| 
1. Vedere Gesù in modo diverso 
Vangelo di Gesù Cristo secondo san Marco 9,2-10 
“Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li
    condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti
    a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio
    sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e
    conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è
    bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e
    una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
    Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce:
    «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente,
    guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. 
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno
    ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto
    dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse
    dire risorgere dai morti”. 
Gesù ci conduce con Pietro, Giacomo e Giovanni in disparte, su di
    una alta montagna. Che abitiamo in città o in campagna, in un luogo isolato
    o presso un incrocio, siamo tutti invitati in primo luogo a
    lasciarci condurre da Gesùstesso in un luogo sconosciuto ma abitato,
    senza lasciare la nostra dimora. Compito difficile, direte! Certo, esso è
    tuttavia essenziale in questo tempo di quaresima. Gesù ha bisogno della
    nostra attenzione, della nostra disponibilità. Bisogna dunque abbandonare,
    come i suoi apostoli, i percorsi troppo frequentati per permettere un certo
    spaesamento. Vuole attirare la nostra attenzione, aprire i nostri orecchi,
    permettere l’incontro. È uno sforzo ma può essere trasformato in grazia se
    lo vogliamo.  
Permettiamo a Gesù di disturbarci. Siamo spesso prigionieri delle nostre
    abitudini, dei nostri punti di riferimenti invecchiati con il tempo.
    Riceviamo questo invito come un dono ricevuto in questo tempo di quaresima.
    Dio viene per s’inscrivere nuovamente nelle nostre vite, in modo inatteso,
    imprevedibile. Lasciamoci togliere ciò che noi pensiamo di sapere per fare
    l’esperienza delle compagnia di Gesù stesso. Domandiamo, all’inizio della
    nostra preghiera, la stessa libertà che Dio donò al nostro Padre Abramo.
    Rileggiamo l’inizio del libro della Genesi che ci è offerto dalla liturgia
    di questa domenica: “Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli
    disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!»”. Ripetiamo lentamente questa frase e
    mettiamo il nostro nome al posto di quello di Abramo. Rendiamoci
    disponibili, liberi e accoglienti verso Dio, pronti a dire con piena
    fiducia a Dio: « ECCOMI ! ». 
Acquistata questa libertà, dobbiamo poi essere pronti a
    ricevere da Dio, nel suo Figlio, la sua visita. Sorpresa di questi
    tre compagni di Gesù. Cominciavano a conoscere Gesù, ad abituarsi, non
    senza difficoltà, al suo messaggio, alla sua persona; ed ecco che Gesù si
    trasfigura davanti a loro. Riconoscibile ma molto diverso. Le sue vesti
    divennero splendenti, tanto che nessun lavandaio riuscirebbe a fare
    altrettanto, volendo ottenere un risultato impeccabile. Gesù è accompagnato
    da Elia e da Mosè, due figure importanti dell’Antico Testamento. 
Fermiamoci su questo verbo “trasfigurato”. Il dizionario dice: “Trasformare
    rivestendo un aspetto splendente e glorioso. Trasformare dando
    una bellezza e uno splendore non comune, trasformare in meglio”. È
    un testo prezioso per capire questo passo del Vangelo. Sembra disegnarsi un
    percorso nuovo. Non si tratta di ripetere una definizione imparata da molto
    tempo. Siamo nel tempo dell’irruzione di Dio nella nostra vita. Egli ci
    invita a riconoscerlo, a conoscerlo per amarlo meglio. Davanti a questa
    immagine trasfigurata di Gesù, si fa sentire una parola: “Questi è il Figlio
    mio, l’amato: ascoltatelo!”. 
Vedere Gesù in modo diverso, ascoltarlo diversamente. Ecco un buon esercizio per
    questo inizio di quaresima. Ci siamo spesso abituati a tutto. Non siamo più
    capaci di vedere  qualcosa di diverso da ciò che già sappiamo, sia nelle
    persone che negli avvenimenti. Le nostre orecchie rischiano di registrare
    sempre gli stessi suoni, le stesse parole, prima ancora che la persona
    incontrata apra la bocca. Se ci portiamo così con le persone umane, non
    faremo forse lo stesso con Dio? Rischiamo forse di imprigionare Dio in una
    definizione, in un’immagine che, per quanto bella, con il tempo
    ingiallisce, si consuma proprio mediante le stesse parole ripetute
    continuamente? Come possiamo, durante questa quaresima accettare di
    rinnovare, “scrostare” l’immagine di Dio che abbiamo costruito in noi per
    renderla “bianchissima così come nessun lavandaio sulla terra potrebbe
    renderla”, come ci dice il Vangelo? Il Salmo 62 ci può aiutare in questo
    esercizio: “Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco”. Questa
    ricerca di Dio ci aiuterà a parlare con Dio con parole nuove, con parole
    impastate dalla preghiera così da diventare un buon pane, fresco e
    croccante, ancora caldo, e pronto ad un assaggio che delizia il cuore. 
Come non fare nostro in questo giorno il bel testo del nostro Padre
    Giovanni della Croce che ci invita ad accogliere Gesù come PAROLA
    DEL PADRE. Rileggiamolo:  
Pertanto, chi ora volesse interrogare Dio o chiedergli qualche
    visione o rivelazione, non solo farebbe una sciocchezza, ma anche offenderebbe
    Dio, perché non fisserebbe gli occhi unicamente su Cristo senza cercare
    altre cose o novità. Dio potrebbe rispondergli così: Se ti ho già detto
    tutto nella mia Parola, che è mio Figlio, non ho altro da aggiungere. Cosa
    ti potrei rispondere o rivelare di più? Fissa il tuo sguardo unicamente su
    di lui, perché in lui ti ho detto e rivelato tutto e troverai in lui anche
    più di ciò che chiedi e desideri. Tu domandi locuzioni e rivelazioni
    particolari, mentre, se tu fissi gli occhi su di lui, vi troverai l’intera
    rivelazione, perché egli è tutta la mia parola, tutta la mia risposta,
    tutta la mia visione e tutta la mia rivelazione. Ora, io ti ho già parlato,
    risposto, manifestato, rivelato, quando te l’ho donato come fratello,
    compagno, maestro, caparra e premio. Il giorno in cui, sul monte Tabor,
    scesi su di lui con il mio Spirito, ho detto: “Questi è il Figlio mio
    prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo” (Mt 17,5). D’allora
    in poi ho interrotto ogni forma d’insegnamento e di risposta, rimettendo
    tutto nelle sue mani. Ascoltate lui, perché non ho altra verità di fede da
    rivelare né altre cose da manifestare”. 
(Salita al monte Carmelo. Libro 2, capitolo 22, paragrafo 5) 
Domandiamo allo Spirito Santo questa grazia: la grazia dell’inizio.
    Accettiamo d’accompagnare i nostri fratelli e sorelle catecumeni che si
    avvicinano al battesimo per fare con loro l’esperienza di una
    chiamata a rinnovare la nostra fede, il nostro SÌ a Gesù, la
    nostra volontà di seguirlo. | 
Nessun commento:
Posta un commento