a trasformare una relativamente semplice malattia in una pandemia ‘incontrollabile’ con lo scopo, appena larvato, di arrivare ad un certificato vaccinale europeo che permetta di ‘controllare’ ogni cittadino. Le ricadute, non è difficile immaginarlo, potrebbero andare verso una distopia che solo la fantasia degli scrittori di fantascienza, potrebbero lasciar indovinare. Una  pesante responsabilità nei confronti di ciò che, attraverso azioni o omissioni, mette le basi per un mondo (occidentale per ora), sostanzialmente dominato dagli interessi delle grandi ditte farmaceutiche e dei cosiddetti GAFA…

Conclusione

Che tempo fa dall’altra parte del mondo?

Chi scrive ha passato buona parte lontano dai centri di potere, come missionario apprendista in Costa d’Avorio, Argentina, Liberia e, da oltre 11 anni, nel Niger della sabbia. Chi scrive, nel mese di luglio del 1982, è stato salvato da operazioni e cure mediche nell’ospedale pubblico San Martino di Genova e non ha mai disdegnato le vaccinazioni. Chi scrive, oltre quelle dell’infanzia, ha assunto il vaccino contro la febbre gialla e, prima di partire la prima volta per il Niger nel 2011, è stato volontariamente vaccinato contro una delle forme più diffuse della meningite. Non c’è traccia, in chi scrive, di preclusioni nei confronti dei vaccini ma c’è ‘resistenza’ nei confronti di una visione totalitaria della risposta politica alla ‘pandemia’ Covid.

Infatti una cosa è la malattia e altra sono le politiche di uso della malattia per controllare, modificare e preparare un mondo diverso e funzionale all’egemonia di una élite che, per usare una metafora evangelica, sotto l’apparenza di ‘agnelli’ benefattori illuminati dell’umanità, mostra lupi feroci. Peccato che alcune istituzioni vaticane, e non delle minori, abbiano accettato di collaborare con loro. Molti altri, pagando di persona e discriminati all’interno della stessa Chiesa e nella società come cittadini, hanno scelto di r-esistere.

                                      Niamey, luglio 2022

P.S. - In tutti questi anni lo stato italiano mi ha ignorato. Per rinnovare il passaporto scaduto e con un’ambasciata a Niamey, con tanto di militari, di controllo di frontiere e migranti, sono dovuto andare fino ad Abidjan, in Costa d’Avorio…

Da casa mi si comunica che c’è in atto un procedimento amministrativo che comporterebbe una penalità di 100 euro per non compimento vaccinale. Mi è stata chiesta copia della carta d’identità e del codice fiscale. … Ecco il benvenuto in patria dopo tre anni di assenza…

https://www.lepoint.fr/societe/vatican-le-plus-petit-etat-au-monde-dirige-par-le-dernier-monarque-absolu-13-03-2013-1639682_23.php

pubblicato anche su:  

https:/ https://sinistrainrete.info/

e su: 

