|  Concludo il ciclo sulla difesa del nostro Pianeta, su questo inestimabile dono di Dio, proponendovi un'accorata lettera del Capo Tribù dei Pellerossa Seattle. Fa riflettere!!Quando ci avete   incontrato la prima volta ci avete detto che dovevamo pregare il vostro Dio.   Noi non riuscivamo a comprendere la vostra richiesta. Il vostro Dio non potrà   mai essere il nostro. Vi è troppa differenza tra noi. Noi uccidiamo gli   animali che ci servono e li mangiamo tutti. Voi uccidete senza motivo e   abbandonate i corpi degli animali che avete abbattuto. Voi tagliate intere   foreste e noi usiamo solo i rami caduti e gli alberi morti e abbiamo rispetto   per ogni ago di pino. Voi spaccate le pietre, forate le montagne e non   riuscite ad ascoltare lo spirito della terra che vi dice: “non fatelo. Non   fatemi male” . Noi sentiamo lo spirito e il mistero della vita anche nelle   ali delle libellule.  Voi siete ciechi e sordi di fronte alle cose che esistono e quando vi   rivolgete a Dio, chiedete ricchezza, denaro e potere. Noi chiediamo al Grande   Spirito di mostrarci la bellezza, la stranezza e la bontà della terra   verdeggiante, l' unica Madre, e di svelarci le cose nella loro essenza e   perfezione, così come solo in un unico Essere, che resta Uno anche se è   Molti. Voi dimenticate i vostri morti, li seppellite e non vi curate di   conservare le loro tombe e non vi sentite legati alla terra che custodisce le   ossa dei vostri padri. Per noi un uomo che dimentica queste cose è peggio di   una belva inferocita.  Per tutto questo voi riuscite a vendere la terra: mentre per noi la terra è   come 1' aria che si respira, è il corpo di nostra madre e non possiamo   neppure concepire che essa possa essere venduta, divisa e recintata.  Ora la mia gente è poca: noi sembriamo le foglie rimaste su un albero scosso   dai venti invernali e non possiamo più difenderci. Ora voi ci assegnate una   riserva in cui dobbiamo ritirarci. So bene che questa soluzione ci è imposta   da una forza ineluttabile. Abbiamo cercato di sfuggirvi come la nebbia   mattutina fugge ,avanti alla luce del sole nascente... Ora siamo pochi e non   ci importa di sapere dove trascorreremo il resto dei nostri giorni. Il nostro   popolo era un tempo forte e potente e ora poco a poco muore. Le nostre notti   si fanno sempre più lunghe, buie e solitarie. Ovunque tentiamo di rifugiarci   siamo inseguiti dal vostro passo sterminatore e non ci resta che sopportare   il destino come un animale ferito e braccato dal cacciatore che vuole finirlo.    E tuttavia non mi lamento. Abbiamo per tanto tempo trascorso un'esistenza   felice della quale siamo stati consapevoli e dalla quale abbiamo tratto gioia   e ricchezza dell'animo. Ad una tribù segue un'altra e le nazioni seguono alle   nazioni come una generazione succede ad un'altra. E un continuo nascere e   morire e lamentarsi non serve a nulla. Forse anche il giorno del vostro   tramonto non è lontano, ma e comunque certo che verrà. Allora, forse, potremo   anche essere fratelli.  Ora è la vostra stagione tuttavia, e poiché ciò appare evidente, tagliate gli   alberi, uccidete gli animali, domate i cavalli selvaggi, sterminate gli   indiani. Io vedo bene, dai vostri occhi e dai vostri comportamenti, che la   vostra città produce immondizie ed esse, un giorno, vi annegheranno.  