AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

mercoledì 15 gennaio 2025

Polvere, fuoco, cenere e vento. A dieci anni delle chiese incendiate nel Niger di Padre Mauro Armanino


Polvere, fuoco, cenere e vento. 
A dieci anni delle chiese incendiate nel Niger


Fin dall’inizio c’è la polvere nella quale siamo stati impastati una mattina. Poi arrivò il soffio di vento e la creatura umana divenne vivente, Adama, fango che cerca la vita. Nel Sahel la polvere nasce con noi, ci avvolge, accompagna e diventa inseparabile compagna del nostro vivere quotidiano. La polvere prima osserva e poi, con sapienza millenaria, copre le umane vicende. Sui fatti e le parole scende una coltre di polvere che seppellisce imperi, dittature, regni, repubbliche, monarchie e avvenimenti.
La polvere ha coperto, da tempo, quanto accaduto a Zinder, la prima capitale del Paese e a Niamey, l’attuale. Il 16 e 17 gennaio del 2015, in relazione con quanto pubblicato dalla rivista francese Charlie Hebdo e un contesto politico nazionale teso, furono bruciati buona parte dei luoghi di culto, istituzioni e case di cristiani. Quel venerdì e sabato marcarono, a suo tempo, una sorta di frontiera tra un prima e un dopo. Stupore, desolazione, incredulità, sentimento di tradimento e dolore fu il fuoco.
Quanto accaduto ebbe mandanti ed esecutori. L’impressione che il tutto fosse stato orchestrato con un piano le cui finalità rimangono a tutt’oggi immaginabili e oscure ad un tempo. Vi furono veicoli che contenevano bidoni di benzina e, non casualmente, un pò dappertutto i punti d’acqua furono resi inservibili. Vi furono anche una decina di vite umane perse per sempre. Il fuoco fu il protagonista delle due mattinate. Non il fuoco che purifica o quello che si trasmette nel tempo, Un fuoco di morte.
Nelle ore che seguirono gli attacchi alle chiese e istituzioni cristiane (e francesi, in alcuni casi), nei luoghi incendiati rimase la cenere. Una cenere densa, triste e consapevole di essere stata il frutto di un grande inganno. In effetti, lo sappiamo per esperienza che c’è cenere e cenere. Quella che rimane dopo aver bruciato la legna per la cucina o per scaldare la casa e la famiglia. Una cenere pulita, che conserva a lungo le braci che possono servire ad altri per il fuoco. E poi la cenere delle chiese, vuota.
Per fortuna qualcuno ha inventato il vento. Pulisce e spazza via la polvere che copriva gli avvenimenti. Fa del suo meglio, anche se con maggiore difficoltà, per rimuovere pure la cenere. Entrambe, polvere e cenere costituiscono la nostra memoria selettiva. Ci sono cose che si coprono di polvere e altre che si coprono di cenere. E accaduto coi cristiani nelle città citate e succede nei villaggi attorno alla capitale nella zona delle ‘Tre Frontiere’. Musulmani e cristiani vittime della stessa follia di morte.
Compito e azione del vento è rivelare la nudità di quanto era rimasto. Allontanata la polvere e la cenere riemerge la verità dell’accaduto. Qualcosa di grave che in qualche ora ha potuto bruciare e distruggere quanto pazientemente intessuto in decenni di paziente rispetto reciproco. Ridare una memoria ripulita dal tempo e la dimenticanza, ecco quanto il vento ha saputo fare nel suo migrare tra le vicende umane. Polvere, fuoco, cenere e vento i fattori di quella verità che illumina. Non la lotta ma la verità rende liberi.



    Mauro Armanino, Niamey, 17 gennaio 2025

lunedì 13 gennaio 2025

COMPLEANNO DI PADRE CLAUDIO TRUZZI OCD

  


Padre CLAUDIO TRUZZI ha compiuto 86 anni, essendo nato  a San Benedetto Po (MN), 11-1-39 

I nostri migliori auguri per un nuovo anno colmo di tanti doni del Padre Celeste e di Maria madre di Gesù!