https://comune-info.net/dissociazioni-vaticane/


sabato 9 luglio 2022

IL GIORNO CHE L'EUROPA EBBE BISOGNO DELL'AFRICA di Padre MAURO ARMANINO



Il giorno che l’Europa ebbe bisogno dell’Africa

…’L'Africa è la direzione a cui guardiamo da tempo con maggiore attenzione. L'intricata e persistente condizione della Libia; la fragilità di alcuni Stati dell'area sub-sahariana; la presenza di gruppi terroristici; la postura aggressiva, anche militare, di alcuni attori internazionali; i venti di guerra nel Corno d'Africa; il mai sopito problema della pirateria’… (il ministro Lorenzo Guerrini, intervista sul giornale La Repubblica)
I migranti uccisi a Melilla il mese scorso invece guardavano in direzione dell’Europa. Lo stesso fanno le migliaia che, per salvarsi dall’inferno libico o da altri inferni meno conosciuti, naufragano nel Mediterraneo o sono inghiottiti dalle ‘sabbie mobili’ del Sahara. L’Europa ‘sguarda’ l’Africa con gli occhi dell’Occidente, per dirla col noto romanzo di Joseph Conrad, e forse non potrebbe fare altrimenti. Anche perché si è scritto che l’Africa avrebbe bisogno dell’Europa per affermarsi e magari entrare, finalmente per alcuni, nella storia (dell’Occidente). In effetti, soprattutto a partire dalla Prima guerra mondiale, dalla presenza negli eserciti alleati di militari africani e soprattutto in chiave post-colonizzazione, si affermò nello spirito del tempo il concetto di Eurafrica. 
Risulta oltremodo istruttivo riesumare l’idea mai del tutto tramontata ma per molti versi ‘censurata’, che la nuova edizione del libro di Hansen et Jonsson - Eurafrica’, pubblicato nel 2014, ricorda. Con tanto di cartine geografiche, grafici e zone di influenza tra Europa e Africa da parte degli stati europei in fase di decolonizzazione, viene assunta come ‘naturale’ una storia comune tra i due continenti. Il luogo da dove partono le linee ‘verticali’ e dove vi tornano, è comunque sempre e solo l’Europa, la ‘testa’ del corpo politico-geografico del nuovo continente.
…’L’espressione ’continente verticale’ indica l’interconnessione profonda tra Europa, Mediterraneo e Africa: tre aree interessate da sfide comuni che vanno affrontate con soluzioni condivise. L’Italia può e deve svolgere un ruolo di ponte su cui far passare una collaborazione tra continenti sempre più stretta…sta al nostro Paese affermarsi quale partner credibile e affidabile dei Paesi africani. Sappiamo farlo, dobbiamo farlo. (il ministro degli esteri Luigi di Maio, sul giornale ‘Avvenire’).
I naufraghi abbandonati nel Mediterraneo, il finanziamento della guardia costiera libica, l’esternalizzazione delle italiche frontiere nel deserto del Niger sono alcune delle espressioni più nitide del ‘ponte’ a cui fa allusione il ministro degli esteri. Altri ‘ponti’ di questo tipo sono costituiti, ad esempio, dalle presenze armato-umanitarie dell’operazione dei militari italiani denominata MISIN e la creazione, ormai in fase avanzata, di una base militare alla periferia della capitale Niamey. Sempre nell’ottica del ‘ponte’ e per il principio di reciprocità, si potrebbe ipotizzare la costruzione di una base militare nigerina alla periferia di Roma, ad esempio, per contrastare le attività mafiose del Paese…
Il libro citato ricorda che alla base dell’Eurafrica, nel contesto della decolonizzazione dei vari imperi occidentali e nella scelta dell’Africa come partner, vigevano tre principi guida. Uno spazio per ‘ospitare’ la popolazione europea in eccedenza (la migrazione di europei), le risorse minerarie strategiche (per l’industria europea) e nuovi mercati in grado di sviluppare il neo-continente. A questo si aggiungeva pure la risorsa di vitalità e di futuro che il continente africano avrebbe potuto offrire alla ‘vecchia Europa’, esangue dalle due guerre e da irrimediabili divisioni nazionalistiche. Tutto o quasi era già stato detto. Quanto si vive oggigiorno nelle relazioni euro africane trova riscontro nelle auto-avverate ‘profezie’ citate in funzione del ‘Continente Verticale’. In fondo aveva una qualche ragione l’attivista e dottore in psichiatria Frantz Fanon, citato in apertura del libro Eurafrica…’ Davvero, lo spirito europeo è costruito su una strana fondazione’.

       Mauro Armanino, Niamey, 10 luglio 2022

domenica 3 luglio 2022

CHIESA DI S. PIETRO A GAGLIANICO (BI) LA VETRATA DEL RISORTO - P. NICOLA GALENO OCD


 

SULLE ORME, LIQUIDE, DI GERGE WEAH di Padre MAURO ARMANINO

 


