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1. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito” 
Vangelo di Gesù
    secondo san Giovanni 3,14-21 
“In quel tempo,
    Gesù disse a Nicodemo: «E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna
    che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia
    la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare
    il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma
    abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per
    condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi
    crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato,
    perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio
    è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le
    tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti
    fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non
    vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché
    appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio»”. 
  
     Il libro delle Cronache si presenta come un riassunto del cammino
    spirituale vissuto dal popolo ebreo. In numerose occasioni il popolo ha
    dimenticato l’Alleanza, ha ignorato il suo Dio, sepolto le grazie ricevute
    lungo la sua storia movimentata. Nei cuori, sedotti dagli inganni del tempo
    presente, è nata una volontà di emancipazione da Dio. Il ricordo non è
    stato costante, così Israele ha disconosciuto il suo Dio e i suoi doni,
    Questa vicenda storica ci sembra certamente lontana dalle nostre
    problematiche contemporanee, tuttavia anche noi siamo spesso nella
    condizione simile di dimenticare i benefici del Signore. Forse
    dovremmo aprire l’album della nostra propria storia religiosa per vedere
    come la dimenticanza sia presente nella nostra storia religiosa. Siamo
    forse troppo spesso figli ingrati che rischiano l’amnesia
    spirituale. Nella Bibbia ricorrono puntualmente numerosi “ricordati”
    usciti dalla bocca dei Profeti e distillati lungo la storia del Popolo di
    Dio confrontato a generazioni dure d'orecchi e di cuore. 
  
     Questo tempo propizio di quaresima potrebbe diventare un periodo
    felice in cui Dio, attirandoci nel deserto, parlerà al core di ogni
    credente. Poiché al centro di tutte le vicissitudini umane, dei fallimenti,
    rimane una forza: la misericordia di Dio si presenta sempre
    all’appuntamento. Essa si offre sempre, senza mai stancarsi.  È
    bene per noi pertanto ricordare questa misericordia che non ha mai smesso
    di mostrarsi, di svilupparsi, di intensificarsi. L’infelicità del popolo
    eletto è la conseguenza della dimenticanza del suo Dio. Ma Dio apre sempre
    una breccia per far rinascere la vita. Non ha mai smesso di chiamare e di
    inviare al suo popolo ribelle messaggeri carichi di chiamate al pentimento.
    La sordità e la cattiveria hanno compiuto la loro opera. Ma Dio non può
    abbandonare e dimenticare il suo popolo. Se un re pagano era stato l’autore
    del disastro e della deportazione, ci voleva un altro re pagano, Ciro, per
    essere strumento di salvezza: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso
    tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a
    Gerusalemme, che è in Giuda”. Il Signore mi ha incaricato di
    costruirgli una casa. 
  
     Saremo noi, oggi, nel numero di questi costruttori ? Dio
    non si inviterebbe a casa nostra?  Dobbiamo allora
    riprendere il canto del salmista: “Mi si attacchi la lingua al
    palato, se lascio cadere il tuo ricordo!” (Sal 136, 6). E se
    entrassimo in questa settimana in un lavoro di memoria, di ricordo. No, le
    misericordie di Dio non sono state cancellate. Insieme leggiamo anche la
    lettera che Paolo scrisse agli Efesini: “Fratelli, Dio è ricco di
    misericordia”. L’Apostolo sviluppa il suo tema:
    eravamo morti a causa delle nostre colpe. Dio ci ha dato la vita con
    Cristo: per grazia siamo stati salvati. Questo tema
    dell’amore di Dio, della sua infinita misericordia, attraversa le tre
    letture della nostra domenica, come un ritornello che non si esaurisce, ma
    riafferma con forza il cuore della nostra vita di fede: “Dio
    infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito”. 
  
     La misericordia di Dio è certamente una costante della storia
    biblica. Si è rivelata durante tutta la Storia santa. Dio usa verso il suo
    popolo tutti i mezzi in grado di causare la sua conversione, e dunque anche
    la nostra conversione, oggi. Vi consiglio di gustare i prefazi proclamati
    durante ogni santa Messa prima della preghiera eucaristica. Rileggiamo un
    estratto del prefazio di domenica: “Nel mistero della sua incarnazione
    egli si è fatto guida dell'uomo che camminava nelle tenebre,per condurlo
    alla grande luce della fede. Con il sacramento  della rinascita ha
    liberato gli schiavi dell'antico peccato per elevarli alla dignità di figli”. Questa
    chiamata a diventare figli di Dio non si realizzerà tuttavia senza di noi.
    Anche il vangelo di questa domenica insiste nel farci andare verso la luce.
    In una parola: che abbiamo il coraggio di riconoscere i nostri vicoli
    ciechi, quelle vie senza uscita scelte o subite che ci fanno andare alla
    deriva, andare contromano rispetto alla Buona Notizia, rispetto al
    Vangelo.  
  
     Anche Giovanni insiste nel racconto del Vangelo di questa domenica:
    “Chi fa la verità viene verso la luce”. A quale/i verità siamo chiamati,
    invitati? No, non siamo convocati davanti al tribunale celeste. Siamo
    chiamati ad un incontro nel corso del quale, avendo accettato di
    dire la propria verità, saremo invitati allora a lasciar scendere su di noi
    con abbondanza l’acqua della misericordia. “Fratelli, Dio è ricco di
    misericordia”, ci ricorda san Paolo. Durante questa settimana, come
    accoglieremo questa forza e come ne vivremo? La casa che Ciro propone di
    costruire, secondo quanto ha domandato il Signore, porterà il nome di “Casa
    della Misericordia”. Forse dovremo avere il coraggio di
    varcarne la soglia. | 
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