Danila e tutti i lettori di questo blog!



sabato 11 gennaio 2025

SOVRANITÀ SENZA SOVRANI. FINZIONI E REALTÀ DEL SAHEL di PADRE MAURO ARMANINO

Sovranità senza sovrani. Finzioni e realtà del Sahel

C’era una volta un re. Cominciavano così le favole che un tempo si raccontavano ai bambini. La fantasia senza limite dei bimbi creava mondi, situazioni, scenari inverosimili e tanto veri da sembrare reali. Le favole, adesso, si raccontano tutti i giorni perché, grazie anche ai mezzi di comunicazione e manipolazione più sofisticate, tra realtà, favola e fantasia le frontiere si sono imbrogliate. Com’è noto dalla psicologia non è necessario che qualcosa sia vero in sé. Diventa vero se è creduto tale da una parte della società, quella che ‘conta’ e racconta. Vero, falso, verosimile e credibile si confondono.

Ad esempio, col tema, molto attuale nel Sahel e in altre parti del mondo, della Sovranità. Con la ‘maiuscola’ questa parola assume un’identità e portata considerevole secondo il contesto nel quale essa si coniuga e si traduce. La parola stessa deriva dal latino e fa allusione al ‘superiore’, al sovrano inteso come autorità suprema. Politicamente essa è il diritto assoluto di esercizio di un’autorità legislativa, esecutiva e giudiziaria su una regione, un Paese e un popolo. Tuttavia, alla base del concetto e della pratica della sovranità si trova la persona umana in tutta la sua dignità.

Si potrebbe che osare affermare la Sovranità, quella maiuscola della politica, dell’economia e della giustizia implica la sovranità reale del cittadino comune. La fondamentale sovranità originaria è sempre relativa e appartiene alla persona come soggetto di diritti e doveri nei confronti di se stesso e della società. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che molte costituzioni pongono come preambolo e traducono poi in diritti inderogabili, offre alla citata ‘sovranità’ la concretezza necessaria. Una persona la cui occupazione principale è la sopravvivenza quotidiana, non è affatto sovrana.

Che non mangia a sufficienza, manca di lavoro, casa, mezzi per curarsi, istruzione di base, libertà di movimento, pensiero, religione, espressione e associazione non può esercitare la sovranità che è inerente al suo statuto di persona. La partecipazione politica del popolo, nel quale sappiamo risiede la sovranità, è del tutto illusoria quando le condizioni di vita sono tali da ridurre i cittadini a mendicanti o a ‘non persone’. La sovranità di coloro che, ormai da anni, vivono nella paura di attacchi di gruppi armati o di minacce di espulsione dai propri villaggi di origine, è confiscata.

Così come suona immaginaria e talvolta fuorviante l’assolutizzazione di una Sovranità che, non dimentichiamolo, è sempre relativa e relazionale. Per i credenti la sovranità risiede anzitutto nella divinità e negli stati democratici essa risiede nel popolo, di problematica definizione, che la esercita secondo modalità concertate e stabilite dalla legge. Chi esercita la sovranità in nome del popolo dovrebbe farlo con timore e tremore, per non profanare quanto di più sacro esiste in politica. La retorica della Sovranità sul territorio, il cibo, le risorse, la moneta, la sicurezza, definita Sovranità interna esigerà quella esterna per la difesa da nemici che, reali o presunti, non mancheranno mai.

Mai come oggi tutto è legame, relazione, rete, scambio, mobilità e commercio. Difficile presumere la Sovranità completa e sciolta da sentieri comuni in un contesto nel quale i fatti e le notizie valicano le frontiere in tempo reale. Sembra urgente ripartire dai volti, reali, dei minori abbandonati al loro destino, dei contadini senza più terra da coltivare, dai giovani in cerca di identità, delle donne che portano sul dorso il futuro del continente e degli addetti al lavoro informale. Senza di loro ogni altra pretesa di Sovranità rischia di creare, come nelle favole di un tempo, un Paese senza sovrani.