Sulle orme, liquide, di George Weah

George Weah è l’attuale Presidente di uno stato inventato dal caso e dai sogni messianici di filantropi americani in cerca di una terra promessa credibile. Fu così che nacque la Liberia, ritagliata sulla costa del Golfo di Guinea che la tratta degli schiavi renderà oltremodo frequentata. Cambiano le stagioni della storia e cambiano i negrieri e forse anche le modalità della schiavitù ma gli schiavi rimangono i medesimi. Da che mondo è mondo, verrebbe da dire, le catene assumono nuovi profili e schiavi si nasce o si diventa per le circostanze della vita. William si ritrova con un pugno di anni stretti in mano e il ricordo del suo passaggio in una delle squadre di calcio della Liberia, il Fassell Football Club, fondato a Monrovia nel 2009. Attualmente in seconda divisione nell’improbabile campionato liberiano, tra guerra civile, Ebola, corruzioni, Corte Penale Internazionale e il rinomato dittatore (d.o.c.) Charles Taylor in carcere a vita… ‘Di professione calciatore’, risponde William alla domanda intorno alla sua attuale professione. Avrebbe voluto raggiungere l’Italia.
George Tawlon Manneh Oppong Ousman Weak vinse il pallone d’oro nel 1995, il FIFA giocatore del mondo e il premio del migliore calciatore africano dell’anno. William sa che il suo Presidente, eletto nel 2018, ha, tra l’altro, giocato nel Milan realizzando 58 reti. Ha vissuto parte della sua giovinezza nella baraccopoli di West Point a Monrovia, una quasi isola che vive di pesca e di rivendita il giorno di quanto rubato in città la notte. William ha tentato per sette volte di prender il mare in Libia, pagando dai 200 ai 300 dollari per ogni tentativo. A pochi minuti di distanza dalla riva è sempre stato arrestato dalla guardia costiera libica e riportato sulla terra ferma per una lezione correttiva della libertà che il nome del suo Paese gli ricordava. Altri non sono stati altrettanto fortunati di lui e dall’inizio di quest’anno, sono stati 800 i giocatori col destino che hanno perso la vita e hanno raggiunto ‘l’isola delle speranze rubate’. Proprio come a Melilla, l’enclave spagnola in territorio marocchino, dove almeno 27 altri ‘attaccanti’ come lui sono stati calpestati.
George Weah ha naturalmente deluso i giovani come William che a lui si ispiravano. Nella campagna presidenziale aveva promesso di lottare contro l’endemica corruzione, di offrire la scuola gratuita a tutti e di sanare la bidonville nella quale è cresciuto. Nessuna di queste promesse è stata mantenuta perché la politica e il calcio hanno terreni di gioco differenti, Come tra mare e deserto c’è differenza e di questo Willam, che ha conosciuto i due, si è reso conto l’altro giorno. Nel deserto dove era passato un paio di giorni prima, al confine con la Libia, hanno scoperto i corpi di dieci migranti in una fossa comune. William, che ha seguito le orme del suo Capitano, tornerà in Liberia. Dopo aver tentato per sette volte di attraversare il mare, spera finalmente di trovare un posto da titolare nel campionato della vita.
      
        Mauro Armanino, Niamey, 3 luglio 2022

Ndr: Aggiungo un mio ricordo. Ho conosciuto di persona l'ex calciatore del Milan, e mai avrei immaginato che diventasse Presidente della Liberia, anche perché la sua prima candidatura è stata una fumata nera, e solo al secondo mandato, ha ottenuto la carica. Sono Juventina, ma l'allora Parroco della mia Parrocchia era un milanista sfegatato. Ho incontrato Weah presso lo studio della mia dentista, che all'epoca curava un po' tutti i calciatori della squadra rosso-nera. Ho colto l'occasione per chiedergli un autografo con dedica per il Parroco, e lui scrisse: "con simpatia a Padre Terresio, sì, scrisse il nome proprio con due erre, anziché con una sola. Lo misi in cornice, assieme ad una foto del calciatore, e il quadretto lo donai al Parroco. Lui espresse dei dubbi sull'autenticità della dedica, e non ne ho compreso il motivo. Incontravo spesso i calciatori del Milan presso lo studio dentistico, ma non mi è mai venuto in mente di chiedere prima qualche loro autografo. E' successo con Weah, perché entrambi eravamo lì, nello studio medico di Castellanza (VA) per saldare il conto alla dottoressa Fiorenza Sala. Lei era presente, poiché mi ha offerto un foglietto del suo promemoria, perché non avevo con me neanche un piccolo pezzo di carta.
Certo avrei sperato che, una volta Presidente del suo popolo, si fosse attivato a mantenere le promesse fatte durante la sua candidatura. Apprendere che invece i giovani liberiani sono rimasti delusi, ha deluso non poco anche me.
Danila

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Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi