sabato 31 maggio 2025

I SOGNI CONFISCATI E LA FORESTA di Padre MAURO ARMANINO

 

I sogni confiscati e la foresta

Foto reperite nel web

Sono entrambi originari della Costa d’Avorio ed è per me come un piacevole ‘giocare in casa’. Non si dimentica mai il primo amore. Sbarcato in questo Paese nel millennio scorso, dal 1976 al ’78, la prima volta nel continente africano. Il ritmo della lingua, i luoghi e lo stile sono riconoscibili ad occhio e orecchio nudo. Traoré di mestiere panettiere e pasticciere nella città di Man, nel nord ovest della Costa d’Avorio. Partì l’anno scorso, coi suoi 32 anni e una famiglia lasciata a casa, per inventarsi un futuro diverso e più luminoso di quello che si trova tra le mani che impastano povertà e nulla più. Derubato come tutti i migranti dai gruppi armati nel Mali, raggiunge l’Algeria e lavora prima come panettiere e poi, al solito, in un cantiere edile ‘cinese’ della capitale. Al momento di ritirare il frutto del suo lavoro arriva ‘casualmente’ la polizia che spoglia i migranti di tutti gli averi, li arresta e li deporta a Tamanrasset in un centro di detenzione. Da lì, lui e gli altri saranno condotti al confine col Niger, in un luogo desertico che bisognerà attraversare per raggiungere la prima cittadina abitata, Assamaka.

Ali ha invece 19 anni. Non ha potuto terminare la scuola elementare e fatica a leggere e scrivere in francese. In Costa d’Avorio era apprendista riparatore di frigoriferi e climatizzatori. Vorrebbe imparare meglio il mestiere e mettere da parte il capitale per viaggiare in Europa, dove i sogni si infrangono sulle coste, o ancora prima di raggiungere il mare. Per questo passa un paio di settimane in Tunisia. Il tempo di essere deportato in Algeria e da lì, come Traorè suo compatriota, gettato nella fascia di deserto che non separa affatto l’Algeria dal Niger. Lui e Traoré mettono assieme i sogni confiscati dal sistema che stima né utile né sopportabile accettare chi non si adegua alle norme stabilite di sparizione programmata dei giovani per luogo di nascita. Ali e Traoré sono tra le migliaia di giovani che inventano, tessono, rischiano sogni non esportabili o delegabili ad altri. Assumono il rischio dell’incomprensione, della persecuzione e financo dell’eliminazione dei giovani che osano un futuro fuori dalle regole stabilite dal sistema dominante. Diventano, malgrado loro, rivelatori di violenza.

La stessa che accompagna da decenni la Democratica Repubblica del Congo, ex Zaire di Moboutu Sese Seko dittatore liquidato poi dai Grandi. Ousmane di 23 anni, imbianchino senza lavoro. Abbandona la capitale dove ha il dubbio di essere inghiottito dal nulla per la nascita in una famiglia numerosa e andare, con un sogno nascosto negli occhi, a sfidare il Mediterraneo. Sarà invece il mare di sabbia, il Sahara, nome che significa, per l’appunto, mare che pone una barriera invalicabile al suo andare. Passato il deserto algerino sarà catturato, spogliato degli averi e imbarcato, assieme agli altri e come pacchi postali sul camion fino alla frontiera di sabbia col Niger. Ousmane e i due ivoriani passano qualche giorno ad Assamaka, saturata con migliaia di migranti espulsi dall’ Algeria, la Tunisia, la Libia e il Marocco. L’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, a nome delle Nazioni Unite, è in difficoltà per accogliere, nutrire e ricondurre i migranti ai rispettivi Paesi di origine. Questa è la ragione per la quale i tre amici hanno raggiunto fortunosamente la capitale Niamey. Scampati dal deserto, Traoré Ali e Ousmane non vogliono chiudere i loro giorni in un labirinto umanitario che assomiglia fin troppo all’anticamera dell’inferno.

I sogni confiscati dal sistema non vanno affatto perduti perché sono come semi che seppelliti nel letame dei potenti, a loro insaputa, crescono e prosperano. Senza darlo a vedere e, ispirati da innumerevoli poeti scomparsi, si sono messi assieme. Stagione dopo stagione e albero dopo albero si è andata formando una foresta che nessuna cartina o rilevamento dall’alto potrà identificare. La foresta dei sogni confiscati offre riparo e cittadinanza alle utopie e a quelle che alcuni bollano come ‘illusioni’. Dentro la foresta si trovano gruppi di bambini che giocano con gli animali e inseguono farfalle di ogni tipo. Al centro del bosco c’è una sorgente d’acqua perenne che disseta i sogni e li affida, come preziosa eredità, al vento cha passa ogni mattina di buonora.


             Mauro Armanino, Niamey, giugno 2025



Ciclo su VISITAZIONE DI MARIA ALLA CUGINA ELISABETTA - SI FESTEGGIA OGGI 31 MAGGIO - foto e poesie di Padre NICOLA GALENO OCD










Da Vatican News
Maria rimane con Elisabetta fino alla nascita di Giovanni Battista. La festa della Visitazione, celebrata il 2 luglio, ha origini francescane e si è spostata al 31 maggio per concludere il mese dedicato alla Vergine. Il Papa Urbano VI estese la festa a tutta la Chiesa per favorire la pace tra i cristiani divisi. Festa ecclesiastica che commemora la visita (narrata nel Vangelo di Luca 1, 39-56) che Maria Vergine fece alla cugina Elisabetta in una città montana della Giudea, trattenendosi con lei tre mesi, quando ebbe saputo che questa stava per diventare madre (di s. Giovanni Battista)
La festa è stata istituita da papa Urbano VI nel 1389, con lo scopo di far cessare il Grande Scisma per intercessione di Maria. Ha i suoi albori a Bisanzio, il 2 luglio, quando si legge il vangelo della visita di Maria ad Elisabetta, nella festa della “Deposizione nella Blachernes (basilica) della santa Veste della Theotokos”. I francescani adottarono questo giorno mariano di festa, ma ne fecero la Visitazione di Maria, nel 1263. Dopo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II, la festa fu fissata il 31 maggio, a conclusione del mese dedicato a Maria.

“In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: ‘Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!’”. (Lc 1, 39-42;46-47)
La corsa
Per una sorta d’impulso interiore, la Vergine Maria corre dalla cugina Elisabetta. Tanti possono essere i motivi che hanno spinto la Vergine Maria a intraprendere quel viaggio. Il desiderio di mettersi a servizio della cugina Elisabetta, saputo che attendeva un bimbo in tarda età, come il desiderio di comunicare quanto è avvenuto a lei, sapendo che tra donne “visitate” dall’angelo è più facile capirsi. In quel “correre” Maria si rivela donna missionaria (nel portare e condividere la gioia dell’annuncio) e donna di carità (nel mettersi a servizio dell’anziana cugina).
Ma nulla vieta di pensare che ci sia stato anche il “santo desiderio” di andare a vedere il “segno” che l’Angelo le aveva indicato: “Ed ecco Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,36-37). In fondo anche i pastori, in fretta, andarono a vedere “il segno” che gli angeli annunciarono loro nella notte di Natale: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia» (Lc 2,12). A conferma che Maria non sottovaluta i “segni” che Dio le offre.
L’incontro tra due madri
La scena del vangelo raccorda le due “annunciazioni”, ad Elisabetta e a Maria: due donne e due promesse. E non appena sente il saluto di Maria, il bimbo in grembo di Elisabetta comincia a “danzare”. Il Messia Gesù, non ancora nato ma presente nel grembo della madre Maria, incontra il precursore, profeta presente egli pure nel grembo della madre Elisabetta e, riconosciuto, causa la gioia, l’esultanza, la danza, come quella di David davanti all’arca della presenza del Signore (cf. 2 Sam 6,12-15).
Dalla lode al servizio
E il canto di lode, il Magnificat, che narra il capovolgimento della logica umana, dove gli ultimi diventano primi, non resta lettera morta, ma si fa vita nel servizio.

Santi e Beati che si festeggiano oggi 29 maggio 2025 - immagini e didascalie poetiche di Padre Nicola Galeno OCD



A tutt'oggi Paolo VI è santo, quindi la didascalia poetica del 17 ottobre 2017 è precedente alla sua Canonizzazione a Santo. La scrivente è stata cresimata presso il Duomo di Milano nell'aprile del 1956 proprio dall'allora Cardinale Giovanni Battista Montini. Porto nel cuore, di lui, un ottimo ricordo.




martedì 27 maggio 2025

13 martedì 2025 - Rosario Livatino undicesima video meditazione




Ciao DANILA,
siamo arrivati all'undicesima tappa dei "Tredici martedì", il nostro percorso di preparazione alla festa di sant'Antonio.
 
Questa settimana, padre Danilo Selezze ci introduce alla figura luminosa di Rosario Livatino.
Rosario è stato un magistrato e un cristiano che ha fondato ogni sua scelta e azione nella fede in Gesù Cristo. Per lui, la giustizia è un servizio al disegno di Dio, un riflesso del Suo amore per ogni persona.
 
La sua testimonianza possa ispirarci a vivere e a servire sempre e soltanto il disegno buono di Dio con il compito affidato a ciascuno di noi.
 
Buon cammino


 
Padre Giancarlo Zamengo

lunedì 26 maggio 2025

LE AMBIGUITA' DEL POTERE di Padre MAURO ARMANINO

Le ambiguità del potere


In qualunque ambito umano di cui si ha conoscenza il potere porta con sé una dose ineludibile di ambiguità che a prima vista appare connaturata all’uso dello stesso. Intendiamo il potere politico per passare a quello economico, culturale, relazionale, fisico e religioso.  Il potere, inteso come facoltà di far compiere ad altri azioni che altrimenti non avrebbero forse effettuate è, storicamente, attraversato da qualcosa che lo corrompe. Di natura strutturale, ontologica, storica o congiunturale il potere, che si declina in varie forme, si coniuga troppo spesso e tragicamente con l’abuso, la menzogna e si apparenta più a un fine che a un mezzo. Quando il potere si ‘istituzionalizza’ e cioè diventa espressione, salvaguardia o perpetuazione di un’istituzione, tende ad assolutizzare se stessa. I noti sistemi per evitare o moderarne l’uso non sempre raggiungono l’obiettivo perché spesso sono esautorati dal loro compito regolatore. Le brevi note che seguono si riferiscono ad una specifica istituzione che è la Chiesa cattolica e si vogliono come pensieri custoditi, sedimentati e infine espressi. Lo scopo è quello di contribuire a riflettere sull’eventuale uso e abuso del potere in relazione alla maniera con la quale il Cristo l’ha vissuto secondo i vangeli.

Assassinato dall’azione congiunta e complice del potere religioso e politico del momento, il Cristo è morto solo, abbandonato e tradito da una parte dei suoi amici. Un contadino ‘marginale’, spesso non capito perché il tipo di mondo che immaginava per il suo popolo era stato mistificato dal potere religioso. I Vangeli chiamano questo tipo di mondo ‘Regno di Dio’ e dunque ricco di una duplice valenza, spirituale e politica. Nel mondo ma non parte del ‘sistema’ ecco la sua incomoda posizione che in definitiva lo perderà. Non si attacca impunemente il potere con la verità della testimonianza libera di un mondo differente. Il dialogo tra lui e Pilato, riportato dal vangelo di Giovanni, è evidente (Gv 18, 33-38). Si sa poco della sua vita ma ciò che i Vangeli condividono è sufficiente per arrendersi all’evidenza che la scelta dei ‘piccoli e senza potere’ ha accompagnato il suo ministero. La parola nell’annuncio delle ‘beatitudini’ nel Vangelo di Matteo (Mt 5, 1-12), la proclamazione della sua missione nella sinagoga di Nazareth nel Vangelo di Luca (Lc 4, 16-22) e la lavanda dei piedi nel Vangelo di Giovanni (Jn 13, 1-15) evidenziano la sua unica opzione. Rendere visibile il volto misericordioso del Padre invisibile. Il solo potere che ha praticato sul male e quello del servizio radicale fino alla morte, La via tracciata è quella ricordata al numero 8 della Costituzione sulla Chiesa, Lumen Gentium. Il cammino scelto dal Signore per annunciare e liberare dovrebbe essere quella della Chiesa. Nella povertà e la persecuzione.


Chi scrive è membro della Chiesa dalla quale è stato scelto e la cui missione e mandato ha ricevuto dalla Chiesa attraverso l’ordinazione sacerdotale. Grato e riconoscente per quanto vissuto, abbondantemente più di quanto potevo sperare in una vita come missionario, sono consapevole che essa, la Chiesa continua ad offrire al mondo la possibilità dell’incontro liberatore col Cristo stesso. Inoltre, l’autore di queste linee non è esente dalle contraddizioni e ambiguità nell’esercizio del potere che ha ricevuto come presbitero della Chiesa. Ho avuto il privilegio di vivere quasi la metà della mia vita nel ‘Sud del mondo’, nelle periferie della storia e dunque lontano dai centri geografici del potere. Ciò può facilitare una maggiore libertà di sguardo su se stessi e sulla realtà ecclesiale che si rappresenta e per così dire ‘incarna’ nella missione dove la povertà e talvolta la miseria sono il pane quotidiano della gente a cui si è inviati. Anche per questo si percepisce in modo ancora più stridente il ‘fossato’ che c’è tra voi e noi, come ben ricorda la parabola di Lazzaro e del ricco senza nome che il solo vangelo di Luca riporta. (Lc 16, 19-31).


In particolare, desidero soffermarmi su alcuni aspetti, peraltro già evidenziati in un mio precedente articolo indirizzato al ’Vaticano’ e in seguito sugli sviluppi degli avvenimenti che hanno accompagnato la morte di Papa Francesco e i primi passi di papa Leone XIV. Quanto accaduto mi ha lasciato perplesso e, in una certa misura, preoccupato per la piega presa dall’interpretazione dei fatti citati. Per quanto riguarda Papa Francesco, ringraziando per suo servizio, per le ‘picconate’ date  al sistema capitalista e all’interno della Chiesa, per l’eredità che ha lasciato alla Chiesa permangono, a mio giudizio, alcune perplessità. L’eccessivo protagonismo sui media, la presa di parola su tutto e tutti, la posizione perlomeno avventata al tempo del Covid, l’alleanza del vaticano per un capitalismo inclusivo e, non ultima la partecipazione al G7. Fa impressione veder seduto Francesco coi finanziatori delle guerre contro le quali peraltro lui stesso è stato chiaro. Rimane infine la sua morte, o meglio la gestione mediatica della stessa. Evidenziare a dismisura la folla di persone per l’addio al corpo, il ‘computo’ compiaciuto delle delegazioni nazionali e non presenti alle esequie...Tutto ben calibrato e ‘ben venduto ‘ da parte dell’istituzione. Il funerale del Papa è un’espressione evidente del tipo di potere che la Chiesa conserva, nell’attuale sfacelo delle istituzioni politiche. Quando muoiono i migranti, di cui Francesco ha preso le difese fin dall’inizio, nel deserto, nel mare o alle frontiere armate del Nord del mondo, non ci sono affatto delegazioni di Stati o folle in fila.

Organizzare lo spettacolo avendo i mezzi tecnici per farlo è una notevole espressione di potere. Morire soli è quanto di peggiore possa capitare ad una persona, neppure una mano da stringere. Il potere dell’immaginario simbolico del media è senza comune misura. Accanto alla tomba di Cristo solo alcune donne fedeli e impaurite, arrivate di buonora la domenica mattina. Quanto accaduto dopo, il tempo di preparazione per i cardinali, le inevitabili speculazioni sull’identità del nuovo papa, i marchingegni per il camino e le ‘fumate’, il conclave. Il prezzo che si paga per la visibilità della Chiesa sembra eccessivo. L’elezione di un capo di stato appare, nel confronto, un gioco da ragazzi. La scelta di papa Leone, in parte una sorpresa e il compiacimento di tutti senza distinzioni di campo, non può non destare sospetti. Altro spettacolo mediatizzato dopo l’elezione è stata la prima celebrazione ufficiale di papa Leone a Roma con in allegato la lista dei partecipanti famosi e non. Nulla da ridire se non che si è trattato ancora di una manifestazione di potere globale da parte di colui che vuole imitare il Cristo, che inizia nel nascondimento il suo ministero. Tra le prime sue mosse si noterà l’adesione al profilo di Instagram, con l’adesione di circa 13 milioni di lettori...Anche questo è potere.

Potremmo e dovremmo seguire e domandare su cosa si fonda il titolo di capo dello stato attribuito al papa. Re? Presidente? Quale titolo per colui che rappresenta il Vaticano e come tale in grado di ricevere altri capi di stato. Uno stato che possiede lo statuto di osservatore nell’assemblea delle Nazioni Unite. Sappiamo inoltre che la diplomazia vaticana, vecchia di oltre duemila anni quanto ha saputo creare e tessere nelle geopolitiche del globo. Per non dimenticare i silenzi del magistero sul nazismo e gli orrori dello sterminio del popolo ebreo, la non posizione durante la dittatura militare in Argentina,  il concordato col fascismo in Italia, i massacri nel Medio Oriente con timidi appelli ad una pace senza contenuto. Come giustificare il tipo di regime monarchico assolutista del potere papale, inconcepibile per una persona umana fragile e fallibile nelle circostanze culturale e storiche del momento. Un peso insopportabile  che di fatto rende poco credibile il compito delle Chiesa e dei cristiani nel proporre la democrazia per gli altri ma non per sé. Di fatto lo stato Vaticano, ad esempio, ha leggi sulle migrazioni da non invidiare nulla ai Paesi più rigidi in termini di rispetto ed accoglienza. Non dovrebbe mancare un richiamo alla gestione delle finanze che, messe nel circuito dei flussi globali, entrano a pieno titolo nei criteri del capitalismo finanziario puro e duro.