          Mauro Armanino, Niamey, gennaio 2025


domenica 5 gennaio 2025

MIGRANTI E MIGRAZIONI NEL SAHEL di Padre MAURO ARMANINO

 



Migranti e migrazioni nel Sahel

Dice che voleva andare a pregare in Israele. Nato nella minuscola Guinea Bissau, Pascal aveva già viaggiato molto nell’Africa costiera. Di professione imbianchino aveva trovato lavoro in Costa d’Avorio, Ghana, Togo e Benin. Di ritorno al Paese era passato in Gambia e infine nel Senegal. Ha messo da parte una somma di franchi locali e si è avventurato nel Mali e, attraversando la città di Gao, ha raggiunto l’Algeria. A Tamanrasset il suo viaggio alla volta di Israele si è concluso con l’arresto, la confisca del suo telefono cellulare, i soldi che rimanevano e la sua agenda di viaggio mentale. Con l’aiuto di compassionevoli viandanti arriva ieri a Niamey con la compagnia di bus Sonitrav. Per solidarietà un senegalese gli offre un precario riparo sotto la veranda della sua casa e Pascal solo desidera, adesso, di tornare al suo Paese natale.

Loro sono invece una ventina. Tra bambini, madri e giovani raggirati da un venditore ambulante di sogni. Nella capitale Monrovia, in Liberia, il venditore in questione aveva promesso di condurli nientemeno che in Europa per una modica somma di qualche centinaio di dollari americani. Giunti nel Mali, dopo aver passato la Guinea, i migranti sono stati abbandonati dalla ‘guida’ al loro destino. Una volta raggiunto Gao, ospiti per qualche giorno nella ‘Casa del Migrante’, sono stati incamminati a Niamey e infine accolti dai liberiani da tempo installatisi in una zona periferica della capitale. Nove i bambini e cinque le madri mentre dei padri non c’è traccia alcuna. Accampati in un paio di camere affittate per l’occasione i più giovani chiedevano da che parte si trovava l’Europa e guardandosi attorno hanno capito, tardi, di essere stati raggirati.

Gli altri sono invece migranti forzati. Appena prima della fine dell’anno e immediatamente dopo, i gruppi armati hanno loro ingiunto di abbandonare i loro villaggi. Ci troviamo ad un centinaio di kilometri dalla capitale del Niger, al confine con Burkina Faso nella temibile zona delle ‘Tre Frontiere’. Il Mali, il Burkina e il Niger coalizzatisi in Associazione degli Stati del Sahel, AES in breve, dove continuano a subire attacchi da parte dei gruppi ‘djihadisti’ che i contadini si ostinano a chiamare ‘banditi’. A centinaia hanno dovuto abbandonare case, campi e futuro in poche ore dopo aver ricevuto la minaccia di rappresaglie. Numerosi villaggi attorno a Kankani e a Makalondi si sono svuotati dei loro abitanti. Hanno portato con sè qualche sacco di miglio come provvista per l’esodo verso il centro ‘protetto’ di Makalondi. Migrazioni forzate che durano da mesi nell’assordante silenzio del potere.

L’altra migrazione ‘forzata’ è, appunto, quella della politica intesa come partecipazione libera e cosciente alla costruzione di una ‘casa comune’ dove abitare e vivere. E’ stata sospesa, per decreto, ogni attività politica dei partiti e di altre associazioni della società civile dal colpo di stato di fine luglio 2023. Da allora si naviga a vista tra decreti, decisioni irreversibili come l’abbandono della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale, CEDEAO, da parte dell ’AES sopra citato e una costante accusa nei confronti di nemici interni o esterni. Una migrazione, quella politica, che corre il rischio di assomigliare alle migrazioni di cui sopra. Come notato, il lungo viaggio termina col desiderio di tornare al Paese che essi avevano lasciato. Lo scopo di una politica che meriti questo titolo sarà quello di tornare a mettere nel suo cuore il grido dei poveri. Solo per questo è stata inventata. 


Mauro, Niamey, gennaio 2025

BENVENUTO|

Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi