Al sud del futuro. Elogio del silenzio
In una intervista che Illich registrò in Giappone con il suo amico Douglas Lummis nell’inverno 1986/87, Lummis lo interroga su un futuro possibile:
«All’inferno il futuro!» gli risponde Illich,
«È un idolo mangiatore di uomini.
Le istituzioni hanno futuro…
ma le persone non hanno futuro;
le persone hanno solo speranza»
Questa citazione è presa da uno scritto di David Cayley su Ivan Illic, uno dei massimi pensatori e ‘profeti’ del ‘900. Essa appare all’inizio del libro ‘SPERANZA forza sociale’, pubblicato l’anno scorso. Al ‘sud del futuro’ si trova il Sahel, riva che confina col ‘mare’ chiamato Sahara. D’acchito tutto sembra congiurare contro di lei, la speranza. Sembra provarlo l’insicurezza in molte zone di questo spazio. Le migliaia di morti e gli spostamenti di popolazione come immediata conseguenza dei gruppi armati terroristi di ispirazione islamica. Le carestie che si susseguono e si confermano come rituale statistico di sofferenze nascoste. L’esclusione di contadini, allevatori e lavoratori precari che fanno dell’informale la sopravvivenza quotidiana. I bambini scomparsi dal processo scolastico e i giovani, la maggioranza della popolazione, col futuro confiscato.
C’è chi prova, pure qui, a suggerire un futuro differente a condizione che siano sacrificate vite umane per la salvaguardia della patria, dei confini e di un concetto egemone di sovranità. Poi arriverà finalmente l’attesa aurora di un nuovo Paese, quasi certamente domani, come nell’opera di Samuel Beckett, aspettando Godot. ‘Al sud del futuro’, nel Sahel e nel Sud del mondo forse non si trova futuro ma certamente si incontra la speranza perché lei è di sabbia. Così come le storie incontrate in questi quattordici anni passati su questa frontiera abitata dalla paura e l’attesa.
La speranza, infatti, non è una roccia sulla quale costruire chissà quali fortezze. Non è un recinto dove solo alcuni eletti possano essere accettati. Non somiglia neppure a chissà quale castello ben difeso dai più recenti sistemi di sorveglianza elettronica. Non è solida la speranza perché è fatta di sabbia e come la sabbia è fragile, eterna, resistente, nomade e soprattutto umile. Sono storie scritte sulla sabbia che il vento raccoglie, custodisce, trasforma in polvere e poi affida al silenzio che le porta lontano. Sarà proprio questo silenzio a salvare il mondo.
Mauro Armanino, Niamey, gennaio 2025
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