Chi scrive non è uno ‘spiritualista’ che sogna un mondo irreale nel quale l’incarnazione iniziata dal Cristo sia poi vanificata in un un mondo interiore innocuo  e pacificante. E’ consapevole delle contingenze storiche nelle quali si trova la Chiesa e tutt’altro che disposto a ridurla come spazio consolatorio per il futuro o garante dei sistemi politici che dicono di proteggere e difendere i principi che la animano. Chi scrive non ha soluzioni da offrire ma domande da proporre a sé e chi desidera immaginare un altro tipo di potere. Una Chiesa senza potere, così come il Signore al quale e dal quale trae l’identità, la missione e lo scopo stesso della sua esistenza.

Ecco perché accanto agli ‘istituzionalisti’ che amano l’ordine e la perennità non sono mai mancati nella Chiesa e non mancheranno mai i ‘demolitori’ che, da buoni profeti, smascherano l’istituzione ogni qualvolta essa diventa fine a se stessa. Parliamo dei santi, dei ‘fondatori’ di (dis)ordini, dai gesuiti agli ordini mendicanti per arrivare a quelli contemplativi, di pastorale e missionari...Soprattutto parliamo dei martiri e cioè i testimoni privilegiati del ‘senza potere’, Cristo stesso. Ognuno, crediamo mosso dallo spirito, ha seminato ciò che papa Francesco chiamava una santa ‘pagaille’, confusione e destabilizzazione. Senza troppi calcoli, mezzi e programmi pastorali hanno innescato un modo diverso di interpretare la Chiesa, il potere e il suo cammino carismatico. Com’è noto, sono necessarie entrambe le dimensioni che permettono di durare nel tempo, carisma e istituzione dovrebbero ‘molestarsi’ e inquietarsi a vicenda. 

Come Cristo ha compiuto la redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa e chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza. Gesù Cristo «che era di condizione divina... spogliò se stesso, prendendo la condizione di schiavo » (Fil 2,6-7) e per noi «da ricco che era si fece povero» (2 Cor 8,9): così anche la Chiesa, quantunque per compiere la sua missione abbia bisogno di mezzi umani, non è costituita per cercare la gloria terrena, bensì per diffondere, anche col suo esempio, l'umiltà e l'abnegazione. Come Cristo, infatti, è stato inviato dal Padre «ad annunciare la buona novella ai poveri, a guarire quei che hanno il cuore contrito» (Lc 4,18), «a cercare e salvare ciò che era perduto» (Lc 19,10), così pure la Chiesa circonda d'affettuosa cura quanti sono afflitti dalla umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti l'immagine del suo fondatore, povero e sofferente, si fa premura di sollevarne la indigenza e in loro cerca di servire il Cristo. (L.G. numero 8)


              Mauro Armanino, Niamey, maggio 2025

Note essenziali

https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2021-08/videomessaggio-sulle-vaccinazioni.html

https://valori.it/consiglio-capitalismo-inclusivo/

https://www.facebook.com/tg3rai/videos/g7-prima-volta-del-papa/476702764869770/

https://www.youtube.com/watch?v=WcJsXlk7lUE  (intervista Fazio, che tempo che fa)

https://www.youtube.com/watch?v=JDunq7sMnTw (i grandi al funerale di papa Francesco)

https://www.reuters.com/article/world/vaticano-nega-silenzio-papa-francesco-durante-dittatura-argentina-idUSMIE92E01V/

Le Vatican a la politique migratoire la plus répressive d’Europe, Jean-Baptiste Noé, Conflits, 2025

https://stream24.ilsole24ore.com/video/mondo/papa-leone-xiv-leader-politici-mondo-san-pietro-la-messa-inizio-pontificato/AH71uXp?refresh_ce=1

https://www.fanpage.it/innovazione/tecnologia/papa-leone-xiv-apre-il-suo-profilo-instagram-come-trovarlo/



 



domenica 25 maggio 2025

SPAZIO FRANTZ FANON - Psichiatra, antropologo, filosofo e saggista francese . Foto ricevute da Padre Mauro Armanino e altre reperite nel Web

 

Momenti di preghiera e riunioni a Niamey (NIGER)



Frantz Fanon

Frantz Fanon è stato uno psichiatra, antropologo, filosofo e saggista francese, nativo della Martinica e rappresentante del movimento terzomondista per la decolonizzazione.Nascita: 20 luglio 1925, Fort-de-France, Martinica, Morte: 6 dicembre 1961, Bethesda, Maryland, Stati Uniti