Ma intanto consentitemi di ribadire che la terra che ci ordinate di   abbandonare è sacra alla mia gente. Ogni collina, monte, bosco, lago, fiume o   valle o pianura sono pieni di eventi tristi e lieti e di ricordi. I fili   d'erba, i piccoli gigli lungo i fiumi d'argento, le fragole che crescono ai   margini dei prati coperti di rugiada, persino le pietre che giacciono sorde e   immobili nella quiete fresca della notte e nel calore diurno, hanno bevuto la   vita del mio popolo e gliela hanno restituita. Anche la polvere è legata alle   orme della nostra gente e i nostri piedi trovano in essa una familiarità che   i vostri piedi non proveranno mai. Essa ha bevuto il sangue dei nostri padri,   custodisce il sale delle loro lacrime, il grasso e la cenere dei fuochi da campo,   il sudore del piacere e della paura. I nostri guerrieri scomparsi, le ragazze   dal cuore gentile e dalle amabili forme, i bimbi che qui vissero e trovarono   nutrimento, le nostre madri affettuose sono parte viva di questi luoghi   ancora solitari che placano il cuore.  Ed essi ritornano sempre come marce dello spirito quando la Luna Nuova, piccola   canoa d'argento, naviga fra le stelle circondata da una nebbia di volpi   argentate. Essi continuano la vita senza il peso del corpo perché gli impulsi   di un popolo seguitano ad esistere anche dopo la morte dei singoli e si   concentrano sulla sua terra e la colmano di vita umana. E cosi, anche quando   l'ultimo indiano sarà morto e il ricordo della mia gente sarà diventato per i   bianchi una leggenda, questa terra ospiterà ancora le forme invisibili dei   nostri morti. I figli dei vostri figli si crederanno soli nei campi, nelle   case, sulle vie delle vostre città o nel silenzio dei boschi senza sentieri.   Ma anche quando, di notte, le strade e le piazze saranno silenziose e   deserte, ovunque si aggireranno gli spiriti di coloro che un tempo popolarono   ed amarono questo meraviglioso paese. (...)  Voi non vi accorgete di tutto questo. Ma un giorno il nostro spirito riempirà   di sé i vostri discendenti. Un giorno, ho detto , perché. vai ora apparite   incapaci di un sentimento che non sia l'odio: l’odio e la paura, che vi   spingono ad azioni che non hanno per fine solo la distruzione degli altri, ma   anche la vostra. L'odio e la paura, che vi impediscono di capire che la   stirpe umana è come il sole e che i popoli ne sono i raggi e che quando un   popolo muore il sole comincia a morire e la terra diventa più fredda. L'odio   e la paura che non vi danno coscienza del fatto che le specie animali sono le   radici che uniscono il cielo alla terra e che l’uomo non può recidere se non   vuole morire.  Noi speriamo che nel futuro lo spirito dell'uomo rosso, che con amore e   venerazione rispetta tutto ciò che vive, si impossessi lentamente dei vostri   figli e penetri lentamente in coloro che nulla sanno di lui. Cercate perciò   di guardare alla nostra fine con rispetto e tolleranza. I nostri padri, noi   stessi staremo sempre intorno a voi e attenderemo con pazienza fino a che non   riusciamo a piantare nella vostra indole distruttiva un seme di amore per la vita.   Se ciò accadrà. il vostro mondo sparirà e il nostro tornerà a vivere.  Ma forse non riusciremo a far ciò. E allora, quando una ragnatela di fili che   sussurrano avrà circondato l'azzurro del cielo, quando il rondone sarà   scomparso e la vita sarà diventata sopravvivenza, quando i fiumi saranno   morti con i laghi e le montagne, quando il vostro folle modo di vivere avrà   sommerso la terra, un grande fuoco simile ad un sole, che voi stessi avrete   costruito nella vostra ansia di distruzione e di dominio, cadrà dal cielo e   distruggerà ogni cosa. e la terra e gli uomini saranno pietra per sempre.  
 
 
     | ll testo che ho pubblicato è tradotto dall'inglese da Domenico Buffarini. È la traduzione     del testo originario raccolto, con il titolo «A long speech of Chief     Seattle or Sealth of the Dwamisch tribe», in Oregon historical review,     Portland 1885, XXII, pagg. 1033-1035.  |  | 
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